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alfano: tema non all’ordine del giorno

Migranti, tensione su visti umanitari. Austria: inaccettabili, pronti a chiudere Brennero

Il tema di concedere 200mila permessi umanitari temporanei ai migranti arrivati in Italia, argomentato dal Times «non è al nostro ordine del giorno. Di certo abbiamo una strategia, che vuole essere efficace ed ha la necessità di una cooperazione europea». Lo ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano rispondendo ai giornalisti a margine del Consiglio esteri a Bruxelles. Per quanto riguarda il rinnovo del mandato per l’Operazione Sophia, sul quale l’Italia ha posto una riserva, Alfano ha aggiunto : «Affronteremo le questioni del rinnovo e tutte quelle che riguardano la sua connessione con le regole di Triton», precisando che la discussione sarà però fatta non nel Consiglio esteri di oggi «ma nelle sedi proprie, entro i termini previsti ossia del 27 luglio».

L’ipotesi dei permessi umanitari temporanei
L’ipotesi di visti temporanei per attenuare la pressione dei migranti sull'Italia e decongestionare le strutture di accoglienza è circolata sabato scorso sul Times: il quotidiano britannico, dopo un colloquio con il vice ministro degli Esteri Mario Giro e il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, aveva definito il piano come «l'opzione nucleare» del governo italiano per la crisi migranti. Il giornale aveva rilanciato anche una cifra “monstre”: il rilascio 200.000 visti.

Austria: se visti umanitari, chiudiamo Brennero
Un’ipotesi vista come fumo negli occhi dagli altri partner Ue. E definita «assurda» ministro degli esteri austriaco, Sebastian Kurz «perché se le gente potesse passare, sempre più gente arriverebbe e questo non allevierebbe il peso per Italia e Grecia». Kurz ha dichiarato che l’ipotesi «non è stata discussa oggi» nel Consiglio esteri dove «non è stata fatta alcuna dichiarazione in questo senso». Ma ha avverito: «Se la cosa venisse fatta, proteggeremmo la frontiera del Brennero. Di certo non permetteremmo che la gente possa liberamente andare a nord». Ancora più esplicito il ministro degli interni austriaco Wolfgang Sobotka,
che ha definito «inaccettabile» la concessione di visti umanitari dall'Italia. E ha confermato: «In caso di introduzione, introdurremmo subito i controlli al Brennero».

Piano Ue: l’Italia eviti i visti umanitari
Del resto, si fa notare a Bruxelles è lo stesso Piano d'azione della Commissione Ue approvato il 4 luglio per aiutare l’Italia con la crisi migratoria a chiedere al nostro Paese di «fare uso di restrizioni di residenza e alla libera circolazione ed evitare di fornire documenti di viaggio ai richiedenti asilo per prevenire movimenti secondari» di migrazione tra i Paesi Ue. Per l’Ue dunque non ci sono basi per attuare direttiva 55/2001 (adottata durante la guerra dei Balcani per far fronte ai flussi di sfollati diretti in Europa) sulla protezione temporanea.

Tre strade possibili
Ieri però sia Giro e Manconi avevano rilanciato l’ipotesi dei permessi umanitari. In particolare Manconi aveva parlato di «ipotesi affidabile di cui ho parlato una settimana fa col ministro Minniti il quale mi ha detto che verrà esaminata». L’idea poggia appunto sulla direttiva europea 55 del 2001», ma va condiviso con il Consiglio europeo. Esistono altre due strade che consentirebbero all’Italia di agire in maniera unilaterale per la concessione di permesso temporaneo per motivi umanitari valido per i Paesi dell’area Schenhen. O attraverso le commissioni territoriali per l’asilo, o attraverso l’articolo 20 della legge Bossi-Fini , come fece nel 2011 il ministro Maroni (governo Berlusconi) che concesse a migliaia di sfollati tunisini sbarcati in Italia la possibilità di disporre di questo permesso di protezione umanitaria. In realtà quella dei permessi temporanei è per il momento uno strumento di pressione da usare nella trattativa europea più che una ipotesi realmente in agenda. Tanto che anche il Viminale continua a negare che sia anche solo al vaglio del governo.

Sophia e Triton in discussione
Quanto alle due missioni europee Sophia (lanciata nel giugno 2015 dall’Ue per catturare e distruggere le navi utilizzate da trafficanti di migranti) e Triton (operazione di controllo delle frontiere dell'Unione europea condotta dall’agenzia Frontex, partita nel novembre 2014 in sostituzione di “Mare Nostrum”) sono legate tra loro. L’Italia ha chiesto di rivedere la prima (modificando la regola attuale che vede nell’Italia il solo Paese di sbarco dei migranti soccorsi nel Canale di Sicilia, tramite l’apertura anche dei porti di Francia, Spagna e Grecia) e non vuole far finta di nulla su Sophia. La missione, guidata dall'ammiraglio Enrico Credendino, scade il 27 luglio e andrà rinnovato il mandato: la discussione verte sul nuovo modello operativo. Anche per Sophia, così come per Triton, l'obiettivo dell'Italia è trovare modalità in grado di alleggerire la pressioni degli sbarchi tutta destinata alle nostre coste.

Unicef: con codice Ong a rischio vite bimbi
Intanto dall’Unicef arriva una netta bocciatura del nuovo codice di condotta per le Ong proposto dal governo italiano, accusato di mettere «molte vite a rischio», soprattutto «vite di bambini». In un comunicato diffuso a New York e Ginevra, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia spiega che la «priorità sulla sicurezza rischia di mettere ostacoli ai soccorsi», riconoscendo «gli incredibili sforzi fatti dall'Italia fin dall'inizio della crisi per salvare profughi e migranti e offrire appoggio a quanti hanno raggiunto le sue coste». Il codice, che ha avuto il via libera della Ue, rappresenta un vero e proprio decalogo con indicazioni ben precise, impegnando le Ong, tra l’altro, a non entrare nelle acque libiche, a non trasferire i migranti soccorsi su altre navi, a non spegnere il trasponder (dispositivi che trasmettono la posizione della nave, ndr). A chi non sottoscriverà il documento, potrà essere vietato l'attracco nei porti italiani.

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