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Migranti, in crescita i permessi di soggiorno per protezione umanitaria

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nel mirino del centrodestra in campagna elettorale

Migranti, in crescita i permessi di soggiorno per protezione umanitaria

L’abolizione del permesso di soggiorno per protezione umanitaria è un tema sul quale il centrodestra ha sempre marciato compatto. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia in campagna elettorale si sono detti tutti d’accordo nel promettere l’abolizione di questa forma residuale di protezione per quanti, in base all’esame della commissione territoriale competente alla quale il migrante ha presentato domanda di asilo politico, non hanno diritto al riconoscimento dello status di rifugiato, sicché «se non hanno i requisiti (per l’asilo politico, ndr) devono tornare a casa loro». I dati del Viminale segnalano però una crescita costante di questi permessi. Ai 1.446 rilasciati a dicembre 2017 (25% del totale delle domande esaminate), hanno fatto seguito i 1.825 di gennaio e i 1.821 di febbraio, con una percentuale aumentata al 28% del totale. Il tutto, sempre nel primo bimestre dell’anno, a fronte di un 60-62%% di domande respinte e di una quota di domande d’asilo accolte attorno al 6-7%.

Trend in crescita
Lo scorso anno, su un totale definitivo di 81.527 domande esaminate, la protezione umanitaria è stata riconosciuta a 20.166 richiedenti asilo (il 25% del totale dei richiedenti asilo). Circa 47mila istanze (ossia il 58%) sono state respinte. In 6.827 casi è stato concesso lo status di rifugiato e in altri 6.880 (sempre 8%) la protezione sussidiaria. I dati del 2016 sulla protezione umanitaria erano stati ancora più contenuti. I permessi di soggiorno erano stati 18.979 (21% del totale).

La sentenza della Cassazione
E il trend in crescita potrebbe continuare nei prossimi mesi secondo l’avvocato Nazzareno Zorzella dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) . «Un’importante sentenza della Cassazione dello scorso febbraio, la 4445/2018 ha definito meglio i confini della protezione umanitaria - spiega Zorzella - consentendo di fatto di allargare le maglie della sua concessione». La Cassazione ha stabilito infatti che l’integrazione sociale è uno dei motivi che concorrono a determinare la situazione di vulnerabilità personale rilevante ai fini del riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari. E in particolare va fatta una «valutazione comparativa per verificare se il rimpatrio possa determinare la privazione della titolarità e dell’esercizio dei diritti umani, al di sotto del nucleo costitutivo dello statuto della dignità personale, in comparazione con la situazione d'integrazione raggiunta nel paese di accoglienza».

Cosa è il permesso per motivi umanitari
La protezione umanitaria è una forma residuale di protezione per quanti, in base all’esame della commissione territoriale competente alla quale il migrante ha presentato domanda di asilo politico, non hanno diritto a una forma di protezione internazionale (status di rifugiato o protezione sussidiaria) ma si ritiene abbiano comunque diritto a una forma di tutela. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari viene rilasciato dal questore a seguito di raccomandazione della Commissione territoriale qualora ricorrano “seri motivi” di carattere umanitario come ad esempio motivi di salute o di età, oppure vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, vittime di carestie o disastri ambientali o naturali. Ha una durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro. Si tratta di un titolo di soggiorno previsto dall'ordinamento giuridico italiano che dunque non ha un proprio esplicito fondamento nell’obbligo di adeguamento a norme internazionali o dell’Unione europea.


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