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Il presidente del Coni Malagò: «Fossi in Tavecchio mi…

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Dopo Italia-Svezia

Il presidente del Coni Malagò: «Fossi in Tavecchio mi dimetterei»

Giovanni Malagò (Ansa)
Giovanni Malagò (Ansa)

«Ho sentito Tavecchio, gli ho chiesto che intenzioni avesse, e mi ha detto che domani ci sarà questa riunione in Figc. Come sapete è padrone di assumersi le responsabilità, ma se fossi in lui mi dimetterei», lapidario il presidente del Coni Coni Giovanni Malagò a proposito della mancata qualificazione ai Mondiali di calcio di Russia 2018.
Secondo il numero uno del comitato olimpico nazionale «c’è un altro discorso non scritto che riguarda la sfera delle competenze e responsabilità oggettive, che sono sotto gli occhi di tutti. Non succedeva dal 1958 che l’Italia non si qualificava a un Mondiale e va detto pure che allora ci andavano 16 squadre e invece oggi c’erano più possibilità. Ma soprattutto veniamo da tutto un periodo senza grandi risultati. Se il signor Tavecchio ritiene, magari dopo ieri, di essere la persona maggiormente deputata per portare avanti il nuovo corso della Federcalcio, si assume la responsabilità di questa decisione. «Non c’è una regola, un’obbligatorietà. Ci sono stati casi in cui presidenti federali e allenatori sono rimasti al loro posto assumendosi la loro responsabilità, e ci sono altre persone che hanno deciso di non farlo. Sono scelte della propria coscienza. Nomi in grado di poter dare svolta? Innanzitutto ci porremo il problema quando ci saranno queste dimissioni, ammesso che avvengano».

Malagò ha aggiunto che «dall’Under 21 sono arrivati segnali importanti negli ultimi mesi, ma anche lì c’è stata la delusione della mancata qualificazione alle ultime due Olimpiadi. Ci sono stati investimenti, attenzione e interesse al mondo del calcio femminile, ma anche lì l’Italia manca da sempre a una grande manifestazione».

Una questione «di coscienza»
Quanto allo spettacoli visto ieri a San Siro, secondo il presidente del Coni, «è stata una triste serata sportiva, siamo tutti quanti molto delusi e amareggiati». Il massimo dirigente sportivo, nel corso della presentazione del nuovo stadio dell’Atalanta, ha poi osservato che «negli anni delle vacche grasse, dove sono arrivati anche risultati importanti, se ci fosse stata attenzione, lungimiranza e logica probabilmente le società avrebbero quasi tutte uno stadio di proprietà». Quindi un messaggio all’indirizzo del capitano degli Azzurri: «Vorrei ringraziare Buffon perché ieri ci ha messo la faccia. Il suo grido di dolore non era solo per il fatto di non essere il primo giocatore della storia a disputare sei Mondiali, ma sentiva il peso della sconfitta per i giovani e per tutto il Paese. Con lui ringrazio tutta quella generazione di calciatori che ci hanno dato grandi soddisfazioni».

Ventura? «Niente rinnovo»
Un plauso particolare Malagò lo rivolge a Milano: «Complimenti alla città di Milano e a San Siro, io c’ero. Un tifo strepitoso, quando all’82’ si sono messi a cantare l’inno d’Italia tutti in piedi. Che io ricordi non era mai successo, veramente una prova strepitosa di spingere, di dare la famosa carica dodicesimo uomo in campo. Milano ha strarisposto».

A margine della presentazione del nuovo stadio dell’Atalanta al Salone d’onore del Coni, Malagò ha anche precisato il suo punto di vista sulle mancate dimissioni del ct Giampiero Ventura: «Di fatto sembra che il suo contratto sarebbe stato rinnovato solo esclusivamente in caso di qualificazione dell’Italia al Mondiale. Siamo a fine novembre e presumo che questo contratto ci sia ancora per qualche mese, la sostanza quindi cambia poco. Di fatto Ventura non ha il rinnovo. Che si dimetta oggi, o fra un mese cambia poco. Mi sembra che su Ventura gli elementi sono acclarati».

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