A distanza da 9 anni dal terremoto, la ricostruzione fisica del capoluogo procede lentamente mentre quella economica è ancora tutta da mettere in piedi, almeno a sentire tutti e sette i candidati alla guida della città, che hanno messo in agenda ricette per il rilancio di un comune che il sisma ha profondamente modificato e, in parte, impoverito.
Università, new town e delocalizzazioni
Le new town, ad esempio, hanno portato la sua estensione da nord a sud a 55 chilometri, facendo diventare prioritario il tema della mobilità cittadina; l’università, anche per via di una profonda ristrutturazione dell’offerta formativa, è passata da 25mila fuori sede a 18 mila studenti, limitando la capacità di traino dell’economia del territorio senza però intaccare il suo ruolo guida per l’innovazione e la sperimentazione; il piccolo commercio e il sistema dei servizi, soprattutto quelli del centro storico, si sono inariditi: su 1.200 partite Iva, circa 300 sono scomparse e in tante sono state costrette a delocalizzare; si è trasferita altrove, infine, una fascia di cittadini con redditi medio-alti, esodo generato dall’acquisto dell’abitazione equivalente fuori dal comune. «La città sta costruendo da capo una propria identità – spiega Paola Inverardi, rettrice dell’ateneo aquilano -, che le consentirà di crescere con le proprie forze ed essere un terreno fertile per imprese, studenti e ricercatori».
Sfida a due sulla nuova visone
Fare del terremoto una straordinaria occasione per ripensare alla città: c’è un fil rouge che mette insieme tutti i candidati, anche se la sfida alla poltrona di sindaco sembra aperta solo a due di loro. Americo Di Benedetto ha vinto, a sorpresa, le primarie del centrosinistra: ha 49 anni, ex presidente dell’ordine dei commercialisti, da 11 anni numero uno di Gran Sasso Acqua, la società che gestisce il ciclo idrico di 36 comuni del cratere, e da 6 anni presidente del comitato promotore della Banca del Gran Sasso d’Italia (la Bcc che ha appena ricevuto l’ok di Bankitalia, ndr.). Si troverà di fronte Pierluigi Biondi, 42 anni, dipendente pubblico, ex sindaco di Villa Sant’Angelo, capace dopo 15 anni di riunire una coalizione di centrodestra con Fi, Lega, Fdi e Udc-Ap.
Le risorse non mancano
Una sfida diretta anche su una nuova visione e una rinnovata identità del capoluogo, che per forza di cose parte dal 6 aprile 2009 e dalla notte in cui è cambiato tutto. Da allora, su L’Aquila e i 55 comuni del cratere sono arrivati complessivamente circa 15 miliardi di euro, comprese le risorse per la gestione dell’emergenza e solo dai fondi destinati dallo stato allo sviluppo dell’economia cittadina sono arrivati 240 milioni: soldi che fanno dire a Biondi, che «le risorse finanziarie sono l’ultimo dei problemi e, piuttosto, bisogna spendere bene quelle che ci sono, soprattutto nella ricostruzione pubblica».
Nodo semplificazione
Non a caso, in cima alla liste delle cose da fare Biondi ha messo «velocità e regole certe, capaci di semplificare», attraverso una task force composta da comune, Provincia (per l’aspetto urbanistico), Regione (genio civile) e Provveditorato alle opere pubbliche, con la supervisione dell’Anac: «una conferenza dei servizi permanente finanziata dal Cipe». «Fare dell’Aquila il capoluogo della conoscenza del sistema della ricostruzione, investendo sui dipendenti pubblici che lavorano sul territorio (complessivamente oltre 400 nell’area del cratere, la metà dei quali nel capoluogo, ndr.) – propone Di Benedetto – e che hanno fatto esperienze sul campo: un progetto spendibile a livello nazionale, per affrontare con risorse qualificate il progetto Casa Italia».
I centri di ricerca al Gran Sasso
«L’Aquila non è più quella di prima» concordano tutti i candidati. Il terremoto non ha spento però la sua vocazione all’alta innovazione: il processo di sperimentazione del 5G dovrebbe partire entro l’estate, al quale si potrebbe legare la presenza del colosso cinese delle telecomunicazioni Zte, interessato ad aprire un centro europeo della ricerca nella sede dell’ex polo elettronico, di proprietà del comune, oggi praticamente smantellato; è a quasi a metà il progetto da 80 milioni per lo smart tunnel sotterraneo, all’interno del quale passeranno i principali servizi della città: acqua, luce, comunicazioni («Occasione per guardare a una città storica in una prospettiva moderna e contestualizzandola in un mondo che è cambiato», dice Di Benedetto).
Gran Sasso e rilancio del turismo
E, non ultima, c’è la risorsa Gran Sasso sulla quale i due candidati sindaci concordano sulla necessità di rimodulare i vincoli europei: «Gli investimenti sono fermi da decenni – sottolinea Biondi – e non c’è mai stata un’operazione di marketing per promuovere la montagna più alta degli Appennini e, più in generale, il territorio aquilano: potenzialità da sfruttare in chiave turistica, anche attraverso un collegamento veloce con Roma, se solo ci fosse maggiore dialogo tra la politica e le categorie economiche».
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