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IL CANTIERE DEL PROGRAMMA

Dalla flat tax al conflitto di interessi, tutti i punti del contratto di governo M5S-Lega

Lega e Movimento 5 Stelle d’accordo sull’addio a pagelle fiscali e spesometro, sulla riforma dell’Irpef a due aliquote con deduzioni pro-ceto medio e «pace fiscale» sulle vecchie cartelle. Le tasse (e l’ambizione di ridurle) sono state protagoniste sabato durante il confronto milanese fra i due aspiranti partiti di governo, che si è chiusa con un’intesa su 10 dei 23-24 punti in cui dovrebbe essere scandito il testo finale del «contratto per il governo del cambiamento».

Tra i temi su cui l’accordo sarebbe già raggiunto ci sono anche le nuove regole sul conflitto d’interessi, ma sotto forma di principio generale, l’aumento delle pene per i reati corruttivi contro la Pa, le assunzioni nelle forze dell'ordine, gli obiettivi ambientali su rinnovabili e l’identificazione e il rimpatrio dei migranti clandestini. Resta da affinare l’intesa sul futuro dell’Ilva, che punta alla salvaguardia dell’occupazione e dell’attività con garanzie di tutela ambientale.

La «forte riduzione delle tasse per tutti» è stata indicata fra i punti d’accordo anche dal leader della Lega Matteo Salvini, sabato sera all’uscita dal primo round del confronto, insieme a reddito di cittadinanza e sicurezza. Il segretario del Carroccio registra anche la «volontà comune di rinegoziare i trattati Ue», e dal canto suo il «capo politico» del Movimento Luigi Di Maio parla di «ampi punti di convergenza sui temi».

Domenica nel corso del secondo giorno di negoziato milanese, al centro ci sono stati altri temi delicati come le banche (responsabilità degli amministratori e tutela dei risparmiatori), lavoro e pensioni. Su quest’ultimo aspetto, salvo sorprese, dovrebbe essere confermato l’obiettivo di «superamento» della legge Fornero con l’introduzione di quota 100 (somma di età e anzianità) e la possibilità di andare a riposo dopo 41 anni di lavoro.

Ma il fisco, si diceva, ha tenuto banco per quasi tutto il negoziato al Pirellone. L’ipotesi di riforma giallo-verde punterà a cancellare gli studi di settore, i loro eredi rappresentati dagli «indici di affidabilità», e lo spesometro: una super-semplificazione che smonterebbe una parte della strategia antievasione portata avanti negli ultimi anni, ma ridurrebbe di molto costi e obblighi a carico di professionisti e Pmi.

Confermata la riforma fiscale a due aliquote (anticipata sul Sole 24 Ore di giovedì), con un sistema di deduzioni concentrate su redditi bassi e ceto medio e una maxi-rottamazione (saldo di una quota e stralcio del debito) delle cartelle arretrate per finanziare l’avvio del nuovo sistema. Nel contratto non sarà indicato né il valore delle due aliquote né la soglia dei debiti fiscali da rottamare: ma l’assenza di numeri si deve alla natura esclusivamente “politica” del documento, e serve nelle intenzioni dei due partiti a evitare che si incendi il dibattito sui calcoli. Sui debiti arretrati, è da ricordare che la proposta del Carroccio punta a una definizione super-agevolata delle vecchie cartelle accumulate nel «magazzino di Equitalia» e ora considerate difficili da incassare dalla stessa amministrazione finanziaria.

Nei capitoli esaminati sempre nel vertice al Pirellone c’è poi quello dedicato all’anticorruzione. L’accordo riguarda un aumento delle pene per i reati contro la Pubblica amministrazione, che dovrebbero essere esclusi anche dai meccanismi di “sconto” previsti dall’attuale ordinamento. Sulla sicurezza entra il programma di rafforzamento degli organici delle Forze dell’ordine, e una revisione del rito abbreviato che dovrebbe essere escluso per i reati puniti con l’ergastolo. Nel «contratto» anche la costruzione di nuove carceri e l’estensione della legittima difesa per evitare le «incertezze» che secondo Lega e M5S caratterizzano la disciplina attuale. Per quanto riguarda l’immigrazione si lavora invece a confermare l’intenzione di identificare e rimpatriare chi è presente in maniera irregolare sul territorio italiano.

Più generica la formulazione delle proposte in fatto di conflitto d’interessi, dove l’accordo fra il Movimento 5 Stelle e la Lega arriva sul principio di individuare e fermare le forme di sovrapposizione fra interessi pubblici e privati. La formula balla sull’equilibrio fra l’esigenza di affrontare il tema e quella di evitare fratture evidenti con Forza Italia. Da ripensare, secondo Lega e Cinque Stelle, anche la giunta per le elezioni di Camera e Senato, considerato dai due partiti un organo «anacronistico» e troppo politico.

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