Se da un lato il Pd raccoglie plausi per il calo degli sbarchi, dall’altro insiste su integrazione e accoglienza. Il ministro Minniti, artefice degli accordi con la Libia che hanno portato a una drastica riduzione dei flussi, ha annunciato che a metà settembre il governo presenterà un “Piano per l'integrazione”. Non solo. I dem insistono per il via libera al ddl sullo ius soli entro la fine della legislatura, malgrado le barricate della Lega, che al Senato ha presentato 49.745 emendamenti sui 50.074 complessivi (Pd, Mdp e Ap, ma anche M5s non hanno depositato finora proposte di modifica, anche se i centristi fanno sapere di avere pronti delle proposte di modifica “qualificate”). L’idea che si sta facendo largo ora è di approvare lo ius soli prima e non dopo la legge di bilancio, facendo affidamento anche sulla fiducia da porre sul provvedimento.
Marcucci: testo in aula prima della legge di bilancio
Una volontà sottolineata dal capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda («lo ius soli sarà approvato entro l'autunno») e confermata ieri dal renziano Andrea Marcucci che ha sottolineato come «per il Pd l'allargamento del diritto di cittadinanza, con lo ius soli temperato, resta una priorità. Il disegno di legge andrà in aula probabilmente prima della sessione di bilancio». E ha spiegato così la linea del partito: «Ci vogliono regole più severe sugli sbarchi e dall'altra parte regole di inclusione certe per chi sceglie di vivere e lavorare in Italia. Contiamo sulla conferma del voto già dato alla Camera da parte dei senatori di Ap».
I dubbi di Ap
Resta il rebus numeri a Palazzo Madama. Anche perché, se FI e Lega appaiono più che mai contrari al ddl (cavalcando la notizia della nazionalità marocchina e nigeriana dei minorenni colpevoli degli stupri di Rimini) in Ap i dubbi sono tutt'altro che dissolti. Difficile, al momento, che lo ius soli così com'è abbia il via libera di tutto il gruppo centrista, anche se il governo metterà la fiducia. La posizione maggioritaria nel partito di Alfano è che quello attuale non sia «il momento giusto» per lo ius soli e un accordo con Matteo Renzi sul tema rischierebbe di aumentare i malumori di chi già storce il naso sulla probabile intesa Pd-Ap in Sicilia.
Numeri incerti in Senato
Il segretario dem Matteo Renzi, fautore del provvedimento, può contare sul fermo sostegno della sinistra Pd e anche di Mdp e Sinistra italiana, oltre che sul sostegno della gran parte del governo («lo ius soli va approvato subito, è un percorso di doveri, non solo di diritti» ha detto oggi il Guardasigilli Andrea Orlando in un’intervista al Corriere della Sera). I numeri, però sono risicati. Appare non facile l’ok dei senatori di Ala e ancor meno probabile è il via libera dei 17 membri di Gal. M5S è contrario (seppur con non pochi malumori interni), mentre un aiuto corposo potrebbe arrivare dal Misto (30 senatori). Per compattare trovare una maggioranza in vista della fiducia i 24 centristi restano decisivi a meno che, in Ap o in altri gruppi, non si scelga di non partecipare al voto per abbassare il quorum.
Lo Ius soli «temperato»
La riforma della legge 91/1992 sulla cittadinanza prevede che possa diventare italiano chi nasce sul territorio nazionale da genitori stranieri, dei quali
almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente (per i cittadini Ue) o del permesso di soggiorno di lungo periodo (per i cittadini extracomunitari) che è a tempo indeterminato e per il rilascio del quale occorrono, oltre a una residenza legale in Italia da almeno 5 anni, tre requisiti: reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale, disponibilità di alloggio che risponda ai requisiti previsti per legge e superamento di un test di lingua italiana.
La seconda via dello «Ius culturae»
In alternativa alla cittadinanza per nascita il Ddl sullo ius soli, approvato in prima lettura dalla Camera nell’ottobre 2015, apre anche a una seconda via: quella collegata all'istruzione. La cittadinanza italiana scatta per i minori stranieri nati in Italia o che vi siano arrivati entro i dodici anni se hanno frequentato regolarmente un percorso scolastico per almeno cinque anni sul territorio nazionale. E cioè: uno o più cicli del sistema nazionale di istruzione, percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi le elementari l'iter scolastico deve essere concluso positivamente.
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