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M5S, perché dalle politiche alle amministrative i grillini perdono il…

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osservatorio politico

M5S, perché dalle politiche alle amministrative i grillini perdono il 70% dei voti

Come era prevedibile il primo turno delle prime elezioni di questa nuova fase politica ha prodotto solo un risultato parziale. I sindaci già eletti nei 109 comuni superiori ai 15.000 abitanti sono stati 34, di cui 6 nei 20 comuni capoluogo. La partita decisiva si giocherà il 24 Giugno quando gli elettori sceglieranno il sindaco tra i due candidati passati al secondo turno. E saranno da una parte l’astensionismo e dall’altra le seconde preferenze di chi ha votato i candidati eliminati al primo turno a decidere la sfida in 75 comuni. Quelle seconde preferenze che ai nostri giudici costituzionali non piacciono, ma che invece sono lo strumento più adatto per decidere in un contesto tripolare, sia a livello locale che nazionale.

Ma anche con i dati parziali di questo primo turno ci si può chiedere se il risultato delle elezioni “critiche” del 4 Marzo abbia o meno influito su questo risultato amministrativo. Sono due le domande da farsi. La prima è questa: in che misura i partiti o le coalizioni sono riusciti a convertire meglio in voti amministrativi i voti che hanno preso alle politiche? La risposta è nella tabella in pagina. Il centro-sinistra è la coalizione che ha avuto il rendimento migliore. Infatti, fatti 100 i voti ottenuti alle politiche in 90 comuni superiori ai 15.000 abitanti (sono esclusi in questo calcolo i comuni siciliani), i candidati di questo schieramento ne hanno preso in media 132%, cioè il 32% in più. Per il M5s invece l’indice è un misero 31%. Vale a dire tra politiche e amministrative il partito di Di Maio ha perso quasi il 70% dei voti. Né il rendimento positivo del Pd né quello negativo del M5S sono una novità. Sono una conferma di fenomeni noti. Il centro-sinistra a livello locale può ancora contare su una rete e su risorse che il M5s non ha. Prendiamo il caso di un piccolo comune del Molise, Guglionesi. Alle politiche del 4 Marzo il M5S ha preso il 49% dei voti, alle regionali del 22 Aprile il 38%, in queste comunali è sceso al 21%. Il tutto nel giro di pochi mesi. Guglionesi non è un caso isolato. Anzi.

Quindi, il fatto è che il successo alle politiche del 4 Marzo e la formazione del governo non hanno cambiato affatto il rendimento dei cinque stelle a livello locale. I casi di Roma e Torino hanno nascosto la semplice realtà che il brand M5S non basta a vincere nei comuni e nelle regioni. In questa tornata elettorale in nessun comune capoluogo il M5S ha eletto il sindaco. A livello di capoluoghi solo a Terni, Ragusa e Avellino un suo candidato è andato al ballottaggio. Complessivamente solo in 7 comuni sui 75 che vanno al secondo turno ci sarà un candidato cinque stelle. A livello locale il sistema dei partiti resta largamente imperniato ancora sulla contrapposizione tra centro-destra e centro-sinistra. Per il Pd e i suoi alleati è una base da cui ripartire.

Seconda domanda: in queste comunali si nota un cambiamento nel rendimento tra il ciclo 2018 e il ciclo 2013? La risposta richiede una spiegazione preliminare. Sia nel 2013 che nel 2018 si è votato prima alle politiche e immediatamente dopo alle comunali. Si può quindi confrontare il rendimento di partiti e di coalizioni tra questi due cicli. Ciò premesso, la risposta è che sia il centro-sinistra che il M5S mostrano lo stesso rendimento, positivo per il primo, negativo per il secondo. Diverso è il caso della Lega Nord. Per il partito di Salvini il rendimento nel ciclo 2013 era stato 56% , mentre nel ciclo 2018 è salito al 66% (tabella in pagina). Questa è la novità. La Lega Nord tra il 2013 e il 2018 ha triplicato i propri voti alle politiche, ma ha anche migliorato la propria capacità di trasferire nei comuni i maggiori consensi che raccoglie a livello nazionale. Non così il M5S. Un altro segnale del rafforzamento del partito di Salvini all’interno del centro-destra e nei territori.

I RISULTATI DEL VOTO NEI VENTI CAPOLUOGHI
Fonte: Cise. luiss.it

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