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CsC Confindustria: sostenibilità driver dello sviluppo globale

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le assise di verona

CsC Confindustria: sostenibilità driver dello sviluppo globale

La sostenibilità vale la candela? È l’interrogativo da cui muove il report del Centro studi di Confindustria “Le sostenibili carte dell’Italia”, presentato oggi da Luca Paolazzi nell’ambito delle Assise generali di Confindustria a Verona. Innanzitutto si parte dalla definizione di sostenibilità: «È la condizione di uno sviluppo - sottolinea il report - in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future di realizzare i propri». Poi la pancia del Paese: per gli italiani la sostenibilità è innanzitutto ambientale (61%), economica (25%) e sociale (10%). «Se il mondo punta sulla sostenibilità, l’Italia deve fare altrettanto, pena trovarsi spiazzata e perdere terreno anche nella competitività, che molto si gioca sul piano della reputazione» si legge nel report. Per vincere la sfida della sostenibilità «l’Italia ha tre assi da giocare: il territorio, il patrimonio culturale e gli imprenditori».

LA SOSTENIBILITÀ PER GLI ITALIANI È…
Dati in % (Fonte: indagine IPSOS per CSC, Sostenibilità e Cultura, 2017)

Un business che attrae finanziamenti
La sostenibilità, sottolinea il report, è un driver per lo sviluppo globale, è un business e attrae finanziamenti. Il mondo punta alla sostenibilità, sottolinea lo studio, ricordando l’adozione nel 2015 dei 17 obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030 da parte di 193 paesi membri dell’Onu. Lo sviluppo sostenibile è diventato una priorità assoluta anche per la Cina che in passato, sottolinea lo studio, aveva rivendicato «il diritto a inquinare».

Le tre regole d’oro
Lo studio segnala che la condizione si realizza quando la crescita economica rispetta 3 regole d’oro. La prima regola è l’economia in equilibrio(nonostante il debito sia al top nel mondo, la disoccupazione è alta ma migliora), la seconda è in equilibrio con l’ambiente (c’è molto da lavorare se si considera la dinamica della temperatura terrestre), la terza è il mantenimento dell’equilibrio sociale (l’ultima fase della globalizzazione ha accentuato le disuguaglianze, come si vede dall’andamento dei redditi: altissima crescita per l’1% della popolazione).

I DUE LIMITI CRUCIALI DELLA CRESCITA
(Fonte: Le sostenibili carte dell'Italia/Giovannini)

Nuove tecnologie rapide e incalzanti
È necessario cercare nuovi modelli di sviluppo in un mondo dove le nuove tecnologie sono sempre più rapide e incalzanti, le conseguenze sul lavoro sono ancora difficili da indicare, ma la relazione uomo-macchina alimenta ansia e paura e aumenta le incertezze. La disuguaglianza crescente riguarda anche i saperi e le competenze e la capacità di apprendimento e di adattamento fanno da spartiacque fra chi coglie le opportunità di cambiamento e chi le subisce. A questo si aggiuge il fatto che l’invecchiamento della popolazione avanza a passo spedito. Una quota crescente degli investimenti finanziari mondiali si è diretta verso impieghi in settori e imprese sostenibili. Un dato importante: alla fine del 2015 tale quota era del 26%, per un totale di quasi 23mila miliardi di dollari, in aumento del 25%rispetto a due anni prima.

I tre assi da giocare dell’Italia
Dunque, come anticipato sopra, l'Italia ha tre carte, tre assi da giocare: il territorio, inteso come paesaggio e deposito di saperi e competenze; il patrimonio culturale, come attrazione turistica e soprattutto fonte inesauribile di creatività; gli imprenditori, attivatori dello sviluppo e traghettatori verso il futuro.

Dai distretti industriali all’economia circolare, i punti di forza del territorio
Nel territorio i distretti industriali sono ancora una grande risorsa anche se hanno bisogno di aprirsi e reinventarsi; i territori periferici, se inclusi nelle strategie di sviluppo, rappresentano un'opportunità; l'economia circolare deve essere applicata più diffusamente, anche ai saperi; la rigenerazione di territori, infrastrutture e città, grandi e piccole, produce occupazione e reddito.

La cultura genera valore economico
Sul fronte della cultura l'Italia nel mondo è reputata il Belpaese, non solo per i paesaggi e per il patrimonio culturale ma anche grazie a un'industria che sa usare la bellezza come materia prima. «Questa creatività - sottolinea lo studio - questa capacità di coniugare l'innovazione con saperi antichi, costituiscono un punto di forza dell'Italia e possono distinguerci se miscelate con le nuove tecnologie». Se la cultura si interfaccia con altre filiere produttive, perché nell'economia della conoscenza la produzione di contenuti è la materia prima che genera il valore economico.

Gli imprenditori motore dell’innovazione
Fondamentale il ruolo degli imprenditori e delle imprese per le sfide della sostenibilità. Forniscono «un'inesauribile spinta all'innovazione. Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, non solo ambientale, dipende dalle loro scelte di cosa e come produrre (con quali tecnologie e con quali organizzazioni)», ricorda lo studio. Sono le imprese manifatturiere ad avere una maggiore propensione a innovare: in Italia fanno il 70% della spesa privata in ricerca e sviluppo.E ha ricordato che in Italia un lavoratore su 5 è intraprendente. Per il 91% degli italiani la cultura è una «priorità per lo sviluppo sostenibile». Sono consapevoli che con la cultura «si mangia» e «si rilanciano i territori». Sono divisi su come gestire la risorsa cultura - paesaggio - patrimonio culturale, ma convergono sulla “tutela” di paesaggio e patrimonio culturale.

Puntare agli obiettivi di Agenda 2030
Sul fronte delle mosse della politica bisogna adottare una cabina di regia nazionale; fissando tappe intermedie per misurare i progressi; includendo ricerca e innovazione tra gli indicatori Bes utilizzati per la programmazione di finanza pubblica; rafforzando i servizi essenziali per le aree interne attraverso la Snai; intensificando le azioni nel Mezzogiorno. Fare della cultura un vero motore di sviluppo: svolgendo continue azioni di sensibilizzazione e divulgazione per superare le divergenze di opinione; promuovendo la partecipazione operosa della popolazione alle attività artistiche e creative; agevolando il coinvolgimento delle imprese nelle attività culturali.

AGENDA 2030: 17 OBIETTIVI E 169 TARGET

Fare leva sul turismo per creare benessere
E, ancora, fare leva sul turismo per creare benessere: esaltandone il ruolo di ambasciatore del made in Italy;  innalzandone la qualità e la sostenibilità; riequilibrando i flussi fra grandi attrattori e centri minori. Sul fronte delle associazioni e degli associati è necessario spiegare con lo storytelling come la sostenibilità sia un driver e un business; promuovendo la rendicontazione integrata e le società benefit; diffondendo l'economia circolare; creando un advisory board per la sostenibilità. Realizzando missioni per apprendere le best practice sulla sostenibilità adottate all'estero; mettendo a disposizione delle Pmi strumenti di valutazione pratici della sostenibilità; formando su come reinventare in ambito digitale produzioni e relazioni e creando laboratori.

Le cinque onde della trasformazione
Le imprese devono cavalcare le cinque grandi onde della trasformazione in corso (networking, automazione, globalizzazione, worldmaking, ri-personalizzazione). Ma anche miscelare i saperi tradizionali con quelli digitali e promuovere presso il consumatore finale la qualità anche dei prodotti intermedi italiani. La responsabilità della sostenibilità coinvolge l'intera società italiana. «Occorre una strategia complessiva dell'intero Paese - conclude lo studio - che è chiamato ad affrontare, con spirito imprenditoriale finalmente consapevole, la riconciliazione della crescita economica, dell'equilibrio ambientale e dell'equità. Insomma, della sostenibilità a tutto tondo».

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