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Flat tax, pensioni e migranti: ecco i temi su cui nascerà il governo Salvini-Di Maio

Prende forma la nuova versione di Flat Tax che dovrebbe entrare nel «contratto di governo» fra M5S e Lega insieme alla riforma delle pensioni, il rilancio del reddito di cittadinanza, le misure sulla scuola (con sanatoria per i 55mila maestri non laureati) e alle nuove regole sul conflitto d’interessi, per ora concentrate su mafia e criminalità.

Ma il lavoro dei tavoli tecnici, dopo l’intensa giornata di ieri, proseguirà oggi per appianare i nodi ancora sul tavolo. Primo fra tutti: quanto deficit programmare per finanziare le misure di spesa, tema su cui i Cinque Stelle si mostrano al momento più “rigoristi” rispetto alla Lega. Sempre oggi si parlerà di tax expenditures e mini-Bot, ma anche di immigrazione e tagli ai costi della politica: oggi sui tavoli ci saranno i dossier tematici, chiamati a convergere sabato nel «contratto di governo» da presentare al Quirinale con la squadra.

Dall’incrocio fra la Flat Tax leghista e le esigenze di «progressività» rilanciate dai pentastellati nasce una tassa a doppia aliquota ma con quattro scaglioni, modulati grazie alle deduzioni. La proposta conferma l’aliquota al 15% per i redditi famigliari fino a 80mila euro, e ne prevede una al 20% per quelli superiori. Ma la prima aliquota produrrà un triplice effetto per il gioco delle deduzioni da 3mila euro pensate dalla proposta leghista: spetteranno a tutti i componenti della famiglia se il reddito complessivo non supera i 35mila euro, saranno limitati agli attuali famigliari a carico (il coniuge che non lavora e i figli) nella fascia 35-50mila euro e scompariranno sopra quella quota.

La deduzione fissa, com’era nella proposta originaria del Carroccio, cancellerebbe le attuali detrazioni tranne quella sui mutui per la prima casa e gli sconti fiscali per le ristrutturazioni avviate. Fuori dal raggio delle persone fisiche, invece, si discuterà oggi dell’idea a Cinque Stelle di intervenire sui 16,2 miliardi di sussidi giudicati «dannosi per l’ambiente» da un dossier del Senato.

Restano da definire il capitolo del fisco per le imprese, che per ora osservano neutrali l’evoluzione del quadro. «Valutiamo dei provvedimenti, non valutiamo i Governi», spiega il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che non si dice preoccupato delle tensioni dei giorni scorsi sui mercati: «È prematuro - sostiene - legarle al confronto in corso».

Anche sul terreno delicato delle pensioni la convergenza M5S-Lega sembra quasi piena. I due contraenti del «patto» concordano nel superare la riforma Fornero con l’introduzione della «quota 100» come somma di età e anzianità accompagnata anche dalla possibilità di andare a riposo dopo 41 anni di lavoro. Un pacchetto così concepito, secondo i calcoli delle scorse settimane, avrebbe un costo iniziale da 5 miliardi, che salirebbe fino a 8 miliardi bloccando anche gli adeguamenti automatici all’aspettativa di vita introdotti nel 2010: quest’ultimo punto, però, è ancora oggetto di confronto.

L’accordo sembra reggere anche alla prova del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento: condivisa la road map che parte dalla riforma dei centri per l’impiego (costo: 2 miliardi) e prosegue con l’introduzione di una forma di sostegno al reddito per chi è sotto la soglia di povertà sul modello del «reddito di autonomia» lombardo integrato con percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Comune è poi il «no» alla Buona scuola targata Renzi, che si dovrebbe tradurre in una sanatoria per i 55mila maestri non laureati e i 10mila precari con oltre tre anni di servizio.

Più delicato il confronto sulla giustizia. I Cinque Stelle hanno confermato la volontà di normare il conflitto d’interessi, anche per placare i forti malumori della base sull’ipotesi di accantonare il tema per evitare l’ostilità di Forza Italia. Il capitolo resterà in agenda, ma depotenziato: riguarderà in prima battuta solo una griglia di incompatibilità con i ruoli politici per chi matura condanne per mafia e altre forme di criminalità. Sui migranti è invece la Lega a trainare: l’intesa c’è sulla revisione del regolamento di Dublino e su regole più stringenti per l’accoglienza dei migranti economici, ma la Lega chiede il pugno di ferro su sbarchi e sicurezza.

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