DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – La Commissione europea ha confermato oggi che la manovra di bilancio adottata in aprile dal Governo Gentiloni è sufficiente «in questa fase» per evitare sanzioni a causa del debito pubblico sempre elevato. Nel contempo, l'esecutivo comunitario ha avuto parole positive per quanto riguarda il Piano nazionale delle Riforme, tale da permettere al Paese di evitare sanzioni anche sul fronte degli squilibri macroeconomici. Nei fatti, il confronto sulle finanze pubbliche è rinviato all'autunno.
Adottate le misure richieste
«La Commissione europea conferma che sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017, e che pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito», si legge in un comunicato pubblicato stamani qui a Bruxelles. Nel contempo, l'esecutivo comunitario ha deciso di non proseguire la procedura per via della presenza nell'economia nazionale di squilibri eccessivi.
“La Commissione europea ha concluso che non vi sono dati analitici che giustifichino il passaggio alla fase successiva della procedura, a condizione che l’Italia attui pienamente le riforme indicate”
Commissione europea
«La Commissione europea – ha spiegato Bruxelles a questo proposito – ha concluso che non vi sono dati analitici che giustifichino il passaggio alla fase successiva della procedura», a condizione che l'Italia attui «pienamente le riforme indicate» nelle raccomandazioni-Paese. La procedura era scattata a suo tempo per via di due aspetti preoccupanti: da un lato la bassa competitività dell'economia e dall'altro l'elevato livello del debito pubblico (si veda Il Sole/24 Ore del 23 febbraio).
Ok al piano di riforme
A convincere la Commissione è stato il Piano nazionale delle Riforme messo a punto dal ministero dell'Economia a Roma, considerato sufficientemente ambizioso. «L'adozione dell'agenda di riforme sarà seguito da vicino con un monitoraggio specifico», ha avvertito però Bruxelles. Lo sguardo corre in particolare alle sofferenze bancarie che continuano a pesare sui bilanci di alcuni istituti di credito e sull'economia in generale. A fine 2016, i crediti inesigibili ammontavano in Italia a 349 miliardi di euro.
Le quattro raccomandazioni
Quanto alle quattro raccomandazioni-paese presentate anch'esse oggi e che devono guidare i governi in politica economica nei prossimi 12-18 mesi, l'esecutivo comunitario è tornato a mettere l'accento sulle tradizionali difficoltà italiane: la chiusura dei mercati protetti, l'inefficienza della pubblica amministrazione, la lentezza della giustizia civile, l'ingiustizia delle politiche di tassazione. In particolare, Bruxelles ha chiesto la revisione delle scelte di imposizione della prima casa.
Reintrodurre Imu per i redditi alti
A questo proposito, l'esecutivo comunitario ha sottolineato la necessità di continuare a spostare l'imposizione dalla produzione ai consumi, in modo da incentivare l'occupazione. In questo contesto, tra le altre cose, la Commissione europea ha consigliato di ridiscutere la decisione del Governo Renzi di abolire la tassa sulla prima casa, suggerendo di reintrodurla almeno per i redditi più elevati e le famiglie più abbienti (si veda Il Sole/24 Ore di domenica).
Il «no» di Padoan
Non è di questo parere il ministro italiano dell'Economia: «Le riforme fiscali - ha detto Pier Carlo Padoan giungendo questo pomeriggio qui a Bruxelles per partecipare a una riunione dei ministri delle Finanze della zona euro - vanno viste nel loro insieme ed io direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea». La decisione di abolire la controversa imposta è stata presa nel 2015. Padoan ha aggiunto: «Le riforme si continuano a fare - aggiunge - Bisogna implementarle e bisogna farne di altre. Siamo assolutamente d'accordo: la crescita ancora non ci soddisfa ma migliora. Poi, soprattutto, bisogna tenere la politica di bilancio in una strada stretta tra consolidamento e sostegno alla crescita». Ai giornalisti che gli chiedevano se l'ipotesi di voto anticipato possa porre problemi per attuare le raccomandazioni della Commissione europea per il bilancio del 2018, Padoan ha risposto: «Questo è uno scenario che per adesso non mi riguarda».
Mano leggera per il 2018
Tornando alle finanze pubbliche, l'esecutivo comunitario ha confermato la mano leggera per quanto riguarda il risanamento previsto nel 2018. Secondo le norme comunitarie, l'Italia dovrebbe ridurre il disavanzo strutturale dello 0,6% del prodotto interno lordo. Bruxelles non rinnega d'emblée la regola europea, ma è convinta che per molti Paesi sia necessario trovare un giusto equilibrio tra rafforzamento della crescita economica e sostenibilità del bilancio nazionale.
In una conferenza stampa, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha spiegato che una diversa soluzione sarebbe stata «controproducente», perché «avrebbe limitato il potenziale di crescita». L'uomo politico ha fatto notare che nelle raccomandazioni all'Italia non vi è un obiettivo cifrato per il 2018. Ricordando la particolare ripresa economica, segnata da bassa inflazione che penalizza i paesi ad alto debito, la Commissione si è riservata «un margine di apprezzamento».
Ciò detto, l'esecutivo comunitario ha avvertito che intende «riesaminare il rispetto italiano del criterio del debito nell'autunno del 2017, sulla base dei dati del 2016 e delle prossime previsioni comunitarie, le quali terranno in conto nuove informazioni relative sia alla politica di bilancio nel 2017 che ai piani di finanza pubblica per il 2018». In buona sostanza, la partita sul fronte dei conti pubblici è rinviata alle trattative in autunno, tutte dedicate a una (difficile) Finanziaria per l'anno prossimo.
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