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Crisi aziendali, da gennaio si cambia: ecco le nuove procedure

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Crisi aziendali, da gennaio si cambia: ecco le nuove procedure

La prima vera deroga al jobs act riguarda gli ammortizzatori sociali. Dal 2018, secondo la legge di Bilancio all’esame della Camera, ci saranno tre opzioni per gestire le situazioni di crisi. Per le imprese di rilevanza economica strategica, con più di 100 dipendenti, scattano fino a 12 mesi in più di cassa integrazione straordinaria in presenza di un programma di riorganizzazione che preveda investimenti complessi non attuabili nei canonici 24 mesi di durata attuale. La seconda opzione riguarda le imprese delle 12 aree di crisi complessa: anche in questo caso ci potrà essere un prolungamento di 12 mesi per Cigs e mobilità. La terza novità, per evitare i licenziamenti collettivi, consente di anticipare su base volontaria e con accordo con il sindacato l’assegno di ricollocazione (da 250 a 5mila euro) ad una quota di lavoratori in Cigs per essere accompagnati verso un nuovo lavoro entro 12 mesi (attualmente bisogna essere disoccupati da almeno 4 mesi).

Con 200 milioni nel biennio fino a 12 mesi di Cigs in più
Con le novità contenute nella legge di Bilancio, si cerca di porre rimedio alle più stringenti regole sugli ammortizzatori sociali contenute nel Jobs act, considerando anche che è stata abolita la mobilità. Il primo ammorbidimento delle regole riguarda le aziende di rilevanza economica strategica: l’allungamento della Cigs varrà per il 2018 e il 2019 e sarà finanziato con 100 milioni per ciascuno degli anni, provenienti dal Fondo sociale per l’occupazione. Possono proseguire la Cigs per 12 mesi in caso di riorganizzazione o prorogarla di 6 mesi in caso di crisi aziendale.

La proroga “ponte” dell’ammortizzatore straordinario potrà scattare se il programma di riorganizzazione aziendale prevede «investimenti complessi» non attuabili nel tetto massimo di 24 mesi di Cigs; o se sono in pista «piani di recupero occupazionale», compresi gli interventi di ricollocazione degli esuberi.Nel caso ci sia bisogno di «interventi correttivi complessi» (finalizzati, comunque, a garantire continuità dell'attività aziendale e salvaguardia dell’occupazione) si potrà autorizzare un “prosieguo” di Cigs fino a un massimo di sei mensilità. Per ottenere 12 o 6 mesi aggiuntivi di cassa straordinaria l’impresa dovrà presentare piani di gestione che prevedano «specifiche azioni di politiche attive» concordati con le regioni interessate.

Faro acceso su 29 aziende con 8.359 lavoratoriin Cigs
La relazione tecnica alla legge di Bilancio fa riferimento ad una platea di 29 aziende interessate, con almeno 101 dipendenti, che presentano complessità occupazionali ed hanno esaurito, o stanno per esaurire, i limiti massimi di utilizzo dell'ammortizzatore sociale. Sono coinvolti 8.359 lavoratori sospesi in Cigs a zero ore. Per l’operatività della norma il ministero del Lavoro sta verificando se pubblicare una circolare applicativa o ricorrere ad un decreto ministeriale con criteri generali, trattandosi di risorse erogate “a rubinetto”, fino ad esaurimento del fondo occupazione. Se l’azienda ha i requisiti presenta la domanda, poi serve un accordo in sede governativa.

Proroga della Cigs per le 12 aree di crisi complessa
Per le 12 aree di crisi complessa si utilizzeranno le risorse non spese. Per le richieste di ottenere la proroga di 1 anno della Cigs e della mobilità nel 2016 sono stati stanziati 216 milioni con richieste per 167 milioni, e 117 milioni sono stati assegnati per il 2017. «Sia per la proroga della Cigs per le aree di crisi complessa che per le aziende strategie si può anticipare l’assegno di ricollocazione con vantaggio sia per il lavoratore che per l’impresa», spiega il presidente di Anpal, Maurizio Del Conte

Politiche attive per esuberi delle aziende in crisi
La terza novità è che il personale in Cigs delle aziende in crisi potrà accedere all’assegno di ricollocazione senza aspettare di essere licenziato, con un vantaggio per entrambe le parti. La procedura prevede il ricorso allo strumento della conciliazione che protegge l’impresa da possibili contenziosi, inoltre l’indennità è defiscalizzata per i primi nove mesi. «Il lavoratore avrà il 50% della cassa residua - spiega Del Conte - ipotizzando che venga ricollocato dopo 6 mesi, potendo beneficare ancora di 18 mesi di Cigs, si metterà in tasca l’equivalente di 9 mensilità di Cigs. In più il lavoratore prenderà lo stipendio dalla nuova impresa che, a sua volta beneficerà dell’agevolazione fiscale già prevista per chi assume dalle liste di mobilità, ovvero dello sgravio contributivo di 18 mesi al 50% per chi assume i ricollocati. Il vantaggio va anche al vecchio datore di lavoro che ha interesse a smaltire lista lavoratori in esubero prima di arrivare ai licenziamenti collettivi».

Come funziona l’assegno di ricollocazione per i lavoratori in Cigs
L’assegno ricollocazione viene pagato al centro per l’impiego o all’agenzia privata accreditata solo a ricollocazione effettuata, e va da 500 euro (250 euro al Sud sotto i 3 mesi di assunzione) a 5mila euro (alla stipula di un contratto di almeno 12 mesi), a seconda della complessità della situazione. Con la novità introdotta dalla legge di Bilancio, nel frattempo il lavoratore prende la Cigs e viene coinvolto attivamente nella ricerca del nuovo posto di lavoro (un tutor lo segue nella profilazione, nella compilazione del Cv). Sono disponibili 200 milioni per il 2018, finanziati in larga parte dal raddoppio del contributo a carico dell’azienda per i licenziamenti collettivi.

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