«Sì a un premier “terzo” ma con un impegno di programma». Dopo la riflessione e gli spiragli riaperti ieri dai Cinque Stelle alla proposta di Matteo Salvini per un possibile governo di tregua guidato dal leader del Carroccio, Luigi Di Maio, ospite di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai 3, fa un passo indietro e “rinuncia” alla premiership. E invita il segretario della Lega a fare lo stesso. No «a governi tecnici» però, serve una personalità politica. A condizione che il nuovo presidente del consiglio «realizzi il reddito di cittadinanza, tolga la Fornero e faccia una legge anticorruzione». E che nel prossimo esecutivo non ci sia Silvio Berlusconi. Il nome che aleggia da indiscrezioni sarebbe quello del leghista Giancarlo Giorgetti.
A Palazzo Chigi né Di Maio né Salvini, no al governo del presidente
«Le confermo - ha detto il capo politico del M5S a Lucia Annunziata – che insieme a Salvini possiamo scegliere un presidente del Consiglio che non sia io e che non sia Salvini, visto che è disponibile anche lui. Scegliamo una persona politica, l'ultimo dei problemi, se della Lega o del M5s. Scegliamo una personalità che possa rappresentare le due forze». L’intenzione è chiara. «Quello che voglio fare è un governo politico con la Lega su determinati punti», sottolinea Di Maio che esclude un governo del presidente.
Il nodo Berlusconi: se c’è chiusura si torni al voto
E se Di Maio è disposto a rinunciare alla premiership per il M5S resta sempre Silvio Berlusconi, ossia la sua presenza nella maggioranza, l’ostacolo che porterebbe allo stallo. L’ex Cavaliere sarebbe disposto a rinunciare? «Questo ovviamente io non lo posso sapere - dice il leader del M5S - lo dovete chiedere a tutta la coalizione di centrodestra, ho anche letto che c’è una riunione stasera: se arrivasse una chiusura il Movimento, come si vede anche dai sondaggi, non avrebbe nessun problema a tornare al voto. Ho cercato in tutti questi sessanta giorni di capitalizzare al meglio gli 11 milioni di voti ricevuti per risolvere problemi». Ora siamo nella Terza repubblica «quella in cui i politici fanno un passo indietro e gli italiani un passo in avanti. Ed è difficile fare le cose con chi ha creato fino ad oggi i problemi agli italiani» sottolinea il leader politico pentastellato che parla dell’effetto che a suo giudizio può provocare sugli elettori M5s «il rifiuto di due forze politiche che dicono “meglio un governo tecnico che un governo politico”». Quando una forza politica come quella dei Cinque Stelle «entra nella democrazia rappresentativa e ne condivide alcune regole, come il dialogare con gli altri, e poi riceve il due di picche allora il rischio è che cominci ad allontanarsi dalla democrazia rappresentativa. Non sta succedendo ma il rischio c’è».
M5S pronto una «manovrina pre-voto»
In caso di una chiusura del centrodestra e dunque per i pentastellati ci sarebbe un ritorno alle urne – calcolando i tempi tecnici fissati per legge, ragionevolmente a ottobre – il Movimento 5 stelle è pronto a votare una manovrina pre-voto in modo da bloccare gli aumenti Iva che scatterebbero con l’esercizio provvisorio se non fosse approvata nei tempi la legge di bilancio. «L’esercizio provvisorio è da scongiurare assolutamente- spiega Di Maio - Il Parlamento sta lavorando nella commissione speciale: il governo ha presentato il Def, che analizzeremo come Parlamento. Ora bisogna fissare con una legge quello che prevediamo nel Parlamento e questo si può fare con un decreto legge “manovrina” sia a luglio, sia a settembre per votare a ottobre per scongiurare l'aumento dell'Iva. C’è l'impegno del M5s di tenere i conti in ordine».
Referendum euro se esclusi dal governo
Di Maio torna anche sul tema del referendum sull’Euro riproposto in questi giorni dal fondatore del Movimento: «Chi lo conosce sa che Beppe Grillo è uno spirito libero: la linea sull'Euro e sull'Europa è andare al governo e cambiare i trattati. Se il M5s viene escluso dal governo e messo in disparte, è chiaro che si presentano alcune istanze con altri strumenti di democrazia diretta o iperdiretta. Se la democrazia rappresentativa fallisce dicendo al M5s di andare fuori dovremo inventarci qualche altra cosa e continueremo a chiedere strumenti di democrazia diretta».
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