Il business plan, da Superman, di Yonghong Li per il Milan. È ambizioso, forse troppo, il piano industriale realizzato dall’uomo d’affari cinese Mr Li e relativo alla crescita dei ricavi e della redditività del club rossonero nei prossimi 5 anni. Si tratta dello stesso piano che è stato presentato all’Uefa e «rimandato» a ottobre dal Governo del calcio europeo per verificare se sia (o meno) realistico. Ebbene, in base a fonti vicine all’Uefa, Il Sole 24 Ore è riuscito ad avere alcuni passaggi fondamentali del piano industriale, oltre che alcuni numeri cruciali. Quello che più impressiona sono i numeri di espansione sul mercato cinese.
Ma colpisce anche uno dei punti scritti nero su bianco nel piano industriale: cioè la volontà dell’uomo d’affari cinese, che ha acquisito il club da Fininvest con la valutazione di 740 milioni, di un progressivo miglioramento nella graduatoria dei primi club della Serie A italiana, grazie alla rapida qualificazione alla Champions League (già dalla stagione 2018/2019), con la precisazione però che il primo posto nel campionato italiano è prefissato soltanto in 5 anni, cioè nella stagione 2021-2022.
Sul fronte dei numeri i ricavi totali del club dovrebbero salire dai 206,3 milioni della stagione 2015/2016 e 196,2 milioni della stagione 2016/2017 ai 273 milioni di fine 2018, per balzare a 426,2 milioni a fine 2019, a 447,5 milioni nel 2020, a 486,1 milioni nel 2021 per concludere a 524 milioni nella stagione 2021/2022: più che raddoppiando quindi il fatturato rispetto all’attuale. Il vero volano sarà la crescita del mercato cinese, dove è in costituzione la newco Milan China. Già nella prossima stagione ci dovrebbero essere, secondo il business plan, circa 90 milioni di euro in più. Nel 2018/2019 il giro d’affari tra la Grande Muraglia passerà a 183 milioni, a fine 2020 a 196 milioni, a fine 2021 a 213,5 milioni, nel 2021/2022 a 225 milioni.
Insomma, numeri assai ambiziosi, che la stessa Uefa ha considerato di verificare nei prossimi mesi, per capire se siano realistici o meno. L’esame della situazione contabile del Milan, il primo club a chiedere il voluntary agreement, per rientrare spontaneamente nei parametri del fair-play finanziario, è infatti stato rinviato a ottobre. Il club rossonero ha ritirato la propria iniziale richiesta per un voluntary agreement ma, allo stesso tempo, ne ha formalmente presentata una nuova, come consentito dal regolamento del fair-play finanziario, in caso di cambio di proprietà. In particolare, l'Uefa avrebbe chiesto al Milan chiarimenti sulla struttura proprietaria e proprio sulle prospettive di ricavi sul mercato cinese.
Per quanto riguarda le altre fonti di ricavi sembrano più realistiche le stime del business plan: le entrate da broadcasting (esclusi i diritti Uefa) dovrebbero passare dai 98 milioni del 2016/2017 ai 107 milioni di fine 2022. Le entrate da sponsor dovrebbero salire dai 76 milioni del 2017 agli 84 milioni del 2022. Quelle da stadio dai 22 milioni del 2017 ai 40 milioni del 2022. Infine le entrate Uefa dovrebbero passare dai 46 milioni della stagione 2018/2019, quando è previsto il ritorno in Champions League, ai 68 milioni della stagione 2021/2022. Sul fronte dei costi, ferma restanto la stabilità di spese come le Accademie di calcio oppure quelle da stadio, le uscite più rilevanti riguardano quelle del personale (che passeranno da 142 milioni a 252 milioni) e quelle da sostenere per il mercato cinese (che cresceranno da 40 milioni a 89 milioni). Importante la crescita della marginalità nel business plan: con l’Ebitda (post diritti sui giocatori) che dovrebbe raggiungere gli oltre 127 milioni nella stagione 2021/2022. Insomma, numeri assai ambiziosi che ora Yonghong Li e l’amministratore delegato Marco Fassone dovranno dimostrare di essere realistici.
© Riproduzione riservata