Si è conclusa, dopo quattro ore di dichiarazioni spontanee, l'audizione della sindaca di Roma Virginia Raggi davanti al Pm Francesco Dall’Olio, titolare
dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio. «È stato un colloquio molto cordiale, del resto lo avevo chiesto io - ha dichiarato la sindaca uscendo dal tribunale - sono fiduciosa». Raggi ha rivendicato tra l’altro la regolarità della nomina di Salvatore Romeo, ossia dell’assunzione del suo ex capo segreteria al Campidoglio. Una posizione che sarebbe suffragata anche da alcuni precedenti, al punto che questo filone potrebbe non arrivare a processo.
L’inchiesta
Il procedimento riguarda l’assunzione di Romeo. Stando al capo d’imputazione, come formulato nell’avviso di chiusura delle indagini prelimineri (notificato il 20 giugno), Raggi e Romeo rispondono di concorso in abuso d’ufficio. In particolare, il funzionario è stato portato da «dipendente con profilo di Esperto controllo aziende partecipate» con stipendio di 39mila euro lordi annui a capo segreteria politica, retribuita con 110mila euro, poi scesi a 93mila dopo l’intervento di Anac. Secondo i magistrati la nuova nomina avrebbe avuto lo scopo di arrecare «un vantaggio patrimoniale a Romeo».
La difesa
Raggi sta illustrando ai pm le modalità con cui è avvenuta quella nomina, rivendicandone la decisione. Inoltre sta fornendo alla Procura di Roma una serie di casi simili all’assunzione di Romeo. A supporto di questa posizione difensiva, la Raggi ha fatto preparare un parere pro veritate da un esperto, che confermerebbe la regolarità della nomina di Romeo.
Il falso
Non si tratta dell’unico procedimento per la sindaca di Roma. La Raggi risponde anche di un falso, in merito alla nomina di Renato Marra - fratello dell'ex superburocrate Raffaele Marra - alla direzione Turismo del Campidoglio. Un’assunzione dietro la quale si celerebbe un presunto abuso d’ufficio commesso da Raffaele Marra, il quale avrebbe deciso in autonomia il nuovo incarico per il fratello. La Raggi, invece, avrebbe detto il falso all’ufficio anticorruzione del Comune, in quanto aveva assicurato che la promozione di Renato Marra era stata una sua decisionee che Raffaele Marra non aveva avuto alcun ruolo. Per questo procedimento la sindaca rischia un imminente richiesta di rinvio a giudizio.
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