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Consip, il capitano del Noe ai pm di Roma: «Il capitolo sui…

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l’inchiesta

Consip, il capitano del Noe ai pm di Roma: «Il capitolo sui servizi segreti chiesto da Woodcock»

«La necessità di compilare un capitolo specifico, inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Henry John Woodcock, che mi disse testualmente: al posto vostro farei capitolo autonomo su tali vicende, che io condividi».
È il verbale d’interrogatorio del capitano dei carabinieri del Noe, Gian Paolo Scafarto, indagato dalla Procura della Repubblica di Roma con l’accusa di aver falsificato gli atti dell’inchiesta Consip per «incastrare» Tiziano Renzi.

L’interrogatorio
Il militare è stato ascoltato ieri dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, in merito ai fatti contestati. Le domande hanno riguardato soprattutto il capitolo 17 della maxi informativa Consip, che tratta proprio il coinvolgimento dei servizi segreti. Gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, però, hanno escluso questo particolare. A questo si aggiunga che Scafarto avrebbe omesso alcune indagini con lo scopo di suffragare l’accusa di un coinvolgimento dei servizi, gettando così un’ombra sul Governo.

Le intercettazioni errate
I magistrati hanno chiesto conto anche di alcune intercettazioni il cui senso sarebbe stato stravolto, per incrementare ulteriormente il sospetto verso presunti contatti tra Tiziano Renzi e i servizi segreti. «Mi scuso per gli errori da attribuire alla fretta di completare l’informativa», ha spiegato. In particolare gli è stato contestato un passaggio in cui viene attribuita ad Italo Bocchino la frase: «Il generale Parente è stato nominato all’Aisi da Tiziano Renzi». Tuttavia dalle indagini svolte dal Nucleo investigativo la frase realmente pronunciata è: «che l'ha nominato Renzi».

L’intercettazione manipolata
Scafarto, allo stato, risponde esclusivamente di due falsi. Sono stati scoperti rianalizzando tutti gli esiti d'indagine. Il sostituto Palazzi ha accertato come sia stata manipolata una intercettazione per far risultare un incontro tra Romeo e Tiziano Renzi (sul quale grava il sospetto che abbia intascato denaro proprio dall'imprenditore partenopeo per incidere sull'ad di Consip Luigi Marroni, ottenendo lotti del maxi appalto Fm4 da 2,7 miliardi). Nell’imputazione si legge che «contrariamente al vero» ricostruiva un' intercettazione ambientale del 6 dicembre 2016: «ad un certo punto il Bocchino (Italo, ndr) si allontana ed il Romeo continua a parlare con il Ruscigno (Francesco, ndr) (...) per poi affermare: «…Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato». Successivamente, il capitano Scafarto ha aggiunto una analisi: «Questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Tiziano Renzi».

Le ombre sui servizi segreti
Il secondo falso riguarda un tentativo di sollevare ombre sui servizi segreti, col compito di «controllare» l'indagine. I pm di Roma ritengono che «al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite». La vicenda riguarda l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestioni spa, che ha portato al rinvenimento degli ormai noti «pizzini» su cui era riportata la lettera «T», che per l'accusa è Tiziano Renzi, con l'importo di «30mila euro». Nel corso di quell'operazione furono individuate due persone che osservavano i militari, ma successive verifiche, non inserite nell'informativa, hanno permesso di accertare che si trattava di comuni cittadini: un venezuelano di passaggio e una donna domiciliata in quella zona. Per entrambi i falsi Scarfarto è stato interrogato, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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