Il successo è arrivato con una piuma, anzi con molte piume, quelle del mosaico in ceramica e porcellana Plumage presentato nel 2016 al Fuorisalone per Bottega Nove. Il progetto ha letteralmente messo le ali alla carriera della designer originaria di Pordenone, architetto di formazione e attiva con il suo brand, Attico Design, già dal 2010. Muovendosi con grazia tra artigianato, arte e design, Cristina Celestino da emergente si è trasformata in breve in uno dei più corteggiati talenti del made in Italy, con collaborazioni importanti come quella con Fendi, Sergio Rossi e Gebrüder Thonet Vienna.
Nei suoi progetti c’è spesso un sentimento rétro filtrato da uno sguardo contemporaneo. Qual è il punto di equilibrio tra passato e futuro?
Molto spesso mi ispiro a oggetti comuni del passato, come una toeletta che ho proposto nel 2013, o come i tavoli Caryllon, che Gebrüder Thonet Vienna presenta in questi giorni al Salone. Sono oggetti derivati da quelle scatole delle meraviglie che sono i carillon, con coperchi superdecorati con intarsi. C’è spesso un rimando, se non a degli elementi storici, a un immaginario comune. Poi giocando con un linguaggio più contemporaneo l’oggetto acquista una dimensione surreale e fuori dal tempo.
Come si accosta a un nuovo progetto?
Prima di affrontare nuovi progetti mi sforzo sempre di studiare il brand e il materiale con cui mi appresto a lavorare. Tornando a Thonet, per esempio, era indispensabile utilizzare il legno curvato e ho ripreso il profilo a sezione quadrata che è poi quello dei bellissimi progetti di Otto Wagner per la casa viennese. La stessa cosa mi è capitata con Fornace Brioni, di cui curo anche la direzione creativa. Sono partita dall'approfondire che cosa fosse il cotto e a scoprirne tutte le potenzialità.
Uno dei tratti distintivi del suo lavoro è l’uso del colore. Come e quando nasce la scelta cromatica degli oggetti che disegna?
Quasi sempre il colore nasce con il progetto. Penso al tema del cotto di Giardino all’Italiana, la prima collezione che ho curato per Fornace Brioni. Anche in quel caso il colore c'era fin dall'inizio. Il punto di partenza è stato la scoperta del cotto variegato, tradizionale dell'edilizia lombarda del Cinquecento, un materiale coloratissimo ed estremamente contemporaneo.
Altri progetti al Salone?
In fiera solo Thonet, poi a Milano il Tram Corallo, che gira in questi giorni per il Brera Design District, e la boutique di Sergio Rossi, in via Montenapoleone, dove ho curato gli interni e aggiunto pezzi alla collezione di arredi che avevo realizzato per lo store di Parigi. In particolare, ho disegnato uno chandellier molto importante che ha realizzato Flos, poi la poltroncina Separé per Nilufar e Giardino delle Delizie, la nuova collezione per Fornace Brioni.
Qual è secondo lei lo stato di salute del Made in Italy?
Penso che la crisi abbia un po’ scremato e che quelle che stanno lavorando bene adesso siano brave aziende, belle realtà che hanno saputo resistere in tempi difficili. Abbiamo un indotto di artigiani e aziende che è formidabile.
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