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Banche venete, Barbagallo: crisi scoperta da Bankitalia

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audizione in commissione d'inchiesta

Banche venete, Barbagallo: crisi scoperta da Bankitalia

  • – di Redazione online

«È stata la vigilanza della Banca d'Italia ad avere rilevato le criticità che connotavano le due banche» Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Lo afferma il
responsabile della vigilanza di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo in audizione alla Commissione d'inchiesta. Barbagallo ha sottolineato come questo sia avvenuto «malgrado l'indisponibilità di poteri investigativi» e ha ricordato come «gli amministratori abbiano ripetutamente occultato importanti informazioni alla vigilanza di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste».

Una parte dell'audizione, durata oltre cinque ore e mezza, è stata secretata dal presidente della Commissione, Pier Ferdinanando Casini, quando i lavori hanno toccato la vicenda della vendita controllata di Veneto Banca Bim, dove sono in corso delle indagini della magistratura. Molte delle risposte alle domande dei parlamentari verranno fornite per iscritto successivamente dalla Banca d'Italia.

«Crisi per vertici inadeguati»
«Le criticità̀emerse per le due banche venete - ha detto Barbagallo - sono riconducibili, in ultima istanza, all'inadeguatezza del loro governo societario e, in tale ambito, all'autoreferenzialitàdel management». Secondo Barbagallo le debolezze si sono «innestate» sulla recessione e «prestiti erogati con leggerezza o in conflitto di interessi hanno portato» i due intermediari in «prossimità̀al dissesto».

«Hanno ripetutamente occultato le informazioni»
Il capo vigilanza di Bankitalia ha spiegato che gli amministratori delle due banche venete «hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla Vigilanza, di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste». Via Nazionale anche senza i poteri investigativi «ha segnalato tempestivamente le irregolarità all'autorità giudiziaria, con la quale l'interlocuzione è stata continua e aperta, al pari della collaborazione con la Consob», ha sottolineato Barbagallo.

«Operazioni "baciate" scoperte da ispezioni»
La vigilanza della Banca d'Italia ha accertato il fenomeno delle operazioni ‘baciate' (cioè l'acquisto di azioni della Banca grazie a finanziamenti dello stesso istituto) «non dedotte dal patrimonio largamente concentrato nel periodo 2012-2014 nel corso di ispezioni condotte a metà del 2013 presso Veneto Banca e all'inizio del 2015 presso Popolare di Vicenza», ha spiegato Barbagallo. «Nel caso di Veneto Banca - ha aggiunto - fu trovata traccia, in alcune delibere di fido, del fatto che il credito venisse concesso in vista dell'acquisto di azioni proprie da parte del cliente».

«Il fenomeno delle "baciate" emerso tra 2012 e 2014»
Il responsabile della vigilanza ha quindi spiegato, rispondendo alle domande di alcuni commissari, come «sulla base delle ricostruzioni non solo di Consob e dell' audit interno il fenomeno delle "baciate" emerge nel 2012-13-14. È anche plausibile che prima non ci fosse bisogno di farle perchè prima l'azione era liquida, il secondario funzionava e non c'era bisogno di finanziare l'acquisto dell'azione. Non c'era bisogno di questo artificio».
«Sia Veneto Banca che Vicenza realizzano queste operazioni specie nell'aumento di capitale del 2014 - ha spiegato Barbagallo - evidentemente in situazione di difficoltà del mercato. In parte Vicenza lo fa anche nel 2013. Il fenomeno viene colto tempestivamente a Veneto Banca quando un ispettore che stava guardando gli accantonamenti, se ne accorge e poi estende le indagini. A Vicenza è diverso. Ad agosto e ottobre 2014 notiamo che c'è un'anomala movimentazione del fondo acquisto di azioni proprie. Da qui parte la richiesta e poi viene fuori esito che tutti conosciamo». «Gli ispettori - ha sottolineato Barbagallo - non si sono voltati dall'altra parte».

«Popolare Vicenza, mai suggerite acquisizioni»
Barbagallo ha affermato che la vigilanza della Banca d'Italia non ha mai suggerito acquisizioni alla Popolare di Vicenza, che ha «autonomamente valutato 10 ipotesi». di acquisizione. E ha rilevato come «c'è una rendicontazione puntuale nei verbali» forniti dall'istituto centrale alla Commissione.

«Nel 2013 chiedemmo revoca poteri all'ad di Bim»
Nel corso dell'audizione Barbagallo ha raccontato che la Banca d'Italia chiese, dopo un'ispezione di fine 2012, «la revoca dei poteri» dell'amministratore delegato della Bim. L'ex amministratore delegato Pietro d'Agui ha presentato due esposti contro via Nazionale. L'ispezione alla Bim fece emergere «opacità e accentuate anomalie», il patrimonio risultò ridotto di quasi due terzi e la Banca d'Italia vietò di fare nuovi crediti al comparto immobiliare. Gli amministratori di Bil furono sanzionati per oltre 1 milione.

«Fusione tra Venete naufragò per dissidi»
La possibile fusione nel 2013 fra Veneto Banca e Popolare di Vicenza andò a monte «per dissidi insanabili» fra le due parti, afferma Barbagallo, anche se un'operazione simile - nel momento in cui dopo le ispezioni della Banca d' Italia era emerso come la prima «avesse problemi importanti» e la seconda «minori» - era «piuttosto naturale», visto che entrambi erano popolari non quotate e simili. «Sarebbe stato molto complicato per una quotata comprare una delle due e in particolare Veneto Banca - ha aggiunto Barbagallo -perchè il differenziale di prezzo era grande e l'assemblea soci da cui si doveva passare non avrebbe mai approvato». Il «dialogo inizia ma finisce solo dopo qualche mese e per dissidi instabili si chiude», ha spiegato.

«Ispezione Bce su stessa linea Bankitalia»
Il capo vigilanza di Bankitalia ha poi sottolineato che «non è conforme ai fatti l'idea che la Bce» dopo l'avvio della vigilanza unica «da un certo momento in poi abbia scoperto le cose» sulle due banche venete. «Come si può pensare -
si chiede Barbagallo - che a poche settimane dall'avvio del meccanismo di vigilanza unica« una ispezione «fosse diversa rispetto a quella sotto l'egida di Banca d'Italia. Si tratta delle stesse persone che hanno realizzato le le ispezioni precedenti». «Inoltre - ha continuato - l'autonomia degli ispettori rispetto alla Banca d'Italia e alla Bce c'era prima e c'è dopo. Il gruppo ispettivo è lo stesso e l'ispezione nasce da problemi rilevati da Banca d'Italia».

“«Non ci autoassolviamo, siamo qui a dirvi che ci saranno stati anche errori, voi avete i mezzi per individuarli e noi vi diremo se li consideriamo errori»”

Carmello Barbagallo, responsabile vigilanza Bankitalia 

«Non incoraggiamo "porte girevoli"»
Le 'porte girevoli', il passaggio di esponenti della Banca d'Italia a libro paga dei soggetti vigilati, via Nazionale «non le incoraggia né le auspica» ha spiegato Barbagallo durante l'audizione. «In ogni caso anche quando questo accade ciò non influisce - nè per quanto a mia conoscenza ha mai influito - sul corretto espletamento delle azioni di vigilanza, lo dico in coscienza, sono in Banca da 38 anni». Il riferimento è ai tre ex esponenti, tra i quali un alto dirigente di via Nazionale, assunti dalla Popolare di Vicenza negli 'anni d'oro'. Barbagallo ricorda il codice etico della Banca d'Italia che ha posto dei paletti temporali al passaggio al settore privato degli uomini di via Nazionale.

«Protocolli di collaborazione con Consob perfettibili»
Nei prospetti degli aumenti di capitale delle banche venete «nei fatti non c'erano informazioni sufficienti» per i risparmiatori, quindi sul tema «una riflessione è opportuna», ha detto Barbagallo. Interpellato sui protocolli di collaborazione con la Consob, il capo della vigilanza Bankitalia li ha definiti «perfettibili» ed ha aggiunto come non si possa negare che in certi casi si sia nella situazione in cui «l'informazione c'è ma il paziente muore». L'esponente della Banca d'Italia rispondendo alla domanda di un commissario ha detto che via Nazionale «non si autoassolve, siamo qui a dirvi che ci saranno stati anche molti errori, voi avete i mezzi per individuarli e noi vi diremo se li consideriamo errori».

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