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prove di convergenze programmatiche

«Reddito di avviamento al lavoro»: la risposta della Lega al reddito di cittadinanza M5S

Si chiama «reddito di avviamento al lavoro» ed è la risposta della Lega al reddito di cittadinanza del Movimento Cinque Stelle: non un assegno, ma un prestito a tempo che il cittadino si impegna a restituire. La mossa del Carroccio, che arriva dopo una lunga gestazione e tanti tentennamenti, ha una doppia valenza politica: può favorire eventuali convergenze programmatiche di governo, ma può anche tornare utile per contendere consensi al M5S in caso di un rapido ritorno al voto.

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Un prestito, non un assegno
Era stato Matteo Salvini, ospite di Domenica Live tre giorni fa, ad anticipare la svolta, pur marcando la differenza: «Loro vogliono dare 6-700 euro a chi sta a casa, noi ridurre le tasse a chi lavora. Se uno è in difficoltà, posso dargli un prestito per aiutarlo a trovare lavoro». Esattamente questo prevede la proposta del Carroccio, messa a punto dal neosenatore Armando Siri: un reddito di 750 euro mensili per i disoccupati sotto la soglia di povertà erogato per tre anni sotto forma di «prestito» a tasso zero da Poste e dal sistema bancario con garanzia Cdp. In cambio si pretende dal beneficiario l’obbligo di iscriversi ai centri per l’impiego e di accettare la prima offerta di lavoro (nel caso del reddito di cittadinanza M5S, che in realtà è un reddito minimo condizionato, l’assegno vienerevocato dopo tre “no”). La platea è pressappoco la stessa prevista dai Cinque Stelle: quei 9 milioni di italiani che vivono con meno di 9.360 euro l’anno.

Costi stimati in 11,5 miliardi
Secondo lo schema elaborato dal Carroccio, per il primo anno il 50% del capitale erogato è a carico dello Stato, quota che scende al 30% il secondo anno: il terzo anno è interamente a carico del beneficiario. Durante il periodo di erogazione del contributo il cittadino non ha alcun onere di rimborsarlo. La sua quota parte rappresenta per Poste e per le banche un credito d’imposta, che gli istituti potranno usare per ripagare Cdp. Quando invece il beneficiario trova lavoro e raggiunge l’autonomia finanziaria (da solo oppure accettando l’offerta dei centri per l’impiego) scatta il piano di restituzione, che può durare al massimo 20 anni e che avviene attraverso una trattenuta sul reddito percepito, entro una percentuale massima da definire. «Se si usa il beneficio integralmente per tre anni la rata sarà di circa 75 euro al mese», chiarisce Siri. Il costo stimato della misura è di 11,5 miliardi complessivi: 7 il primo anno e 4,5 il secondo. Per diluire l’impatto in termini di gettito la Lega ipotizza il recupero del contributo pubblico sotto forma di credito d’imposta in 20 anni per 575 milioni l’anno.

«Neutralizzato il rischio di condotte parassitarie»
Il Carroccio ci tiene a sottolineare come il reddito di avviamento al lavoro non abbia nulla di assistenzialista. Spiega il senatore: «Nella nostra visione lo Stato interviene ad aiutare temporaneamente chi vive una condizione di disagio, impegnandosi a spingere per l’occupazione e la ripresa dei consumi, con la flat tax e un solido programma di investimenti pubblici. Ma il cittadino è responsabilizzato. La nostra proposta neutralizza il rischio di condotte parassitarie e di disincentivo al lavoro». Quello che dai critici è considerato il peggior difetto del reddito minimo pentastellato.

Sintonia piena sulla riforma dei centri per l’impiego
Un punto, però, accomuna le due proposte: la necessità di riformare i centri per l’impiego, ritenuta la premessa indispensabile per qualunque forma di sostegno ai disoccupati. Nel programma Cinque Stelle, la riforma delle politiche attive rappresenta la prima gamba del reddito di cittadinanza e vale 2,1 miliardi su 17 complessivi. Per la Lega nulla osta a partire da lì, anzi. La sintonia su questo punto è piena.

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