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Pil, Upb: ripresa in rafforzamento, per il 2017 possibile…

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ufficio parlamentare di bilancio

Pil, Upb: ripresa in rafforzamento, per il 2017 possibile incremento dell’1,3%

La ripresa dell’economia italiana «si è leggermente irrobustita» è il 2017 «potrebbe far registrare un incremento del Pil dell’1,2-1,3%'», dunque superiore
all’1,1% previsto dal Def. La segnalazione arriva dall'ultima nota congiunturale
dell’Upb, l'autority parlamentare di bilancio, che lancia però un allarme lavoro, sottolineando che «l’area di sottoccupazione rimane molto ampia». Sommando inattivi disposti a lavorare, disoccupati e lavoratori sottoutilizzati (800 mila) si raggiunge il 24,5% del bacino delle forza lavoro: un fenomeno che «tende a comprimere le pressioni salariali».

Aumentano i lavoratori con contratto a termine L’autorità parlamentare di bilancio nella nota congiunturale segnala che «nel quadro economico favorevole, l’occupazione nei primi mesi dell’anno ha continuato a crescere», ma questo è dovuto al «sensibile incremento dei lavoratori con contratti a termine, complice il venir meno della decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato». Il report segnala che il ciclo economico e l’andamento dell’occupazione hanno incoraggiato un aumento della partecipazione al mercato del lavoro. Così gli inattivi sono scesi di 473 mila unità nel primo trimestre, entrando nella classificazione dei disoccupati: questo ha moderato la velocità del processo di riduzione del tasso di disoccupazione.

Ampia l’area di sotto-utilizzo delle forze lavoro
«Tuttavia l'area di sotto-utilizzo delle forze di lavoro resta ampia e sostanzialmente più estesa di quanto indicano i dati della disoccupazione. - mette in risalto l'Upb - Sommando alla forza lavoro potenziale (inattivi disponibili a lavorare), la disoccupazione e i sotto-occupati (800 mila persone circa che lavorano un numero inferiore di ore a quelle desiderate), si arriva, nel primo trimestre dell'anno, a un tasso di sotto-utilizzo del lavoro pari al 24,5 per cento del bacino esteso di forze di lavoro. Tale fenomeno, riscontrabile sia pure in proporzioni diverse anche nel resto dell'area euro, tende a comprimere le pressioni salariali. Ciò, unitamente all'indebolimento del petrolio e all’apprezzamento dell’euro verificatisi negli ultimi mesi, contribuisce a mantenere l’inflazione in Italia e nella zona euro su bassi livelli, ben al di sotto dell'obiettivo del 2 per cento come confermato dalla Bce».

PIL NOMINALE
Milioni di euro e tassi di crescita annuali (Fonte: elaborazioni UPB su dati Istat e MEB)

Crescita dell’economia meno intensa rispetto alla media dell’area Euro
Guardando al Pil, l’Ufficio parlamentare di Bilancio spiega che la ripresa è «sostenuta da un favorevole contesto internazionale e dall'intonazione positiva della domanda interna: stima così che dopo il primo trimestre positivo, il secondo cresca ancora dello 0,3% (+1,4% in termini tendenziali) e poi dello 0,2% il terzo. «Nonostante l'accelerazione di inizio anno - rileva però - il ritmo di crescita dell'economia italiana ha continuato a caratterizzarsi per una dinamica meno intensa rispetto alla media dell'area dell'Euro». L’authority dei conti segnala inoltre che l’andamento del Pil nominale, che la variabile rilevante per la finanza pubblica, rimane «debole e si prospetta distante dalla previsione indicata nel Def», che la ipotizza a fine anno al +2,3%. Così «il buon andamento della crescita reale non sembra però destinato a riflettersi sul Pil nominale, variabile cruciale per la sostenibilità dei conti pubblici, in particolare per una ripresa del percorso di discesa del rapporto debito-Pil». Un possibile aiuto per l'economia, invece, potrebbe arrivare dalla riduzione dell'incertezza. (N.Co.)

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