Italia

Impianti insufficienti, rifiuti romani esportati da 180 tir e smaltiti…

  • Abbonati
  • Accedi
rischio emergenza

Impianti insufficienti, rifiuti romani esportati da 180 tir e smaltiti in 60 siti

Impianti insufficienti e dipendenza dal gruppo Cerroni. Sono questi i principali problemi che affliggono la capitale sul fronte della gestione dei rifiuti. Problemi che rischiano di acuirsi con la fine della pausa estiva, periodo in cui la produzione di rifiuti è in calo, perché la maggior parte dei romani è fuori città per le ferie. Ma alcuni problemi sono strutturali. Mentre l'amministrazione dice “no” a discariche e inceneritori, gli impianti di Roma non sono sufficienti a chiudere il ciclo dei rifiuti in città: si dipende da terzi, privati italiani ed esteri. L’immondizia romana è costretta a lunghi viaggi, nel resto d’Italia o all’estero per essere smaltita. In totale sono circa 60 i siti che in tutta Italia (dalla Lombardia, all’Emilia Romagna all’Abruzzo) accolgono l’immondizia prodotta nella Capitale. E sono circa 180 i Tir che partono da Roma ogni giorno per le più diverse destinazioni.

Ama (l’azienda di rifiuti capitolina) conta 1.470 mezzi da rimpiazzare, 600 milioni di debiti, impianti vetusti, oltre a circa 1.900 inabili al lavoro su circa 8mila dipendenti. Il piano “materiali post consumo” presentato dalla giunta, che scommette sull'aumento della raccolta differenziata al 70% entro tre anni, non basta a fronteggiare le emergenze cicliche.

Il nodo del contratto Ama-Colari
Non solo. A ottobre scade il mandato del commissario Luigi Palumbo per la gestione degli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Malagrotta di proprietà del Colari, il consorzio che fa capo a Manlio Cerroni (sotto processo nell’ambito della maxi inchiesta sulla gestione dei rifiuti nel Lazio) commissariato lo scorso aprile in quanto sottoposto ad interdittiva antimafia. Nei due impianti vengono smaltiti ogni giorno 1.250 tonnellate di rifiuti (600 tonnellate la domenica). Il problema che andava affrontato, ossia la sottoscrizione di un contratto tra Ama (l’azienda dei rifiuti capitolina) e Colari, non è stato risolto.

Il commissario ha infatti ipotizzato un contratto di cinque anni. Ipotesi bocciata dal presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, il cui intervento è stato chiesto dal Campidoglio e Ama, che ha imposto un contratto ponte-annuale, per poi andare a gara. Ma Colari non ci sta . E chiede «un quantitativo minimo garantito» e «una durata stabile tale da garantire una adeguata programmazione degli investimenti». Denunciando che un contratto di un anno non consente di rientrare nei costi.

Inceneritori al palo
Roma produce quotidianamente circa 4.600- 4.700 tonnellate di immondizia al giorno (1,7 milioni di tonnellate l’anno) Di queste, il 44,2% (fonte Ama), ossia circa 2000 tonnellate, sono differenziate: mentre altre 2.700 tonnellate di rifiuti indifferenziati devono essere smaltite negli impianti di trattamento meccanico-biologico - Tmb (2 di proprietà dell’Ama e 2 del consorzio Colari). Dai Tmb escono le balle di cdr (combustibile da rifiuti) che vanno bruciate a loro volta negli inceneritori.

E qui iniziano i primi problemi. Nel Lazio ne esistono tre. Ma solo quello di San Vittore (di proprietà di Acea), dove è stata da poco collaudata la terza linea, è operativo. Quello di Colleferro (di proprietà pubblica: la società regionale Lazio Ambiente e Ama) è attualmente fermo per manutenzione. Un terzo, quello a Malagrotta di proprietà di Cerroni, oggetto di un’inchiesta giudiziaria, è al palo da anni, in mancanza di autorizzazione regionale. Di qui la necessità per Ama di smaltire fuori regione, nei termovalorizzatori di Ravenna (di proprietà di Herambiente), Parona in provincia di Pavia (gestito da Lomellina Energia) e in impianti della società A2A. Mentre il gruppo Cerroni utilizza inceneritori in Portogallo, Romania e Bulgaria.

Impianti di trattamento insufficienti
Quando tutto va per il verso giusto i quattro impianti della capitale riescono a trattare circa 2.400 tonnellate al giorno: in media 1.250 tonnellate nei due Tmb di Malagrotta; circa 1.100 nei due Tmb Ama di Rocca Cencia e Salario, pur avendo questi ultimi una capacità maggiore. Altre tonnellate dovrebbero essere smaltite in futuro nel tritovagliatore a Rocca Cencia (di proprietà del gruppo Cerroni, ma affittato alla ditta Porcarelli), che ha avuto il via libera della Regione. Mentre il tritovagliatore mobile dell'Ama di cui era stata chiesta in un primo momento chiesto l'attivazione a Ostia è per ora in stand by. In base a un accordo siglato da Ama, 170 tonnellate giornaliere di rifiuti poi finiscono nel Tmb di Aielli in Abruzzo. Altre 160-180 tonnellate prendono la strada del Tmb della Rida Ambiente a Latina. Ad essere utilizzato è anche l’impianto Tmb della Saf di Frosinone. Ma, altro problema, l’assemblea dei sindaci della Saf di Frosinone, in un documento approvato a fine giugno, ha ordinato lo stop ai rifiuti provenienti da altri territori, impegnandosi a non proseguire e rinnovare i contratti di servizio in essere in scadenza al 31 dicembre. Quindi la Saf da inizio 2018 non dovrebbe più accogliere più i rifiuti romani.

I viaggi in Austria
Il resto dei rifiuti indifferenziati va all’estero. Sono due i convogli ferroviari da 700 tonnellate l’uno che trasportano ogni settimana in Austria i rifiuti urbani residui, grazie all’accordo con la società tedesca Enki . Ma l’autorizzazione rilasciata in via eccezionale dalla Regione Lazio lo scorso dicembre per un anno, non dovrebbe essere rinnovata alla scadenza.

Roma senza discarica
Roma, dopo la chiusura nell’ottobre 2013 di quella di Malagrotta (la più grande d'Europa), non ha una più una sua discarica cittadina. Mentre ne esistono tre in provincia (ad Albano Laziale, Colleferro e Civitavecchia). Il problema però è che Civitavecchia è esaurita e vanno realizzati due nuovi lotti. Colleferro, pur avendo ancora 600mila metri cubi disponibili non è utilizzabile a causa della necessità di spostare i tralicci di un elettrodotto all'interno dell'impianto. La discarica di Albano Laziale era a servizio del Tmb, inutilizzabile dopo l'incendio dell'estate scorsa. E al momento la titolare Pontina Ambiente è colpita da interdittiva antimafia. In mancanza di una discarica di servizio romana gli “scarti” dei rifiuti lavorati nei Tmb vanno nelle discariche di Emilia Romagna, Toscana e Veneto, ma anche nella discarica di Roccasecca in provincia di Frosinone.

Deficit di impianti di compostaggio
Non basta. A Roma mancano impianti di compostaggio per trattare l'umido della raccolta differenziata. Con un solo impianto Ama a Maccarese capace di trattare 31mila tonnellate annue, la Capitale è costretta a portare fuori dal proprio territorio di competenza circa 197.000 tonnellate annue di rifiuto umido verso il Nord Italia. In provincia di Latina ci sono sulla carta tre impianti. A Frosinone ne esiste uno, della stessa grandezza di quello romano. A Viterbo ne è stato autorizzato uno di capacità doppia (60mila tonnellate) rispetto a quello di Maccarese.

© Riproduzione riservata