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Migranti, deficit, contanti e giustizia. Tutti gli scogli…

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i nodi del governo giallo-verde

Migranti, deficit, contanti e giustizia. Tutti gli scogli dell’alleanza Lega-M5S

Se si guarda a queste prime due settimane di governo è indubbio che, dalla gestione della vicenda “Aquarius” al successo alle amministrative, sia stato Matteo Salvini a imporsi sulla scena politica. Con il M5s di Luigi Di Maio (in calo alle Comunali) costretto a inseguire. E montante fibrillazione dentro il Movimento, insofferente verso il protagonismo crescente del leder leghista. Sul piatto ci sono nodi fondamentali su cui rischia di incrinarsi l’alleanza di governo giallo-verde: dai migranti, al deficit, dalla giustizia all’uso dei contanti.

Il caso Aquarius e la tensione sui migranti
Sul tema migranti, Lega e M5s si trovano d'accordo più a livello lessicale (entrambi parlano di «business dell'immigrazione») che nella sostanza. Salvini chiede «mano libera». E la chiusura dei porti italiani alla nave Aquarius con oltre 600 migranti a bordo è stato un primo eclatante esempio. Le chat dei gruppi parlamentari del Movimento sono andate in tilt. Una buona parte dei 5Stelle non si è riconosciuta nella gestione «ruvida» di Salvini, che con l’hastag #portichiusi ha lasciato in mezzo al mare centinaia di migranti tra cui minori non accompagnati e donne incinte.

L’ala ortodossa in fibrillazione
Anche se la gestione dei porti, legge alla mano, dipende dalle Infrastrutture, il ministro M5s Toninelli è sembrato subire le decisioni di Salvini più che avere un ruolo da protagonista. Ma è soprattutto l’ala ortodossa del Movimento a essere in disaccordo sulla stretta promossa da Salvini sui rimpatri per la quale servirebbero nuove risorse nonché sull’annunciata abolizione o forte limitazione dei permessi umanitari.

Le divergenze sul deficit
Nel programma di governo si parla «un appropriato e limitato ricorso al deficit». Ma mentre i leghisti sono propensi a sforare quanto più possibile, i pentastellati invocano un maggiore equilibrio e una maggiore attenzione ai vincoli Ue, restando ben lontani dal parametro del 3% di cui in campagna elettorale si era prospettato lo sfondamento, in linea con la Lega. Segno che il nuovo approccio pragmatico ed europeista del Movimento parte dall'attenzione alla tenuta dei conti pubblici, indispensabile per accreditarsi come forza responsabile, innanzitutto agli occhi del Colle.

Il nodo della Torino-Lione
C’è poi da sciogliere il nodo infrastrutture e opere pubbliche. A partire dalla Tav. Sulla realizzazione della nuova ferrovia Torino-Lione le due anime del governo giallo-verde hanno posizioni non allineate. E quindi le mosse del neo ministro Toninelli su questo dossier sono destinate a rappresentare anche un banco di prova per la tenuta del nuovo esecutivo. In particolare sulla Tav il contratto impegna il Governo a «ridiscutere integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia».

Dal Terzo Valico alla Pedemontana
Sulla Tav il M5s è stato sempre apertamente contrario, considerandola “inutile”, mentre la Lega a dicembre ha votato a favore del ddl di ratifica dell’accordo con Parigi. Oggi la posizione ufficiale di Toninelli è che «tutte le opere verranno sottoposte a un'attenta valutazione del rapporto tra costi e benefici, verificandone la sostenibilità economica e ambientale». Tra i nodi da sciogliere ci sono anche il Terzo Valico e la Pedemontana, oltre che la Gronda e il Tap, con il M5s su posizioni critiche e Salvini per il quale tutto quello che è in costruzione in Veneto e in Lombardia (leggi Pedemontana a Terzo Valico) «va avanti».

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Il primo decreto «dribbla» gli scogli
Da ricordare che il primo decreto del governo Conte potrebbe essere concentrato su misure «a costo zero». In prima fila, per ora, c'è un pacchetto di semplificazioni per gli appalti, accanto alle prime mosse per la riforma dei centri per l’impiego.
Anche se Di Maio spinge per un decreto «dignità» basato su semplificazioni per le imprese, stop alle delocalizzazioni per le imprese che prendono fondi pubblici, lotta alla precarietà, divieto della pubblicità del gioco d'azzardo. Al momento, comquneue, si dovrebbe rimanere lontani dai pilastri del contratto di governo (e dalle probabili tensioni legate all’attuazione pratica delle misure) perché dual tax, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni hanno bisogno di un lungo lavoro preparatorio.

La divisione sullo stop all’uso del contante
A dividere i due vicepremier c’è poi il possibile stop al tetto di utilizzo per il contante. «Per me - aveva detto Salvini - non ci dovrebbe essere nessun limite alla spesa per denaro contante». Oggi però Di Maio ha espresso un altro punto di vista: «Nel contratto questo punto non c’è - ha detto - lavoriamo su altri fronti: per esempio quello che vivono tanti commercianti in italia, nel pagamento elettronico, dobbiamo eliminargli i costi». Tanto che, commentando i distinguo di Di Maio, Salvini ha tenuto oggi a precisare: « È una mia posizione personale».

Le differenti priorità sul tema giustizia
Sul fronte giustizia, infine, la proposta M5S di allungare i tempi della prescrizione fatica a sposarsi con l’esigenza ricordata anche ieri da Matteo Salvini di tagliare i tempi dei processi. Cavallo di battaglia della Lega invece è la legge sulla legittima difesa. Ma la proposta di legge che estende la legittima difesa domiciliare, «eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa)», pur essendo stata inserita nel contratto di governo, continua a non convincere del tutto i 5 Stelle.

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