La gestione da parte dell’Europa del fenomeno migratorio ha due ricadute: l’una riguarda i fondi a disposizione per la gestione dei flussi che premono dal Sud del mondo; l’altra quello delle regole per stabilire chi ha diritto a ricevere asilo e chi no, e soprattutto chi deve ospitare i nuovi arrivati. In entrambi i casi l’Italia ha un interesse prioritario, anche in virtù della sua collocazione geografica di paese cerniera tra la Vecchia Europa e l’Africa.
Le due partite con conseguenze importanti per l’Italia
Le due partite in cui l’Italia si gioca tutto hanno un nome e cognome: quella per il nuovo bilancio Ue 2021-2027, esigenza che nasce dall’uscita del Regno Unito dall’Unione, e quella per la modifica del regolamento di Dublino in tema di diritto di asilo, che considera competente all’esame della richiesta del migrante lo stato dove il richiedente ha fatto ingresso nell’Unione. I paesi che si affacciano sul Mediterraneo riescono a fatica a fronteggiare l'afflusso via mare di migranti irregolari.
Più fondi per i migranti ma preoccupa il taglio dei fondi di coesione e Pac
La proposta della Commissione europea sul nuovo bilancio Ue, presentata oggi al parlamento europeo dal presidente Jean Claude Juncker, prevede tagli di circa il 5% ai fondi Ue di coesione e alla Pac, la politica agricola comune, ma vede più che raddoppiate o quasi le risorse per migranti (2,6 volte in più rispetto ai fondi ora disponibili). La proposta di aumentare i fondi per la gestione dei migranti va nell’interesse dell’Italia, che da anni reclama maggiori aiuti da parte degli altri paesi europei, senza ottenerli. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: il Paese teme per il volume dei fondi europei disponibili e le conseguenze dei tagli nel settore agricolo. Un taglio ai fondi di coesione del 5% costerebbe all’Italia circa 3,8 miliardi di euro, qualora si mantenga la quota attuale destinata al nostro Paese, pari ai 76,1 miliardi derivanti dai quattro fondi strutturali e di investimento ai quali accede. Nella proposta della Commissione l’accoglienza dei migranti entra tra i criteri per la distribuzione dei fondi Ue.
I negoziati sul nuovo bilancio cominceranno subito. Il pacchetto dovrà essere approvato all’unanimità dagli Stati dell’Unione. L’obiettivo è trovare un accordo prima della fine della legislatura la prossima primavera, ovvero prima del vertice Ue del 9 maggio 2019.
Gestione più equilibrata delle domande di asilo
L’altra partita è quella della modifica del regolamento di Dublino. Ora che le trattative sulla presidenza di turno bulgara del Consiglio europeo stanno entrando nel vivo, Italia, Grecia, Malta, Cipro e Spagna hanno inviato ai partner Ue e alla Commissione europea un documento che esprime una posizione congiunta. Si chiede, in particolare, «che gli sforzi dei Paesi in prima linea per il controllo delle frontiere esterne Ue soggette a pressione migratoria e per le attività di ricerca e salvataggio in mare siano risconosciuti all’interno del regolamento» e portino «ad alleviare i pesi procedurali». Nei tredici punti del documento viene messa in evidenza anche la necessità di «ridurre la responsabilità stabile» dello Stato membro di primo ingresso del migrante a un massimo di due anni, rispetto ai dieci previsti dalla proposta della presidenza bulgara. La tessitura del testo della proposta, iniziata a metà gennaio, è affidata agli “Amici della presidenza per il Comitato strategico su migrazione, frontiere e asilo (Scifa)”, un gruppo dedicato in cui sono rappresentati i 28 Pesi Ue. L’obiettivo è di arrivare a una discussione sul testo, a livello di ministri, al Consiglio Interni Ue di inizio giugno, che si terrà a Lussemburgo.
Nel 2017 presentate in Italia 130mila richieste d’asilo
Un’indagine della Fondazione Ismu, che prende in coinsiderazione i dati del ministero dell’Interno, segnala che le richieste di asilo presentate in Italia nel 2017 sono state 130mila, il numero più alto registrato nel nostro paese, più del doppio rispetto a quattro anni fa. Nel confronto con il 2016 le richieste di asilo evidenziano un aumento lieve, pari al +5,4% (nel 2016 le richieste sono state 123.600), dovuto soprattutto al calo delle domande iniziato a luglio parallelamente al brusco rallentamento degli sbarchi a seguito degli accordi con la Libia. I dati relativi al primo trimestre del 2018 confermano tale tendenza: nel confronto con il 2017 le richieste di asilo risultano dimezzate - 19mila contro 38mila - e inferiori anche a quelle registrate nel primo trimestre del 2016. Sembra dunque evidente, conclude la Fondazione, come tale calo sia riconducibile alla considerevole diminuzione degli sbarchi.
Lo stallo per il nuovo governo e il rischio di non influire sui tavoli
In mezzo, tra la partita per il nuovo budget e quella per la modifica del regolamento di Dublino, si staglia l’assenza di un governo nel pieno delle sue funzioni in un momento di grande attivismo da parte degli altri Paesi, tra tutti la Francia di Emmanuel Macron o la Germania di Angela Merkel: il rischio è quello di rimanere esclusi dal grande palcoscenico internazionale e di non far pesare abbastanza la propria voce ai tavoli che contano. Soprattutto per l’Italia. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha lanciato l’allarme: «Serve un governo italiano autorevole per fare in modo che si riducano i tagli all’agricoltura e verificare che sui fondi di coesione non ci siano tagli per le regioni italiane e le isole», ha sottolineato. E «serve che l’Italia sia rappresentata con forza perché il confronto è sui temi importanti come i fondi per l’agricoltura e la pesca e i fondi di coesione. L’interesse nazionale va tutelato al tavolo del Consiglio dove l’Italia dovrà ottenere risultati positivi».
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