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Triton, le contromosse dell’Italia per cambiare il trattato Ue sui…

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domani il vertice di varsavia

Triton, le contromosse dell’Italia per cambiare il trattato Ue sui migranti

Il Governo italiano arriva al vertice di Varsavia di domani con una certezza: cambiare il trattato europeo Triton che ha preso il posto nel 2014 dell’operazione (tutta italiana) di mare nostrum per il soccorso dei migranti in mare. Dopo il buco nell’acqua del Consiglio europeo di fine giugno e l’incontro interlocutorio della settimana scorsa di Tallinn tra i ministri dell’Interno Ue, il nuovo vertice a cui parteciperà il ministro degli Interni Marco Minniti diventa cruciale per il nostro Paese per ottenere qualche risultato.

Le contromisure italiane
Le ipotesi al momento sul tavolo avanzate dal nostro Governo per arginare il boom di arrivi sono diverse: dalla possibilità di trasferire i migranti negli altri Paesi  dopo aver effettuato in Italia la procedura di fotosegnalamento degli stranieri come impongono i trattati europei fino alla regionalizzazione dei soccorsi, consentendo cioè lo sbarco dei migranti anche negli altri porti della costa mediterranea e quindi anche in quelli spagnoli e francesi. Nel caso di rifiuto da parte degli altri Paesi europei il Governo italiano starebbe studiando anche l’ipotesi più estrema, quella di un ritiro unilaterale da Triton.

Cosa prevede Triton
La missione Triton è partita nel 2014 e prevede il pattugliamento e il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, con l’obbligo per l’Italia di occuparsi dei migranti anche se giunti a bordo di navi straniere. Nel caso di Malta che tra l’altro è il porto più vicino alla Libia deve occuparsi esclusivamente dei migranti soccorsi o individuati nelle proprie acque. Tutti gli Stati della Ue forniscono mezzi navali ed elicotteri a Triton per presidiare la zona del Mediterraneo centrale.L’Italia ha chiesto di ridiscutere i termini dell’accordo e domani si incontreranno a Varsavia, nella sede di Frontex, le delegazioni degli Stat Ue che partecipano alle missione. Finora tutti i Paesi hanno escluso la possibilità di concedere l’approdo nei propri porti.

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