Secondo i suoi calcoli la flat tax al 15 per cento vale 95 miliardi di euro mentre al 20 per cento costerebbe 57 miliardi di euro. «Dove li troviamo questi soldi? Il professor Marattin ha spiegato che queste coperture non esistono». Il segretario del Pd Matteo Renzi intervistato stamani a Radio Anch'io attacca frontalmente la proposta messa in campo dal centrodestra sul fronte fiscale. «Il Pd non ha effetti speciali da offrire. Noi diciamo che bisogna continuare a ridurre le tasse, perché la direzione del Paese la metti in salvo non sparando numeri a caso» ma avendo «credibilità, cosa che Brunetta sinceramente non credo possegga in quantità industriale».
«Se promessi mari-monti tornano spread e Monti»
Il rischio spread viene sintetizzato ai microfoni con una battuta: promettendo mari e monti, alla fine arriva Mario Monti. «In questa campagna elettorale c'è chi la fa sulle promesse e chi sui risultati. È una strategia azzardata la nostra, farla sui risultati». Il debito pubblico è passato «dal 102 per cento» sul Pil «dai tempi del governo Prodi, al 132 per cento del governo Monti-Letta». «Una cifra enorme», fa notare l’ex premier, secondo cui la riduzione del prodotto interno «non l'ha fatta il Pd ma i governi precedenti».
«Oggi divisioni a destra, non tra me e Gentiloni»
Problemi dall'endorsement di Macron e Gentiloni? «Chi ritiene ci siano problemi interni al Pd ha sbagliato lettura dei giornali». Per il segretario dem fino a qualche settimana fa si parlava parlavate di divisioni nel partito ma «oggi la situazione è del tutto diversa», «ora ci permettiamo il lusso di viaggiare tutti insieme con Gentiloni e ministri, mentre finalmente il campo delle divisioni è presidiato dal centrodestra, a partire dalle divisioni tra Salvini e Maroni. Non c'è nessuna divisione tra me e Gentiloni né con nessun altro leader del Pd. Certo se ci fossimo presentati da subito uniti sui contenuti, ora sarebbe diverso».
«Sarebbe positiva intesa nelle Regioni»
Diranno l’ultima parola oggi le assemblee dei movimenti di Lazio e Lombardia sulle alleanze a sinistra per le elezioni nelle due Regioni. Se un accordo per quanto riguarda Nicola Zingaretti sembra vicino nel Lazio, in Lombardia pesano veti sul renziano Giorgio Gori che ieri ha lanciato un appello a LeU per l'unità del centrosinistra. «Sul nazionale non c'è l'accordo. Lombardia e Lazio sono due elezioni regionali, se c'è l'alleanza è un fatto positivo. Ma non sono in grado di decidere, influenzare o valutare su un partito che notoriamente non mi ama», chiosa Renzi a Radio Anch'io. «Se mi chiede una previsione sul partito di D'Alema, ha scelto il commentatore sbagliato. Non entro nell'assemblea di un partito che non è il nostro. Rispetto le scelte ricordando che se fossi lombardo voterei Gori, se fossi del Lazio voterei Zingaretti».
Brunetta (Forza Italia): flat tax è misura rivoluzionaria
Ma il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Renato Brunetta respinge alla radice le critiche di Renzi sulla proposta nel programma elettorale del centrodestra. «L'ex premier spara numeri a casaccio e senza una neppur minima conoscenza dell'argomento al quale goffamente si affianca. Nel programma del centrodestra unito la flat tax è totalmente coperta in modo serio e strutturale. Sarà una misura rivoluzionaria che rilancerà il Paese dopo i disastri del governo dei mille giorni, e ridarà speranza ai cittadini italiani».
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