Roberto Fico presidente della Camera, lei eletto questore anziano. Una tenaglia per aggredire i costi di Montecitorio?
Anzitutto è un grande onore ricoprire incarichi istituzionali così importanti, non solo si riconosce il nostro peso specifico ma si coglie anche il significato politico del voto dei cittadini. Già dalla scorsa legislatura il M5S ha lavorato per ridurre le spese della Camera che ora, grazie soprattutto al nostro impegno, costa 270 milioni l’anno in meno. Il taglio degli affitti d’oro, dei rimborsi di viaggio o dell’assicurazione degli ex deputati sono solo alcuni dei risultati che abbiamo ottenuto come forza di opposizione. Ora l’Ufficio di presidenza e il collegio dei questori lavoreranno nell’ottica di razionalizzare i costi della Camera per renderla più efficiente e avvicinarla ai cittadini.
Ci spiega i vostri piani? Il bilancio della Camera ammonta a 956 milioni e per il 2018 si stima un aumento di altri 12 milioni...
Da sempre il M5S sostiene che vadano anzitutto ridimensionate le spese per i deputati che in totale, tra indennità, benefit e rimborsi, ammontano a circa 280 milioni. Anche le spese generali di funzionamento della Camera, che superano i 200 milioni, andranno vagliate con attenzione per eliminare ogni possibile spreco. Prima di tutto, però, c’è il tema dei vitalizi.
Si riparte dal Ddl Richetti?
Nella scorsa legislatura si è arenato in Senato. Evidentemente il percorso politico che si è scelto di seguire andrà totalmente ripensato. Il M5S intende affrontare il tema dei vitalizi con una delibera in Ufficio di presidenza, sicuraInterverreno sui mente uno strumento più incisivo. D’altronde è questa la sede prescelta già dal 2012 con la riforma del sistema contributivo. Ad oggi sono in pagamento 2.600 vitalizi per un totale di 190 milioni l’anno. Come questore anziano sottoporrò da subito al collegio la necessità di intervenire di concerto con l’Ufficio di presidenza. Tutte le forze politiche si sono impegnate in tal senso: confidiamo che si passi subito ai fatti.
Le nomine in Parlamento hanno creato tensione con il Pd. È un prezzo accettabile?
Il M5S ha cercato il dialogo con le forze politiche con l’obiettivo di assicurare rappresentanza a tutti. Abbiamo rinunciato a due vicepresidenti pur di garantire il rispetto di questo principio ma purtroppo da parte del Pd c’è stato un atteggiamento di chiusura. Noi continueremo a essere responsabili.
Il primo atto di Fico da presidente è stata la rinuncia all’indennità di funzione. Si interverrà sui trattamenti economici dei parlamentari che nel 2018 dovrebbero costare 144 milioni?
Tutti i parlamentari del M5S che ricoprono cariche istituzionali rinunciano alle indennità di funzione, io stesso rinuncerò a 3.117 euro al mese come questore, ben 187mila euro in cinque anni. Sono molte le voci che si possono tagliare e ci faremo promotori di interventi mirati che diano il segno tangibile della svolta impressa alla politica con il voto del 4 marzo.
Per i dipendenti si spendono 175 milioni. Si taglierà ancora? E l’Ufficio di presidenza sbloccherà il concorso previsto per assumere altro personale?
La politica ha il compito di dare il buon esempio. Anche sul fronte dei costi dei dipendenti sarà necessario intervenire per ridurre le voci di spesa che, peraltro, già erano state individuate su nostro impulso dall’Ufficio di presidenza uscente. Quanto alle nuove assunzioni bisognerà anzitutto procedere ad una ricognizione del personale per avere un quadro più coerente della situazione attuale.
Ai gruppi le spese sono state tagliate del 10,7%. Arriveranno mannaie più consistenti?
Nella scorsa legislatura il tema è stato affrontato, ora la questione si dovrà approfondire per individuare ulteriori margini di riduzione, pur nel rispetto delle esigenze di funzionamento. Siamo consapevoli della necessità di tagliare gli sprechi della politica senza per questo incidere sui costi della democrazia.
Voi parlamentari M5S avete rinunciato a parte di stipendi e diarie e continuerete a farlo. Come pensate di evitare nuove “rimborsopoli”?
Con le nostre restituzioni sono state finanziate oltre 7mila imprese generando ben 16mila posti di lavoro. Siamo orgogliosi di aver finanziato il microcredito alle Pmi che rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Continueremo a rinunciare alle eccedenze introducendo maggiori meccanismi di controllo, ma resta un dato di fatto: le istituzioni possono essere più sobrie ed efficienti, serve solo la volontà politica.
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