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Istat: un milione di famiglie senza lavoro, aumenta la povertà…

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audizione in parlamento

Istat: un milione di famiglie senza lavoro, aumenta la povertà assoluta

Aumentano gli italiani in povertà assoluta. Secondo i dati forniti dal presidente dell'Istat Giorgio Alleva, nell'audizione sul Def, nel 2017 il fenomeno riguarderebbe circa 5 milioni di individui, l'8,3% della popolazione residente, in aumento rispetto al 7,9% del 2016 e al 3,9% del 2008. Le famiglie in povertà assoluta, secondo stime preliminari, sarebbero 1,8 milioni, con un'incidenza del 6,9%, in crescita di sei decimi rispetto al 6,3% del 2016 (era il 4% nel 2008).

Nel 2017 in 1,1 milioni di famiglie italiane «tutti i componenti appartenenti alle forze di lavoro erano in cerca di occupazione», pari a 4 famiglie su 100, in cui
non si percepiva dunque alcun reddito da lavoro, contro circa la metà (535mila) nel 2008. Di queste, più della metà (il 56,1%) è residente nel Mezzogiorno. Nel complesso si stima un leggero miglioramento rispetto al 2016 (15mila in meno), ma la situazione al Sud è in peggioramento (13mila in più).

«Da rischio dazi impatto negativo sul Pil dello 0,3%»
La dinamica più contenuta degli scambi internazionali «influirebbe negativamente sulla crescita complessiva del sistema economico, determinando una diminuzione del Pil di 0,3 punti percentuali rispetto allo scenario base». Lo scenario è stato disegnato dal presidente dell'Istat Giorgio Alleva, nel corso dell'audizione sul Def davanti alle commissioni Speciali congiunte di Camera e Senato, analizzando le conseguenze del rischio dazi.

«Le esportazioni registrerebbero un rallentamento significativo, diminuendo di 1,1 punti, le importazioni di 0,3 punti. I risultati ottenuti sono in linea con le simulazioni riportate nel Def». Mentre, secondo Alleva, «nel caso di un ulteriore apprezzamento della valuta europea, le esportazioni diminuirebbero invece di 0,1 punti percentuali, senza conseguenze significative sulla dinamica del Pil».

«Ad aprile segnali di decelerazione della crescita»
Ad aprile «l'indicatore anticipatore si mantiene su livelli elevati, pur confermando segnali di decelerazione che prospettano uno scenario di minore intensità della crescita». L’Istituto il prossimo 22 maggio diffonderà le previsioni sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso.

«Con rialzo Iva minore crescita pari allo 0,1%»
In ogni caso la mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, con il conseguente aumento dell'Iva a partire dal gennaio 2019, avrebbe un effetto negativo sul prodotto interno dello 0,1%. L'impatto sui consumi interni sarebbe invece pari allo 0,2%.

Upb: rischio manovra-bis fino a 0,3% del Pil
«Rispetto ad un aggiustamento richiesto di 0,3 punti, il Def mostra un miglioramento del saldo strutturale di solo 0,1 punti di Pil. Nonostante la flessibilità concessa, si evidenzierebbe quindi un rischio di deviazione di
-0,2 punti di Pil che dovrebbe comportare la necessità di una manovra aggiuntiva di 0,2 punti sul 2018». Lo scenario è stato indicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio per il quale «secondo le stime più recenti della Commissione Ue non vi sarebbe nessun aggiustamento strutturale nel 2018, evidenziando quindi il rischio di una deviazione pari a -0,3 punti, maggiore di quanto precedentemente stimato».

Per il 2019, la variazione programmata nel Def del saldo strutturale - si legge nel documento presentato dall'Upb alle Commissioni speciali di Camera e Senato in occasione dell'audizione del presidente Giuseppe Pisauro, è invece pari a 0,6 punti di Pil, uguale all'aggiustamento richiesto. «In termini annuali, l'aggiustamento sarebbe quindi pienamente in linea con le regole di bilancio. In termini biennali, invece, vi sarebbe un rischio di deviazione pari a circa -0,1 punti di Pil, quindi non significativa». Infine, nel biennio 2020-21 verrebbe raggiunto o superato l'obiettivo di medio termine nel rispetto delle regole di bilancio. Per quanto riguarda il dato a consuntivo del 2017, l'Upb evidenzia infine che «la regola numerica di riduzione del debito in rapporto al Pil non appare rispettata in base a nessuno dei criteri previsti dalla normativa Ue».

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