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Legge elettorale nel pantano da 233 giorni, solo l’Italicum ha fatto…

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in parlamento

Legge elettorale nel pantano da 233 giorni, solo l’Italicum ha fatto peggio

  • – di Andrea Gagliardi e Andrea Marini

La parola che circola con più frequenza è «stand by». La riforma della legge elettorale è ancora impantanata nella commissione Affari costituzionali della Camera, dopo che lo scorso 8 giugno è saltato in Aula il patto a quattro tra Pd, M5S, Fi e Lega. Ora è tutto rinviato a martedì prossimo, in attesa della risposta della presidente Laura Boldrini al problema procedurale posto dal Pd a proposito dei collegi del Trentino Alto Adige. Ma nessuno ormai è più pronto a scommettere che, dopo 233 giorni di discussione, si riuscirà a trovare una intesa. Solo l’Italicum, tra i sistemi di voto approvati nella Seconda Repubblica, ha richiesto una discussione più prolungata.

La sentenza della Consulta del 25 gennaio 2017
Tutto è cominciato il 25 gennaio 2017, quando la Consulta ha bocciato in parte l’Italicum, consegnando all’Italia due sistemi elettorali di fatto non omogenei alla Camera e al Senato. Malgrado gli appelli del presidente della Repubblica a intervenire sulle attuali «disomogeneità e lacune», non si è ancora giunti, dopo 233 giorni, ad un nuovo sistema di voto. In realtà una intesa era stata raggiunta tra Pd, M5S, Fi e Lega su un sistema elettorale simil-tedesco (in sostanza un proporzionale con sbarramento al 5%), ma poi è saltato tutto l’8 giugno scorso con l’ok all’emendamento che ha eliminato i collegi maggioritari in Trentino Alto Adige (che invece l’intesa a quattro prevedeva di mantenere).

Sulla legge elettorale l'accordo è lontano

Il travaglio dell’Italicum in 471 giorni
La data simbolo dell’inizio della trattativa sull'Italicum è il 18 gennaio 2014: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi siglarono il Patto del Nazareno, che prevedeva tra l’altro una nuova legge elettorale in grado di garantire la governabilità. Il Patto del Nazareno è saltato poi a gennaio 2015 con la nomina di Sergio Mattarella a capo dello Stato, rendendo più accidentato tutto il percorso dell’approvazione. Tuttavia, la legge, dopo la richiesta del voto di fiducia, è passata il 4 maggio 2005, dopo 471 giorni di discussioni, in via definitiva. È toccato poi alla sentenza della Consulta di gennaio di quest’anno la correzione di alcuni aspetti della legge, a partire dall'eliminazione del ballottaggio.

Percorso sprint per il Porcellum
Tornato al governo nel 2001, Silvio Berlusconi iniziò per la verità subito a far trapelare la necessità di rivedere la legge elettorale, lui che non ha mai amato i collegi (considera i candidati del centrodestra sfavoriti rispetto a quelli del centrosinistra, più radicati sul territorio). L’accelerazione ci fu dopo le europee del 2004, quando il centrodestra incassò la sconfitta: il 4 ottobre 2005 Berlusconi tagliò corto e minacciò la crisi di governo se non fosse stata approvata dalla sua maggioranza una nuova legge elettorale. Da allora iniziarono materialmente le trattative che avrebbero portato il 14 dicembre 2005, in soli 71 giorni, all’approvazione di quello che sarebbe poi diventato il “Porcellum”.

Con l’intesa bipartisan, sì al Mattarellum
Il sì al referendum del 18 aprile 1993 diede il via alla discussione per introdurre in Italia un sistema maggioritario, su cui furono d’accordo quasi tutte le forze politiche di allora. La legge Mattarellum (dal nome di Sergio Mattarella, l’attuale capo dello Stato che allora fu relatore della legge) passò dopo 108 giorni, a ridosso della pausa estiva, il 4 agosto 1993, senza bisogno di chiedere la fiducia. Ci fu il sì (287 voti) definitivo alla Camera di Dc, Psdi, Psi, Lega, Svp e Union Valdotaine. Si astennero (153) Pds, Pri, Verdi e lista Pannella mentre contrari (78) furono Msi, La rete, Rifondazione comunista e Pli.

Verso il record della “legge truffa
Se si estende lo sguardo anche alla Prima Repubblica, l’attuale discussione sul nuovo sistema di voto è probabile che riuscirà a superare i giorni che furono necessari per approvare la “legge truffa”: 263. Nel 1946, quando ancora non erano state programmate le prime elezioni politiche (che si tennero il 18 aprile 1948), fu adottata una legge proporzionale con cui effettivamente si votò nelle prime consultazioni politiche. Ma la maggioranza centrista (Dc, Psdi, Pli, Pri) si fece promotrice di una legge che aveva lo scopo di garantire la governabilità (e puntellare la maggioranza centrista): il leader della Dc Alcide De Gasperi avanzò per la prima volta pubblicamente la proposta per una nuova legge elettorale per l’elezione della Camera dei deputati l’8 luglio 1952. Il 29 marzo 1953 fu adottata una legge che prevedeva l’assegnazione del 65% dei seggi alla lista (o liste collegate) che avesse superato il 50% dei voti. L’opposizione comunista e socialista battezzò subito il nuovo sistema di voto “legge truffa”.

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