La web tax sarà operativa solo dal 2019. E a riscuotere la cedolare del 6% sulle prestazioni di servizio dei big della rete saranno gli intermediari finanziari, banche in primis. Sono queste le novità dell’ultima ora contenute nella terza riformulazione dell’emendamento alla manovra a firma di Massimo Mucchetti (Pd), che però fino a ieri pomeriggio non era stato depositato in commissione Bilancio al Senato (dai relatori) in attesa dell’arrivo della relazione tecnica. I lavori ieri sono proseguiti a rilento con Ala (i suoi voti sono determinanti in Commissione) che ha messo in crisi la tenuta della maggioranza tanto da provocare uno stop prolungato della seduta fino al primo pomeriggio.
Arginato il pressing dei “verdiniani” sul condono edilizio in Campania a maglie larghe, il compromesso è stato alla fine raggiunto su alcuni ritocchi con ricadute su Ischia e l’asse viario “Quadrilatero”. A quel punto, mentre M5S e Mdp puntavano il dito su un Pd sotto scacco, le votazioni sono ripartite, seppure con il contagocce, in Commissione. Che ha dato il via libera all’unanimità al fondo per gli orfani di femminicidio con una dotazione di 2,5 milioni l’anno per il triennio 2018-2020. In tutto nel pomeriggio sono state approvate altre quattro proposte di modifica. A partire dall’estensione degli sconti fiscali per il welfare di comunità destinato anche ad interventi a favore dell’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati, proposto da Giorgio Santini (Pd), e dallo stanziamento di 3 milioni nel 2018 per la partecipazione italiana all’ Expo di Dubai del 2020. Via libera anche alla destinazione automatica ai fondi pensione negoziali territoriali, nel caso in cui il lavoratore non indichi un’alternativa, dei contributi aggiuntivi da destinare alla previdenza complementare.
Tornando alla tassazione del digitale, l’emendamento Mucchetti, a meno di sorprese dell’ultima ora, sarà votato tra oggi e domani. L’ultima versione non garantisce le risorse per il 2018 ipotizzate nelle formulazioni precedenti (poco più di 100 milioni) e attese dai senatori per coprire diverse proposte di modifica al disegno di legge di bilancio sul tavolo. Lo spostamento in avanti dell’entrata in vigore, secondo lo stesso Mucchetti, consentirà al Governo di ampliare la platea dei soggetti obbligati al pagamento 6% sulle prestazioni di servizi e di conseguenza assicurare alle casse dell’Erario un gettito più consistente. La nuova base imponibile comprenderà infatti tutti i tipi di attività non solo business to business ma anche il business to consumer. Spetterà al ministero dell’Economia definire con un apposito decreto da varare entro il 30 aprile 2018 i “confini” tra prestazioni di servizi e cessioni di beni cui applicare l’imposta. Nella nuova formulazione dell’emendamento il rischio potrebbe essere quello di vedere applicata la cedolare del 6% anche ai prodotti targati made in Italy venduti all’estero. Resta confermata l’importanza dello spesometro nell’individuazione dei soggetti. Per tassare i big del web, in sostanza i soggetti non residenti, saranno poi chiamate in causa le banche che dovranno applicare in qualità di sostituti una ritenuta d’imposta non più sul valore delle singole transazioni ma sull’ammontare dei corrispettivi. Alla finestra il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia: al Senato «vediamo come chiudono e se sarà necessario fare delle ulteriori correzioni le faremo alla Camera».
Sempre a Montecitorio saranno affrontati altri capitoli, compresi quelli su cui al Senato anche per le tensioni nella maggioranza non è stata trovata la quadratura del cerchio. È il caso del pacchetto assunzioni nella Pa e delle correzioni sul versante enti locali (solo alcune potrebbero vedere la luce a Palazzo Madama). Anche sulla sanità, in particolare sulla questione dei superticket, la partita si potrebbe concludere a Montecitorio. Congelato l’emendamento sullo smaltimento del contenzioso amministrativo che rischia di saltare del tutto. Già finita la corsa invece del correttivo sull’Iva agevolata sulle ostriche.
Le votazioni riprenderanno questa mattina in Commissione con l’obiettivo di arrivare in Aula al più tardi mercoledì. Si ripartirà dagli emendamenti riformulati dai relatori Magda Zanoni (Pd) e Marcello Gualdani (Ap), a cominciare da quelli sul riconoscimento dei “caregiver familiari”, il pensionamento anticipato dei dirigenti medici e una mini-dote del Fondo per il contrasto alla povertà da destinare ai “giovani fuori famiglia”.
Da votare anche l’emendamento governativo che modifica le regole per i call center che delocalizzano. Una mezza marcia indietro rispetto alla stretta degli anni scorsi. In sostanza, le imprese di call center con attività interna (e non esternalizzata in outsourcing) saranno esentate dall’obbligo di informare gli utenti sul Paese in cui l’operatore con cui si parla è fisicamente collocato e da quello di garantire, su richiesta, la disponibilità di un operatore che si trovi quantomeno in un Paese europeo.
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