È il giorno dei ballottaggi. Sono 111 i comuni con almeno 15.000 abitanti a scegliere oggi il loro sindaco. Sono oltre 4 milioni gli elettori chiamati alle urne, poco meno del 10% del totale. È un test interessante per verificare i rapporti di forza fra centrodestra e centrosinistra, i due ex grandi poli della Seconda Repubblica. A livello nazionale devono condividere la scena con il M5s, ma a livello locale non è così. Pd e alleati sono al ballottaggio in 77 comuni. Fi e alleati in 73, mentre il M5s ce l’ha fatta solo in 11 casi. Sono più i candidati civici che i candidati di Grillo a essere arrivati al ballottaggio.
In quasi la metà dei comuni, 53 per la precisione, la sfida (a prescindere dalla specifica coalizione a sostegno e dalla appartenenza partitica del candidato in questione) è fra candidati sostenuti da Pd e da Fi. I secondi sono arrivati al secondo turno in posizione migliore. Infatti in 45 comuni si sono piazzati primi. Ai candidati del centrosinistra targato Pd è successo solo in 40 casi. In sintesi, sono 85 i comuni sui 111 al ballottaggio che vedono al primo posto, come più votato al primo turno, un candidato sostenuto da Pd o da Fi.
Il quadro non cambia concentrando l’attenzione sui 21 comuni capoluogo di provincia in cui si vota oggi. La stragrande maggioranza delle sfide vede infatti opposti centrodestra e centrosinistra. Come possiamo osservare nella tabella in pagina, sui 21 ballottaggi, ben 17 vedono fronteggiarsi i candidati appoggiati da Fi e Pd. Ovvero oltre l’80% dei casi. In particolare è così in tutti e nove i capoluoghi del Sud. In 11 casi parte in vantaggio dopo il primo turno il candidato del centrodestra, mentre nelle altre 6 sfide è vero il contrario.
I distacchi variano. I candidati di centrodestra hanno un vantaggio in doppia cifra a Lecce e Padova. Negli altri 8 casi il margine sul rivale del centrosinistra non supera i 10 punti, ma comunque non è mai inferiore ai 4 punti abbondanti. Quanto ai 6 capoluoghi che vedono in testa candidati appoggiati dal Pd, a L’Aquila e Pistoia i punti di vantaggio sullo sfidante di centrodestra sono poco più di 10, mentre negli altri 4 casi non superano i 3,3 punti percentuali. In sintesi, i candidati del centrodestra sono messi meglio dei loro rivali, ma il ballottaggio può sempre riservare sorprese. Sarà interessante vedere dove.
Nei capoluoghi sono 4 le sfide che non vedono protagonisti i candidati dei due poli tradizionali. La più attesa è quella di Asti, l’unica cui è riuscito ad accedere il M5s. Ma è anche quella meno aperta. Il pentastellato Cerruti deve infatti recuperare oltre 30 punti al candidato del centrodestra (Rasero). È una impresa difficile anche per una forza che ha dimostrato in passato (si vedano le comunali dello scorso anno) una straordinaria capacità di raccogliere le seconde preferenze degli elettori di candidati esclusi dal ballottaggi. A Belluno a sfidare il centrodestra è il sindaco uscente, l’indipendente di sinistra Massari, che parte da 20 punti di vantaggio dopo il primo turno. A Parma, l’oggi civico Pizzarotti, sfida il centrosinistra partendo da un paio di punti di vantaggio; a Verona, la compagna dell’ex sindaco Tosi insegue a poco meno di 6 punti dall’alfiere del centrodestra.
Completa il quadro il caso trapanese. Qui il candidato più votato al primo turno, (Fazio, appoggiato dall’Udc), non ha presentato la lista di assessori che per la legge siciliana è obbligatoria ed è dunque decaduto dal ballottaggio. Questo si terrà comunque, con il solo nome di quello che avrebbe dovuto essere il suo sfidante sulla scheda (Savona, sostenuto dal Pd). Perché questi venga eletto, però, dovrà votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto, altrimenti l’elezione sarà nulla e sarà nominato un commissario.
Infine, il M5s. Rispetto allo scorso anno questo turno di comunali lo vede in difficoltà. Anche allora erano pochi i comuni in cui era riuscito ad arrivare al ballottaggio. Solo 20 sui 105 comuni in cui aveva presentato un suo candidato. Ma ne vinse 19 e tra questi Roma e Torino. Questa volta sono meno dello scorso anno perché sono solo 11 su 131 comuni e soprattutto non troviamo un candidato pentastellato in nessuna tra le città importanti. Né a Genova, né a Verona né a Parma. Con questi numeri sarà difficile per il Movimento parlare di un successo. Ma se conquisterà Asti e Carrara la sconfitta sarebbe tuttavia attenuata.
Come tutte le elezioni amministrative della Seconda Repubblica anche questa consultazione avrà una valenza nazionale. Dobbiamo solo aspettare i dati definitivi per capire meglio le tendenze e vedere come verranno interpretate in chiave di strategie politiche per le prossime elezioni nazionali.
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