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Stop agli esami: i prof scioperano e chiedono 900 milioni al nuovo Governo

Non sono bastate fotopetizioni e 46mila firme degli studenti per convincere i professori universitari a non incrociare le braccia nella sessione estiva degli esami che parte oggi. E così almeno 7mila docenti e ricercatori di 79 università - ma potrebbero essere molti di più come nell’ultimo sciopero autunnale quando parteciperano in 11mila - faranno saltare un appello da qui a fine luglio. È il primo sciopero che si trova ad affrontare il nuovo Governo giallo-verde che si appresta a giurare al Quirinale.

 I docenti chiedono innanzitutto di rivedere il sistema degli scatti di stipendio che li vede penalizzati rispetto al resto della Pa, ma anche più fondi per il rilancio del sistema universitario: in particolare nuovi concorsi (6mila per associati, 4mila per ordinari e 4mila per ricercatori) e 80 milioni di euro per borse di studio per gli studenti. Si tratta di richieste che si aggirano sui 900 milioni. Le assunzioni si tradurrebbero - come spiegano gli stessi prof del Movimento per la Dignità della docenza - in buona parte in concorsi per chi è già nell’università e quindi il costo corrisponde solo all'incremento di stipendio. Solo per i ricercatori si tratta di nuove assunzioni (e quindi il costo è pieno). In pratica - avvertono i docenti nella lettera con le loro rivendicazioni - « 6000 Associati e 4000 Ordinari costano, complessivamente, quanto 4000 Ricercatori». A spanne per 8mila assunzioni totali servono dunque circa 450 milioni. A cui si aggiungono 350 milioni a regime per il recupero pieno degli scatti di stipendio 2011-2015 e altri 80 milioni per le borse di studio. In tutto appunto oltre 900 milioni.

Ma come funziona lo stop agli esami? Lo sciopero prevede il blocco del primo appello possibile della sessione mentre i successivi si tengono regolarmente. Ci saranno poi altre garanzie: le lauree si terranno regolarmente e sono previste sessioni straordinarie dopo almeno 14 giorni se l’appello è unico. Sono previste anche tutele speciali infine per laureandi, studenti Erasmus, studentesse in attesa di un bambino, studenti con particolari problemi di salute. In ogni caso come ha chiarito anche la Commissione di garanzia sugli scioperi i docenti dovranno assicurare almeno cinque appelli l’anno. Per gli studenti non basta e infatti da settimane lanciano appelli ai loro professori per convincerli a non far saltare gli esami. Ricordando che il Governo che si sta insediando non può fare certo nulla in queste settimane. Una posizione che però non convince i professori che vogliono subito lanciare un segnale al nuovo Esecutivo i vista della prossima legge di stabilità.

«A Febbraio abbiamo lanciato una petizione sostenuta da più di 46.000 studenti e studentesse da tutti gli atenei italiani - dichiara Andrea Torti, Coordinatore di Link Coordinamento universitario - per richiedere un ripensamento da parte dei docenti in merito a questa modalità di sciopero che si consuma sulla pelle degli studenti che rischiano di perdere la borsa di studio o l'accesso alla no tax area». Gli studenti invitano i prof a desistere dallo sciopero considerata la mancanza di un Governo a cui poter portare le proprie rivendicazioni e per non creare disagi agli studenti «che sono alla continua rincorsa dei tempi, dei crediti per le borse di studio e riduzioni ed esoneri dalle tasse. Crediamo, infatti, che proprio in questa fase storica e politica del nostro Paese - continua Andrea Torti -, in cui l'istruzione non sembra essere una priorità, non serva perpetuare contrapposizioni all'interno della comunità accademica già martoriata e divisa dalle varie riforma che si sono susseguite».

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