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Pensioni, perché la riforma M5S-Lega fa pagare il conto ai giovani

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CANTIERE GOVERNO

Pensioni, perché la riforma M5S-Lega fa pagare il conto ai giovani

(Agf)
(Agf)

Era tutto scritto nei programmi elettorali. Ma forse abbiamo smesso di prenderli seriamente. Il governo Lega-5 Stelle, al di là delle fibrillazioni di queste ore, potrebbe nascere lì, dai tanti punti di contatto.

Anche se proprio in queste ore non mancano gli elementi di frizione e le correzioni di rotta i punti di contatto sono numerosi: no Euro, lotta all’immigrazione, abolizione della legge Fornero. Certo molto meno chiara è la contiguità su flat tax e reddito di cittadinanza.

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O l’affinità geografica di due forze politiche che sono invece complementari a livello territoriale, con la Lega dominante al nord e i 5 Stelle al sud. Ma che sommati prendono in media il 47% dei voti a livello provinciale con picchi del 55% sia al sud (Napoli, Siracusa) che al nord (Treviso, Vicenza).

Ma perché Lega e 5 Stelle vogliono “superare” la Fornero? Per sostituirla con cosa? Nel contratto di governo si fa strada l’ipotesi Quota 100: per poter andare in pensione la somma tra età anagrafica e anni di contributi dovrebbe essere almeno 100. Quindi si potrebbe andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi oppure a 59 anni con 41 anni di versamenti.

Oggi la situazione è diversa. Per una pensione anticipata sono necessari almeno 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contributi. Per una pensione di vecchiaia almeno 66 anni e 7 mesi e 20 anni di contributi. Dunque niente quote. Ma possiamo comunque provare a calcolare l’equivalente in quote del sistema attuale. Scopriamo così che una persona che ha iniziato a lavorare a 18 anni, oppure si è laureata riscattando gli anni di università, e ha sempre versato i contributi potrebbe andare in pensione anticipata a 61 anni, dopo quasi 43 anni di lavoro – e quindi a quota 104. Per la pensione di vecchiaia, invece, la quota è molto inferiore: 87, grazie a (quasi) 67 anni di età e 20 di contributi.

Quota 100 per tutti aiuterebbe quindi ad andare in pensione anticipata, ma sfavorirebbe – e di tanto – i pensionamenti di vecchiaia.

Non è un dettaglio (politico) da poco, perché pensionati anticipati e di vecchiaia sono molto diversi. Ecco l’identikit: nel 2017, le nuove pensioni anticipate erano 160mila (su 290mila pensioni previdenziali dirette liquidate) per un importo medio di circa 2.000 euro mensili, erogate soprattutto agli uomini (71%), con un’età media di 61 anni. Molto meno generose le pensioni di vecchiaia, in media attorno ai 750 euro mensili, erogate ben più tardi, attorno ai 66 anni e mezzo, e con molte donne tra i percettori.

Naturalmente superare la Fornero costa, poiché consente a nuove coorti di lavoratori di accedere alla pensione anticipata senza alcuna penalizzazione. Difficile capire esattamente quanto, poiché dipenderà dai dettagli della proposta, ma possiamo comunque chiederci a chi toccherà pagare il conto.

Diverse le possibilità. Alcune risorse potrebbero essere risparmiate dalle (già misere) pensioni di vecchiaia, se quota 100 si applicherà a tutti, o se il requisito dei 20 anni di contributi sarà aumentato. Se, invece, il finanziamento avverrà in deficit oppure aumentando i contributi previdenziali, il conto sarà presentato ai giovani lavoratori e alle generazioni future. O potrebbero essere tagliati altri programmi di welfare, con l’effetto di aumentare ulteriormente lo scompenso intergenerazionale nella spesa pubblica italiana.

Superare la Fornero ha, dunque, forti connotati redistributivi. Tende a favorire i lavoratori anziani con carriere contributive continue a scapito di lavoratori ancora più anziani, ma con carriere lavorative spesso interrotte (come le donne). Ma soprattutto lascia il conto da pagare ai giovani.

La distribuzione geografica delle pensioni anticipate spiega il forte interesse della Lega a eliminare la riforma Fornero e imporre Quota 100 (o simili). Niente di nuovo, per la verità. Già nel 1994, la Lega Nord tolse l’appoggio al governo Berlusconi, reo di aver proposto una riforma previdenziale che toccava anche gli interessi dei lavoratori anziani. La riforma Dini del 1995 si preoccupò poi di introdurre un lungo processo di transizione che non compromettesse i diritti acquisiti dei lavoratori anziani.

Sorprende, invece, che siano i giovani del Movimento 5 Stelle a voler superare la Fornero. Flat tax ed eliminazione della Fornero rischiano di penalizzare fortemente proprio i giovani. Puntare tutto sul reddito di cittadinanza per compensarli potrebbe non essere sufficiente, perché ... è la somma che fa il totale!

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