Nuovo stop alla legge che consente il passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Da ben nove anni il piccolo comune di montagna in provincia di Belluno - 1.319 anime - tenta di staccarsi dal Veneto e aggregarsi al Friuli Venezia Giulia, alla provincia di Udine. Dopo mille stop&go, apparizioni e sparizioni dal radar dell’aula del Senato, il ddl aveva ottenuto il via libera del Senato il 21 settembre 2017 e marciava a passo di carica verso il sì definitivo.
Il nuovo stop in attesa delle verifiche
In aula alla Camera era a un passo dal traguardo dell’approvazione definitiva, ma oggi in aula relatore Andrea Mazziotti ha annunciato che è giunta una lettera del presidente del Consiglio regionale veneto, Roberto Ciambetti, in cui si annuncia che manca il necessario parere del Consiglio regionale.
L’esame del provvedimento è stato quindi aggiornato a martedì prossimo per consentire alla presidente della Camera, Laura Boldrini, di verificare i fatti. In base alla tesi sostenuta da Ciambetti la procedura prevista dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione non sarebbe completa. I deputati Domenico Menorello (Civici e innovatori), Simonetta Rubinato (Pd) e Dino Secco (gruppo Misto) ieri hanno presentato una questione sospensiva. Max Pachner e altri sappadini hanno invece raccolto 210 firme di chi non vuole lasciare il Veneto.
“Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un'altra”
Articolo 132, comma 2, della Costituzione
De Monte: basta melina
«Si smetta di far melina sulla volontà dei sappadini di tornare al Friuli», ha sottolineato l’europarlamentare del Pd Isabella De Monte. Per De Monte, «è stupefacente che si appigli a cavilli di questa natura chi solo ieri ha voluto proclamarsi difensore della volontà popolare. Ci sono referendum di serie A e
popolazioni che possono esprimersi con percentuali altissime, ma la cui volontà è trascurabile. Ciò che emerge con chiarezza è che si vogliono riproporre rapporti di forza in cui chi è più piccolo deve sottostare alla volontà di è più grande, e tutto il resto non conta».
Ciambetti: nessun ramo del Parlamento ha chiesto il parere sul caso
«Mi sono limitato a un mero parere tecnico: sollecitato da più parti, e da più esponenti del territorio bellunese come sappadino, ho scritto alla presidente della Camera che nessun ramo del Parlamento ha chiesto, come prevede la norma, il parere del Consiglio regionale del Veneto sul caso Sappada», ha precisato Ciambetti. «Da un punto di vista tecnico, la mozione approvata a suo tempo dal Consiglio regionale, per quanto atto di rilevanza politica non ha né la valenza né le caratteristiche di un parere, atto formale completamente diverso e con un iter complesso che non è stato svolto. Non si tratta di bizantinismi, ma di una distinzione sostanziale che abbiamo approfondito in sede tecnica a lungo in questi giorni con gli uffici i quali hanno fatto una analisi dettagliata. Non potevo scrivere alla presidente della Camera altrimenti o sostenendo tesi diverse, per altro facilmente aggredibili o impugnabili da chiunque avesse avuto l'interesse per farlo».
Le tappe dell’iter di Sappada
In realtà il 28 giugno 2012 il Consiglio veneto votò a favore del trasferimento di Sappada in Friuli approvando una mozione presentata da Pietrangelo Pettenò, consigliere della Federazione della Sinistra veneta. La mozione venne firmata anche dai consiglieri di Lega Nord, Pdl, Pd, Idv e del Gruppo Misto-Verso Nord. Una mozione e non una delibera del Consiglio regionale, sostiene Ciambetti. La Costituzione al comma 2 dell’articolo 132, parla di “sentiti i consigli regionali”. Il referendum a Sappada per il distacco dal Veneto e l'aggregazione al Friuli Venezia Giulia era stato votato il 9 e 10 marzo 2008: aveva dato un risultato plebiscitario (95% dei consensi dei cittadini sui 1.199 aventi diritto).
Nel 2009 il comune di Udine ha approvato l'ordine del giorno per il passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia. E ancora l'anno successivo il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia (23 novembre 2010) e quello del Veneto due anni dopo (28 giugno 2012) hanno espresso il proprio parere favorevole. L’8 gennaio 2014 era stata la Commissione parlamentare per le questioni regionali a esprimere il parere favorevole al passaggio. In Italia sono 36 i comuni di confine in regioni a statuto ordinario che hanno votato per chiedere il passaggio a regioni a statuto speciale.
© Riproduzione riservata