Diplomazia olimpica: 10. Chiariamo subito: chi spera che da oggi scatti il disarmo nucleare con la Corea del Nord rimarrà certo deluso. E ingenuo sarebbe anche aspettarsi miracoli sui tempi brevi. Ma siamo tra quelli che pensano che l’incontro tra Nord e Sud propiziato dall’appuntamento olimpico possa dare, e anzi abbia già dato, qualche frutto significativo. Insomma, la diplomazia dello sport la sua parte l’ha fatta e continuerà a farla. Spetta ora ai grandi leader mondiali non disperdere quanto fatto sulla strada verso PyeongChang.
Marit Bjoergen: 10 e lode. Nell’Olimpiade delle donne, la eleggiamo a regina (seppur in coabitazione). La più medagliata nella storia dei Gioch invernali con 15 podi di cui cinque solo in questa edizione con due ori, uno in staffetta e uno da sola. Medaglie che consentono alla quasi 38enne norvegese di eguagliare per numero di titoli il biatleta connazionale Ole Einar Bjoerndalen. Ma la Bjoergen lo precede però nel medagliere ristretto dei plurimedagliati, come sta davanti anche all’ex fondista Bjoern Daehlie. Eccoli nell’ordine: Bjoergen: 8-4-3, Bjoerndalen 8-4-1, Daehlie 8-4-0. Il trionfo conclusivo, nella 30 chilometri a tecnica classica arriva dopo i complimenti del presidente del Cio, Thomas Bach.
Ester Ledecka: 10 e lode. Bis d’oro in due sport diversi per la ceca Ester Ledecka e automatico ingresso nella leggenda. La 22enne atleta originaria di Praga, dopo aver trionfato a sorpresa nel superG, ha conquistato anche lo slalom gigante parallelo dello snowboard (che poi sarebbe il suo vero sport...). Doppietta inattesa (in virtù proprio del successo nello sci alpino) che regala stupore ma anche un pizzico di romanticismo, riportando indietro le lancette dell’orologio ai tempi di uno sport polivalente e meno iper-specializzato.
Marcel Hirscher: 8. Certo, getta al vento l’oro nello slalom che sembrava suo per diritto divino. Ma riesce a sfatare la sua personalissima maledizione olimpica, conquistando combinata e gigante, per una splendida doppietta d’oro. E adesso, con animo ancor più leggero, potrà con calma inanellare altre coppe del mondo, titoli mondiali, allori olimpici…
Michaela Shiffrin: 5. Come fai a bocciare la fenomenale americana che a 23 anni porta a casa – vincendo il gigante – il suo secondo oro olimpico in carriera? Vero, ma le aspettative erano ben altre, tanto che l’americanina caricata a pallettoni da mamma Eleen aveva preannunciato di voler trionfare in tutte e cinque le specialità. Invece un solo oro (per carità, ce l’avesse al collo Manuela Moelgg, che dopo la prima manche del gigante era davanti a tutte…). Sembra che il meccanismo perfetto ma pur infernale che ha portato sin qui la Shiffrin a dominare,cominci a battere in testa. Nella speranza che a pagare dazio non sia – oltre alla campionessa – anche la Michaela-donna.
Sofia Goggia: 9,5. Perché non 10? Perché, visto lo stato di forma psico-fisico della bergamasca, quell’11esimo posto del superG grida vendetta. Ma non si può aver tutto dalla vita e allora godiamoci lo splendido trionfo in discesa libera della orobica, sorella d’oro dell’amica del cuore Moioli. A Pechino Sofia avrà ancora 29 anni: il tempo per far (anche) meglio c’è tutto.
Sci maschile Italia: 5. Non siamo più severi, perché forse la spedizione maschile è stata accompagnata da aspettative eccessive. Vero che gli uomini-jet avevano i numeri e il palmares per salire sul podio, ma del resto il quarto posto di Paris e il sesto di Fill in discesa ne sono appunto la conferma e ottenuti in Coppa sarebbero considerati piazzamenti accettabili. Ma ai Giochi si sa conta solo il podio. Altro discorso sono le specialità tecniche, dove abbiamo inanellato illusioni (vedi le prime manche di Tonetti nel gigante e Manfred Moellg in speciale), più che prestazioni. Ma, anche in questo caso, l’eccezione sarebbe stata la medaglia, quel che è stato, invece, è stata la conferma della regola già prefigurata dai modesti piazzamenti nella stagione di Coppa del Mondo.
Arianna Fontana e Michela Moioli: 10. Splendide, per grinta, determinazione, volontà. La valtellinese sventola il tricolore nel cielo di PyeongChang, poi comincia a duellare nel diabolico anello dello short track e riporta a casa il 30% delle nostre medaglie: un oro, un argento e il bronzo della staffetta, otto medaglie in quattro Olimpiadi. Fenomenale. Michela è finalmente puntuale a quell’appuntamento con l’oro rimandato da un urlo di dolore durante la finale dello snowboard cross a Sochi, quando il ginocchio sinistro fece crack mentre l’azzurra era in corsa per il podio. Ma, ancor più della medaglia, restano negli occhi i suoi sorrisi e la sua incredibile energia positiva.
Nicola Tumolero: 7. Il suo bronzo sui 10mila di pattinaggio di velocità è storico, perché ci lascia finalmente immaginare un futuro dopo le gesta di Enrico Fabris (che ora è tra i suoi tecnici, e di cui è vicino di casa a Roana) a Torino2006. Peccato per l’infortunio nella staffetta che gli farà perdere l’ultima parte della stagione.
Biathlon azzurro: 6. Arrivano due bronzi, con Windisch nello sprint e nella staffetta mista. Bilancio buono, si dirà, ed è innegabile, ma anche in questo caso le aspettative erano più alte, e con motivazioni legittime. Abbiamo sofferto sempre al poligono (in particolare la Wierer, voto: 5) ma gelo, vento e neve c’erano pure per i nostri avversari che hanno sbagliato molto, molto meno.
Pattinaggio artistico azzurro: 7. Primi tra gli umani, gli azzurri. Orgogliosa ed elegante Carolina Kostner, incantevoli Marchei–Hotarek e Cappellini-Lanotte, tanto che il quarto posto nella prova a squadre ci sta ragionevolmente stretto. Li aspettiamo per applaudirli dal vivo agli imminenti Mondiali di Milano.
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