«Della squadra dei ministri se ne occuperanno il presidente Conte e il presidente della Repubblica Mattarella». Diceva questo appena cinque giorni fa il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, chiudendo a Montecitorio le consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte. Una posizione assolutamente in linea con quanto previsto dalla Carta costituzionale, che di fatto riconosce un ruolo attivo e decisamente non “notarile” al capo dello Stato Sergio Mattarella. Posizione ieri sera rinnegata dal capo politico dei Cinque stelle che, con toni barricadieri , ha criticato l’esercizio delle prerogative presidenziali, fino a minacciare addirittura l’impeachment del capo dello Stato, la procedura di messa in stato di accusa. Sono dunque stati chiamati in ballo due articoli della Costituzione: l’articolo 92 per le prerogative del capo dello Stato e il 90 per l’impeachment.
Ma cosa dice esattamente la Costituzione in merito ai poteri del capo dello Stato, in particolare per quanto riguarda la nomina del premier e dei ministri? Per capirlo bisogna sfogliare la Costituzione e arrivare all’articolo 92, inserito nella seconda parte della Costituzione, quella che regola l'ordinamento della Repubblica, più esattamente il titolo III relativo al Governo, alla sezione I che si occupa del Consiglio dei ministri. L'articolo recita: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri».
“Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”
Articolo 92 della Costituzione
Dunque nel secondo paragrafo viene esplicitato che al presidente del Consiglio spetta proporre una lista dei possibili ministri per i vari dicasteri, e al presidente della Repubblica spetta nominarli (con atti chiamati decreti del presidente della Repubblica). Si tratta del necessario incontro di due volontà e poteri, nella cornice Costituzionale. «Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizione», sono le parole di pietra pronunciate da Sergio Mattarella che ha tenuto la barra dritta al termine di una giornata nervosissima nella quale ha provato fino all'ultimo a varare un governo targato Lega-M5s. Compresa l’opportunità di far sedere sulla poltrona di via XX Settembre il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti.
“Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”
Articolo 90 della Costituzione
Sul fronte dell’impeachment evocato da Luigi Di Maio, sostenuto da Giorgia Meloni di Fdi, bocciato da Berlusconi e per ora dallo stesso Salvini, il «presidente della Repubblica - in base all’articolo 90 - non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri». In questo caso il capo dello Stato non ha fatto altro che esercitare le prerogative previste per il suo ruolo dalla carta costituzionale.
Se «andiamo al voto e vinciamo - ha detto Di Maio nel corso di una telefonata a Fabio Fazio a “Che tempo che fa - torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione». Un attacco diretto al capo dello Stato, con una tesi opposta a quella sostenuta pochi giorni prima. Un attacco dal quale si è smarcato Matteo Salvini, che testimonia come il leader leghista non abbia deciso su che campo giocare la prossima partita elettorale.
“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.”
Articolo 47 della Costituzione
In ballo anche l’articolo 47 della Costituzione, quello sulla tutela del risparmio. Il capo dello Stato, spiegando il suo no a Savona, ha sottolineato la necessità di difendere il risparmio degli italiani, ha ricordato l’impennata dello spread (la borsa che ha bruciato 51 miliardi in nove sedute, ndr). Il risparmio viene tutelato dalla Costituzione all’articolo 47. «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito».
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