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L’altalena delle previsioni sul Pil: dall’Ocse all’Ue…

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def ottimista all’1,5%

L’altalena delle previsioni sul Pil: dall’Ocse all’Ue prevale la cautela

È stato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a confermare anche per quest’anno una crescita del Pil uguale a quella dell’anno scorso: +1,5%. Presentando il Def Padoan ha parlato di una cifra che riflette un «atteggiamento prudenziale» di quello che l’economia può produrre. Un aggettivo che evoca la cautela ricordata dai principali organismi nazionali e internazionali e centri studi che negli ultimi mesi per il futuro del nostro Pil parlano tutti di «crescita «moderata» o a «ritmi inferiori» se non addirittura di «rallentamento». Mettendo in fila tutte le più recenti previsioni una buona metà scende infatti sotto la soglia dell’1,5% per quest’anno. Mentre per il 2019 la crescita sarà più bassa. Nel Def si stima +1,4%, mentre nel 2020 scende all’1,3 per cento.

ALTALENA DEL PIL LEGATO AL DEF

Prima del Def l’ultimo aggiornamento sulla crescita del Pil italiano è arrivato dal Fondo monetario internazionale. Che lo scorso 17 aprile ha rivisto al rialzo le stime di crescita portandola a +1,5%, ovvero 0,1% punti percentuali in più rispetto alle previsioni di gennaio (con il 2019 che invece scende al +1,1%). Ma per il Fmi questa ripresa è minacciata dall’incertezza politica che rischia di pesare sull’agenda delle riforme e soprattutto sulla necessaria riduzione del debito . Anche la Commissione Ue a metà febbraio ha rivisto leggermente al rialzo le sue previsioni per quest’anno - dall’iniziale 1,3% previsto a novembre all’1,5% -, ma sottolineando che le «prospettive di crescita restano moderate, dato il limitato potenziale di crescita dell’economia italiana». La parola “moderazione” torna con insistenza anche nelle previsioni dell’Ocse che prevedono infatti una crescita ad un ritmo «più moderato» con un +1,5% per quest’anno e +1,3% l’anno prossimo. Nei nuovi aggiornamenti sul Pil attesi nei prossimi mesi sicuramente peserà l’andamento del commercio internazionale che potrebbe subire seri contraccolpi in caso di escalation sui dazi se il presidente Usa Trump decidesse di non fare qualche passo indietro: il prossimo 1 maggio si capirà se l’Europa sarà esentata dai dazi ameticani su acciaio e alluminio.

Guardando ai principali “osservatori” italiani, spicca in particolare la cautela di Banca d’Italia che per quest’anno prevede una crescita di +1,4%. Secondo il bollettino economico di aprile l’economia italiana ha rallentato il ritmo. Già a fine 2017, ma soprattutto nei primi mesi del 2018, il Pil - secondo Bankitalia - ha registrato ancora una crescita, ma più moderata, con una decelerazione legata in particolare all'andamento poco tonico della produzione industriale, calcolando per i tre mesi di inizio anno un aumento del prodotto interno lordo dello 0,2% contro il +0,3% messo a segno nel periodo ottobre-dicembre del 2017. Anche l’Istat resta molto cauta:  se il traino della domanda globale non rallenterà - e qui le minacce di una guerra commerciale potrebbe pesare - l’anno venturo l’economia italiana secondo il nostro Istituto statistico potrebbe registrare una crescita in termini reali dell'1,4%, dopo aver chiuso il 2017 con un +1,5%. Anche gli economisti di Confindustria (che mesi fa hanno stimato una crescita all’1,5%) vedono nell’ultima congiuntura flash una «Italia sotto le attese a inizio 2018». E se Prometeia stima un aumento del Pil a +1,4%, più pessimisti sono Confcommercio e il centro studi Ref che vedono un rallentamento della crescita all’1,2% per cento.

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