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Nella crisi del calcio italiano resta a galla solo Tavecchio

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le ombre sul sistema-pallone

Nella crisi del calcio italiano resta a galla solo Tavecchio

Il commissario della Lega Serie A, Carlo Tavecchio (Ansa)
Il commissario della Lega Serie A, Carlo Tavecchio (Ansa)

Dalla mancata qualificazione a Russia 2018 al mancato accordo per la cessione dei diritti televisivi, che per il triennio 2019-2021 rimangono ancora in ballo e costringono in queste ore la Lega a trattare privatamente per trovare una soluzione che possa mantenere alti gli standard economici del calcio italiano, quanto mai dipendente dai soldi delle televisioni.
Una catastrofe che coinvolge tutto il sistema, dai livelli più alti alle società di seconda serie, in un'escalation che getta sempre più ombre sul pallone italiano.

L'onta di Italia-Svezia doveva servire a dare il via libera ad un repulisti generale, ma sembra quasi che a pagare siano stati solo i tifosi, rimasti senza un Mondiale per la prima volta in sessant'anni: Ventura ha ottenuto la buonuscita per l’esonero dopo il fallimento delle qualificazioni e Tavecchio, persa la poltrona federale, potrebbe tornare alla carica come presidente di Lega, della quale al momento è (tuttora) commissario. È lui il candidato numero uno alle elezioni, tra club in perenne trattativa e sollecitazioni da parte del Coni, che chiede in fretta di concludere la fase del commissariamento. I club di Serie A, attorno al nome dell'ex presidente federale da sempre vicino alle posizioni di Claudio Lotito, sembrano aver trovato un'intesa, con la contropartita per l'ala più riformista dell'insediamento di Javier Tebas come amministratore delegato.

L'attuale numero uno della Liga spagnola avrebbe un ruolo chiave nell'inserimento di Mediapro nell'asta per la cessione dei diritti televisivi. Quell'asta disertata da Mediaset alla prima battuta e per la quale le offerte presentate pochi giorni fa non hanno raggiunto la base prevista di un miliardo e 50 milioni. Le offerte depositate da Sky, Mediaset e Tim non hanno superato complessivamente la soglia degli 800 milioni. Una situazione che vede la Lega pronta a trattare privatamente la cessione dei singoli pacchetti, con l'intermediario di Barcellona (già detentore dei diritti televisivi della Liga all'estero e di parte dei diritti interni, nonché della Champions League in Spagna) pronto a “salvare” il calcio italiano dall'emergenza grazie a un plafond di 990 milioni . Non sarebbe manna dal cielo, ma quantomeno si potrebbe evitare una seconda catastrofe, dopo quella sportiva. Perché, e lo dimostrano sempre più i conti delle varie società, i soldi delle televisioni sono fondamentali per tutti. A partire da quei club che stanno vivendo un periodo di appannamento ad alti livelli, come la Roma chiamata a cedere pezzi pregiati, o il Milan della transizione post-Berlusconi.

Il club capitolino ha sforato i paletti del fair play finanziario e per rientrare negli accordi siglati con la Uefa in ottica risanamento ha già dovuto provvedere con le cessioni di Salah e Paredes, ma evidentemente non è bastato. Adesso, prima del 30 giugno, è necessario rimpinguare le plusvalenze per chiudere l'esercizio in linea con i parametri dettati dal massimo organo calcistico europeo: Dzeko al Chelsea o Nainggolan in Cina sono due dei “sacrifici” che il club di Pallotta potrebbe ritrovarsi ad effettuare già in questo mese, con la squadra ancora in corsa in Champions League e a due punti dal quarto posto in campionato.

Quel quarto posto che garantirebbe la presenza, anche nella prossima stagione, nel principale torneo continentale, con tutto quello che ne consegue in termini economici. Conseguenze che conosce benissimo il Milan, il cui mercato faraonico in estate era stato dettato proprio dalla necessità di tornare il prima possibile in Champions League, competizione alla quale manca dal 2014. Un'assenza prolungata che ha avuto effetti devastanti sulle casse societarie, tant'è che i rossoneri per la prima volta da quando viene stilata la Football Money League di Deloitte sono fuori dalla top 20 dei club europei per fatturato. Il Milan, che per anni è stato addirittura nel podio, oggi non vale una squadra di metà classifica della Premier League. E le prospettive per la prossima stagione non sono certo rosee. La richiesta di voluntary agreement per quanto riguarda il fair play finanziario non è stata accolta e in primavera sono attese le prime decisioni per ciò che concerne i settlement agreements, che potrebbero portare a sanzioni e, come già accaduto per Roma e Inter, a paletti di spesa da rispettare in vista delle prossime sessioni di mercato.

Lo specchio di come va avanti il calcio italiano, dai livelli più alti a quelli minori, dove in Serie B e Lega Pro ci si alterna tra istanze di fallimento (col Palermo in lotta contro la Procura e con altre società, come Modena e Vicenza, già dichiarate fallite) e arresti: a Foggia il ritorno tra i cadetti dopo anni di inseguimento della categoria è stato vissuto come un sogno, ma il campionato altalenante dei satanelli e le accuse di riciclaggio rivolte al patron Sannella stanno gettando nel panico un'intera piazza. A dicembre era stato arrestato il vicepresidente Curci, adesso è toccato al numero uno del club foggiano, per il quale è stato chiesto il commissariamento. Parola fin troppo comune, nel calcio italiano del 2018.

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