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Migranti, la nave anti-Ong di «Generazione identitaria»…

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obiettivo stop ai flussi dalla libia

Migranti, la nave anti-Ong di «Generazione identitaria» è già un caso politico

È atteso oggi a Catania, salvo imprevisti, l’approdo della nave “nera” C-Star intenzionata a solcare il Mediterraneo centrale con il dichiarato intento di bloccare l’arrivo dei migranti in Italia dalla Libia. Si tratta di una imbarcazione di 40 metri battente bandiera mongola noleggiata dal movimento “Generazione identitaria”, braccio italiano di un’organizzazione nata in Francia nel 2012 con filiali in Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca e Slovenia. Il movimento si definisce apartitico ma, nel nome della difesa delle identità locali, utilizza i toni xenofobi dell’estrema destra. Il nome scelto per la campagna in mare è “Defend Europe”. Già lo scorso maggio, con un'imbarcazione messa di traverso nel porto di Catania, l’organizzazione era riuscita a ritardare l’uscita per i soccorsi della nave francese Aquarius della Ong Sos Mediterranée.

Interrogazione parlamentare Pd
Un’interrogazione parlamentare è stata presentata dalla deputata Gea Schirò (Pd), che ha espresso preoccupazione per l’attracco della nave e ha parlato di «derive politiche pericolose». Una interrogazione alla quale il movimento ha risposto a muso duro su Facebook: «Vogliamo rassicurare il Pd, la Comunità di Sant'Egidio e altri sponsor politici e istituzionali del business dell'immigrazione e dell'invasione massiva che vogliono impedirci di attuare la nostra missione Defend Europe. Come abbiamo già detto, nessun naufrago sarà lasciato affogare, nessuna reale operazione di soccorso sarà ostacolata. Ad affondare sarà solo il vostro business».

Obiettivo: fermare il flusso di migranti
«Ci prefiggiamo di combattere l’immigrazione massiva e i dogmi del multiculturalismo e dell'integrazione. Il nostro obiettivo è fermare il flusso di migranti nel Mediterraneo e monitorare e denunciare le attività illecite delle Ong, che volontariamente o meno, stanno facendo un servizio taxi per i migranti» ripete nelle interviste rilanciate dai loro blog il leader del movimento Lorenzo Fiato, che aggiunge: «Non vogliamo interrompere le missioni di salvataggio ma fermare i criminali che fanno affari con i trafficanti di migranti».

Finanziamenti attraverso il crowdfunding
Quanto invece ai finanziamenti dell’operazione che ammontano a 160mila euro, lo strumento utilizzato è stato il crowdfunding, la raccolte fondi aperte a tutti. Il crowdfunding era partito a maggio appoggiandosi a PayPal, che dopo le forti proteste politiche ha interrotto la raccolta fondi e congelato il denaro (gli organizzatori parlano di circa 70 mila euro), per rispedirlo indietro ai donatori. Di qui l’utilzzo di un'altra piattaforma: wesearcher. E un secondo crowdfunding con cui sarebbe stata raccolta la cifra di 100mila dollari da utilizzare per mantenere più tempo possibile la barca nel Mediterraneo. Fiato ha parlato di microdonazioni da famiglie e privati, soprattutto dai Paesi dell’Europa occidentale e del Nord America.

Il lavoro delle Ong nel mirino
La C-Star è salpata da Gibuti e l’armatore è la Maritime Global Service Ltd, società inglese con sede a Cardiff. Rappresentante è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, che risulta legato a una serie di società attive nel settore della sicurezza e specializzate nella difesa privata con impiego di ex militari russi e ucraini.
Eppure, precisa Fiato, a bordo non ci saranno
persone armate. «Speriamo di non trovarci in brutte situazioni. Se i trafficanti dovessero mostrarci le armi allora ci tireremo
indietro» . Per 2-3 settimane la nave dovrebbe stazionare in acque internazionali. Nelle intenzioni degli organizzatori, si fermerà nelle acque al largo della Libia per monitorare il lavoro delle Ong e degli scafisti. Per riuscirci «abbiamo a bordo delle attrezzature - ha dichiarato Fiato - per capire ad esempio se le navi spengono il transponder (i dispositivi che trasmettono la posizione della nave, ndr»). Ma soprattutto «vogliamo capire che tipo di rapporti intercorrono tra le Ong e gli scafisti». Non solo. Gli attivisti sulla nave non si limiteranno a osservare: «Se ci troveremo di fronte dei barconi chiameremo la guardia costiera libica».

La mobilitazione delle associazioni antirazziste
C’è però chi vuole a sua volta fermare loro. Una serie di associazioni, dalla Rete
Antirazzista Catanese al Comitato NoMuos/NoSigonella alla Comunità di Sant'Egidio, all’Arci Catania, chiede di non far attraccare al porto di Catania, contestando il tentativo di respingere, attraverso azioni paramilitari, i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, «intralciando così i preziosi salvataggi delle Ong delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate». Una lettera è stata inviata anche al presidente della Regione Siciliana, al Prefetto, al Questore, al presidente dell'Autorità Portuale, al Comandante della
Capitaneria di Porto ed al sindaco di Catania. «Sarebbe infatti a nostro avviso assai grave - affermano le associazioni scese in campo - che si concedesse l’attracco e l’utilizzo delle infrastrutture pubbliche a organizzazioni che hanno l’intento di compiere azioni paramilitari nel Mar Mediterraneo, intercettando
imbarcazioni di migranti e arrogandosi il diritto di intervenire consegnando i naufraghi alla guardia costiera libica e violando di fatto l’obbligo di legge che vuole l’accompagnamento verso il porto più sicuro, non certo quello libico».

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