Ambiente, trasporti, mobilità: sono le priorità espresse dai veronesi dopo un decennio di governo di Flavio Tosi. Chi lo sostituirà dovrà affrontare un elenco di questioni tanto sentite da superare in qualche caso anche la sicurezza, per anni in cima alle preoccupazioni della città. Cultura e turismo in questo scenario rischiano di restare ai margini, ma riemergono con forza nelle richieste delle categorie economiche.
La discontinuità
Il fatto che non sia più ricandidabile il sindaco uscente costringe a una discontinuità fra i dieci contendenti (25 le liste collegate): «Ma se vincerò Flavio continuerà a dare a Verona un contributo fondamentale», dice Patrizia Bisinella, candidata del Movimento del Fare e della lista Tosi (di cui è compagna). Le contende lo spazio nel centrodestra Federico Sboarina, che rivendica la formula vincente dell’alleanza che ha portato all’elezione di Luca Zaia in regione: «La maggior parte delle grandi opere realizzate in città risalgono al primo quinquennio, con Forza Italia e Lega Nord in giunta», fa sapere citando il traforo delle Torricelle di cui si discute in campagna elettorale. Un’opera «su cui la questione è chiusa», taglia corto Michele Bertucco, ex capogruppo Pd in consiglio comunale, che rivaleggia a sinistra con Orietta Salemi, Pd (sostenuta anche da Verona Civica). Salemi rimette al centro il patrimonio culturale, «su cui bisogna tornare a investire», aprendo per la Fondazione Arena alla possibilità di una gestione mista pubblico-privata per un rilancio che Alessandro Gennari (M5S) vede legato a un bando «per selezionare dirigenti capaci».
Una città atipica che attira le multinazionali
Fra i contendenti la sfida è accesa, anche solo un paio di punti possono servire per conquistare il ballottaggio in una città per certi versi atipica a Nordest: al centro di corridoi europei, Nord Sud ed Est Ovest, in una posizione privilegiata che spiega anche l’alta presenza di multinazionali (80 soltanto fra le associate a Confindustria) con un’industria dinamica, equilibrata tra comparti differenti e una spiccata inclinazione agli scambi commerciali con gli altri Paesi. E di base, una piattaforma logistica leader in Europa e condizioni infrastrutturali in grado di attirare gli investimenti delle grandi aziende multinazionali. Non a caso Verona è la seconda città italiana per numero di multinazionali produttive) che hanno scelto di insediarsi qui.
L’asse Verona-Germania
Un territorio con un rapporto privilegiato con la Germania: questa è la seconda provincia in Italia per interscambio con il mercato tedesco, che è il primo mercato sia per import che per export delle aziende locali. Un nuovo centro commerciale (Adigeo) inaugurato alla fine di marzo e la firma sul progetto vincitore del bando indetto per trovare una soluzione alla copertura dell’Arena sono gli ultimi due colpi messi a segno dalle imprese tedesche. Tutte caratteristiche che consentono a Verona di contrastare le situazioni di difficile congiuntura e agganciare prima la ripresa: gli indicatori dicono che l’export vola, migliora il clima di fiducia e la voglia di investire, in un tessuto produttivo che crede fortemente nelle proprie imprese. Secondo una recente indagine, nell’80% delle aziende che hanno prodotto utili, gli imprenditori hanno scelto di lasciare tutto il risultato economico conseguito in azienda.
Ripartire dalla bellezza
«La consultazione elettorale - dice il presidente degli industriali Michele Bauli - è l’occasione per ridefinire progetti e modelli di sviluppo. Verona è un territorio dalla indiscutibile vocazione manifatturiera. Il 29,5% del totale degli occupati lavora nell’industria. L’industria e i servizi alle imprese producono il 39,7% del valore aggiunto complessivo. A questo risultato contribuiscono imprese del territorio e ben 85 multinazionali che hanno scelto Verona per il loro insediamento italiano. Il sindaco può fare molto per rafforzare questo modello di sviluppo. Il Comune detiene partecipazioni direttamente o indirettamente all’interno di infrastrutture strategiche come l’interporto - il più grande d’Europa- la Fiera e l’aeroporto, che negli ultimi anni hanno cambiato volto e si sono date prospettive di sviluppo concreto. Infrastrutture, logistica, competenze avanzate possono trasformare una dote naturale in un progetto strategico».
Certo non tutto dipende dal sindaco, «ma il sindaco è il primo interprete di una visione. E in questa visione, accanto al manifatturiero e ai movimenti, vedo anche il potenziamento della bellezza del territorio. Verona attrae ogni anno oltre 16 milioni e mezzo di presenze, di cui oltre 3,6 in città. Questi numeri non solo portano valore, ma creano anche quella immagine tipicamente italiana che crea stile inconfondibile nel mondo», conclude Bauli.
Una visione a lungo termine
Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona, ammonisce: «Oggi bisogna avere il coraggio di abbandonare la vecchia logica di accontentare nell’immediato chi vota, perché le azioni di breve termine hanno un effetto di breve termine. La politica a livello locale è strettamente legata all’economia e quindi è necessario adeguarsi ai cambiamenti perché il mondo economico cambia, e molto. Il nuovo sindaco non si potrà permettere di passare un colpo di spugna su quanto fatto dalla precedente amministrazione, anzi dovrebbe riprendere in continuità da dove ha lasciato la precedente, con le migliorie e ripensamenti del caso. Ci vuole più sensibilità per lo sviluppo della città, partendo dall’economia che traina a ruota tutto quanto. Si vuole una città più sicura? Allora basta renderla un ambiente vivibile per le attività economiche che creano occupazione e attivano meccanismi automatici di risanamento delle aree in degrado. Senza dimenticare che anche lo sviluppo delle attività culturali può avere dei risvolti imprenditoriali ed economici importanti, soprattutto in una provincia come la nostra. Questo è quello che chiediamo con forza alle nuove amministrazioni, gli errori del passato devono essere un forte insegnamento per il nostro futuro. Noi imprenditori faremo la nostra parte».
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