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Elia Viviani centra il bis ad Eliat. Si torna in Italia con Dennis in…

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Giro d’Italia

Elia Viviani centra il bis ad Eliat. Si torna in Italia con Dennis in maglia rosa

(Afp)
(Afp)

Con un guizzo di alta scuola (e anche di coraggio) Elia Viviani fa il bis nella volata di Eliat, terza tappa di un Giro d'Italia che attraversa il deserto del Negev in uno scenario che toglie il respiro per la bellezza. E Il guizzo di Viviani, stretto contro le transenne dall'irlandese Sam Bennet, è un fiore nel deserto che toglie dall'imbarazzo anche la giuria. Che a quel punto può tranquillamente permettersi d'imitare Ponzio Pilato sorvolando sulla scorrettezza dell'irlandese.
Inutile intervenire con una penalizzazione quando il responso della strada è così chiaro: Viviani, al suo ottavo successo quest'anno, è troppo forte rispetto alla concorrenza. Grazie anche al supporto di una maxisquadra come la Quick Step, il profeta Elia, come ormai lo chiamano gli appassionati, vive uno straordinario momento magico.

L'oro ai Giochi di Rio gli ha dato quella sicurezza che rende facile il difficile. Come un goleador che continua a segnare, Viviani va d'istinto e fa centro:
“Sì, noi velocisti siamo un po' dei pazzi. Il contatto con Bennet è stato clamoroso. Ma ho pensato che in qualche modo sarei riuscito a passare lo stesso. E se l'ho pensato voleva dire che era possibile…” taglia corto Viviani.
Robe da pistarcd. Gente che ha nel sangue l'azzardo. E il nostro profeta dello sprint è ormai al top della specialità. Intuito e rapidità. Colpo d'occhio e spregiudicatezza. Sabato a Tel Aviv Elia è balzato in un secondo sulla ruota di Mareczko. A Eliat prima non si è fatto intimidire dall'irlandese, poi ha fulminato anche Sacha Modolo (secondo).

Eccoci qua, alla fine della Tre Giorni in Israele. Un ottimo bilancio per un avvio di Giro così ambizioso. Tantissima gente sulla strade, scenari evocativi ed affascinanti e, infine, anche una buona risposta in chiave tecnica e di spettacolo.
Il successo di Tom Demoulin alla cronometro di Gerusalemme ha già dato un primo responso per la classifica. Dieci chilometri sono pochi, ma l'olandese ha fatto capire che la maglia rosa dell'anno scorso non è una bella favola da archiviare nella storia del Giro. Abilissimo a cronometro e resistente in salita, Dumoulin si pone come un cliente difficile per Chris Froome, favorito alla partenza, ma ancora parecchio arrugginito. Trentotto secondi in un Giro così pieno d montagne non sono granché. Però sono un minuscolo granello di sabbia, nella non oliatissima macchina del britannico, già sotto pressione per la novità vicenda dell'antiasmatico che comunque lo accompagna come un'ombra poco rassicurante.
Il fatto poi che l'olandese abbia subito ceduto per due secondi la maglia rosa all'australiano Rohan Dennis, grazie a un abbuono malandrino (benignamente concesso da Viviani), è solo un motivo di tranquillità in più per Dumoulin che infatti ringrazia: “Tutto sommato, mi sta bene. Difendere la maglia rosa per tanto tempo è sempre uno stress. Diciamo che così posso tornare prima in albergo…”
Due parole anche su Dennis, nono australiano a indossare la maglia rosa. Due volte campione del mondo nell'inseguimento, nel 2015 ha anche battuto sull'anello di Grenchen il record dell'ora volando a 52, 491 km. Il suo direttore sportivo, Max Sciandri, lo definisce un “simpatico bartardo”, un gentile nomignolo per dire che non è tipo da farsi troppi problemi. Non è un timidone, insomma.
In più, come Elia Viviani, è un mago della pista. Ex nuotatore e appassionato di vini, 28 anni, l'australiano ha già indossato la maglia di leader sia al Tour sia alla Vuelta. Ma un giorno solo, mentre qui al Giro, contando anche che lunedì si riposa per il trasferimento, può arrivare in rosa almeno fino alla tappa di Catania di martedì. Mica male per un australiano un po troppo seguace di Bacco.

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