Non è ancora al livello del Financial Ombudsman service inglese, ma nel panorama italiano degli strumenti di garanzia e tutela del risparmiatore si sta conquistando un ruolo di tutto rispetto. È l’Arbitro bancario e finanziario, voluto dalla Banca d’Italia nel 2009 per attivare una via stragiudiziale di composizione delle controversie tra clienti, banche e altri intermediari finanziari. I risparmiatori hanno compreso che si tratta di una strada più veloce e meno costosa della giustizia ordinaria per arrivare a una soluzione dei loro problemi.
E i ricorsi fioccano. All' Arbitro bancario finanziario sono infatti pervenuti lo scorso anno 21.652 ricorsi, il 60 per cento in più dell’anno precedente; nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati presentati 10.028 ricorsi e si stima che nell’intero 2017 ne arriveranno 32.500. In media ogni mese, nel 2016, oltre 1.800 clienti hanno sottoposto ai collegi arbitrali (oltre a Milano, Napoli e Roma sono divenuti operativi a fine anno anche Bari, Bologna, Palermo e Torino) una nuova controversia nei confronti di una banca o di un intermediario finanziario attinente alla correttezza del loro operato o a contrasti sui reciproci diritti, obblighi e facoltà.
Il numero complessivo, pur elevato, rimane comunque contenuto in rapporto al numero totale dei contratti bancari e, naturalmente, è tuttora assai inferiore ai 319.000 ricorsi ricevuti nel Regno unito dal Financial Ombudsman service (che, peraltro, può contare su 3.700 dipendenti).
L'impegno dei collegi è stato consistente, visto che nel 2016 sono giunti a decisione 13.770 ricorsi.
Anche la produttività si è accresciuta: nell'anno si sono tenute 220 riunioni, e i casi trattati per riunione sono saliti da 54 a 63. I tempi di decisione dell'Arbitro finanziario sono certamente molto più brevi di quelli della giustizia civile, anche se sono ancora da migliorare (oggi sono pari a 314 giorni).
La parte del leone è stata svolta dai ricorsi relativi alla cessione del quinto, saliti del 106 per cento: su questo tema la Vigilanza ha ripetutamente sollecitato le banche ad assumere comportamenti corretti. Da notare, però, che si tratta di ricorsi riferiti nel 98% dei casi a vecchi contratti, risalenti a prima del 2012, che erano caratterizzati da una notevole opacità, come ha spiegato la responsabile del Servizio tutela dei clienti di Via Nazionale Magda Bianco, nel corso della presentazione del rapporto, svolta insieme a Margherita Cartechini presso la facoltà di legge dell'Università Roma Tre.
Guardando agli altri altri campi, si registra invece in primo luogo una flessione del 7 per cento nei ricorsi relativi agli strumenti di pagamento. Un dato, questo, che segnala un adeguamento da parte degli intermediari alle normative in materia, anche in termini di presidi di sicurezza per tutto ciò che riguarda carte di credito, bancomat e carte di debito, depositi a risparmio e Sic; c’è poi una crescita lieve (+1%) dei ricorsi in materia di conti correnti e un incremento più consistente delle controversie sui mutui (+19%) e di quelle sul credito al consumo e altri finanziamenti (+19%).
In tutte queste materie la distribuzione dei ricorsi è abbastanza equa: Lazio, Toscana, Umbria, Abruzzo, Emilia Romagna hanno oltre 100 ricorsi per milione di abitanti, le altre regioni poco meno. Va detto, inoltre, che nel 75 per cento dei casi le decisioni prese dall’Arbitro sono risultate favorevoli al cliente, con l’accoglimento totale o parziale delle richieste (50 per cento dei casi) oppure con la cessazione della materia del contendere, dovuta alla soddisfazione dei clienti nel corso della procedura (25%). Le decisioni sono state rispettate dalle banche e dagli altri intermediari nel 99 per cento dei casi e alla clientela sono stati riconosciuti oltre 13 milioni di euro.
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