Controlli mirati della Guardia di Finanza sulle gare di appalto: irregolarità nel 40% dei casi. Oltre 5 miliardi di euro di danni erariali contestati ai furbetti della Pa. Più di 1,3 miliardi di beni e patrimoni confiscati a mille grandi evasori e già “incassati” dall’Erario. Sono solo alcuni risultati dell’attività della Gdf nell’ultimo anno e mezzo. «Un’azione – sottolinea il Comandante Generale, Giorgio Toschi – che è sempre più trasversale, con attenzione alla tutela delle entrate dello Stato, a quella della spesa pubblica, con particolare riguardo anche alla difesa dei lavoratori, su cui spesso ricadono gli effetti distorsivi della concorrenza sleale». Sarà anche per questo che Toschi, nei suoi primi due anni al comando delle Fiamme Gialle, ha voluto ridefinire il Corpo come «Polizia economico-finanziaria» a forte vocazione sociale. E il 244° anniversario della fondazione delle Fiamme Gialle, che si celebra oggi a Roma, si presta a un bilancio dell’attività del 2017 e dei primi cinque mesi del 2018.
Il premier Giuseppe Conte ha indicato tra le priorità la lotta alla corruzione. I recenti fatti della Capitale dicono che c’è ancora molto da fare...
Il contrasto alla corruzione richiede processi organizzativi e decisionali finalizzati a prevenire i comportamenti illeciti. E per potenziare la nostra azione di vigilanza con la lotta alla corruzione e alla salvaguardia della libera concorrenza ho potenziato il nuovo Nucleo speciale anticorruzione creando un apposito Gruppo dedicato alla vigilanza sui contratti pubblici.
Con quali risultati?
Solo nel settore degli appalti il valore delle procedure contrattuali risultate irregolari è stato pari a 2,9 miliardi su un ammontare complessivo di gare sottoposte a controllo di 7,28 miliardi. Il che si traduce nel 40% di irregolarità nell’aggiudicazione delle gare oggetto d’indagine. Rispetto al 2016 calano leggermente le somme (erano 3,3 miliardi) ma crescono di quasi 20 volte i sequestri effettuati (420 milioni in 17 mesi contro i 21 di due anni fa) e del 23% le persone arrestate (140 nel 2016 contro le 172 fino al 31 maggio 2018). Il che dimostra come l’azione di analisi e prevenzione può dare ottimi risultati.
A volte, però, vi accusano di “sparare nel mucchio”...
Mi passi l’espressione ma “la pesca a strascico” non è nelle nostre corde. Da anni la selezione dei soggetti si fonda sull’elaborazione di indici di rischio e questa modalità si va rafforzando. I nuclei speciali per la tutela della spesa e per quella delle entrate elaborano piani di intervento mirati e calibrati su determinati fenomeni di frode. Le frodi al bilancio nazionale e comunitario che abbiamo scoperto sfiorano il miliardo e mezzo di euro, con 12.700 soggetti denunciati. Un’attività intensa che ha consentito negli ultimi 17 mesi oltre 40mila interventi a difesa dei flussi di spesa pubblica. Non solo appalti ma anche spesa sanitaria, pensioni e indennità, fondi europei.
Quindi i furbetti della Pa e dei ticket sanitari sono sempre in azione?
Abbiamo intercettato 8.400 soggetti tra cittadini o dipendenti Pa che a vario titolo hanno tradito la Pa. Non sono pochi, soprattutto se rapportati ai 5 miliardi di danno erariale contestato dalla Corte dei conti, con 98 milioni già sottoposti a sequestro. Ci sono poi le prestazioni agevolate e l’indebita esenzione dai ticket sanitari che presentano tassi di irregolarità, da parte dei cittadini, del 39% nel primo caso e addirittura del 90% per le esenzioni sanitarie.
Riciclaggio o autoriciclaggio derivano spesso dalla corruzione. Qui la prevenzione funziona?
Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria ha analizzato oltre 131.600 segnalazioni sospette di cui 38.600 si sono tradotte in indagini più approfondite. Di queste, 756 riguardavano il finanziamento al terrorismo. La prevenzione e repressione del riciclaggio ha portato a 1.292 indagini di polizia giudiziaria con oltre 2.500 persone denunciate per reati di riciclaggio e autoriciclaggio. In termini di valore del riciclaggio accertato l’asticella si è alzata fino a toccare 3 miliardi.
Altro filone che alimenta il riciclaggio è l’evasione. È ancora il vostro “core business”...
Non abbiamo mai abbassato la guardia contro l’evasione. Piuttosto abbiamo calibrato meglio il tiro con un’incisiva e capillare attività di intelligence e controllo del territorio. Gli interventi mirati tra verifiche e controlli di persone fisiche e società sono stati complessivamente 128.000. Il tutto partendo dalle banche dati e dagli applicativi in uso al Corpo. Nell’ultimo anno e mezzo sono state denunciate oltre 17.000 persone per reati tributari di cui il 67% relativi a illeciti più insidiosi.
Ma tra quanto accertate e quanto poi lo Stato incassa resta una differenza enorme.
Ci siamo concentrati su quasi 1.000 grandi evasori nei cui confronti abbiamo disposto sequestri di beni e disponibilità economiche per un miliardo, a cui si aggiunge un miliardo e 300 milioni di confische, in media più di un milione di “incassi” a testa. Non si tratta di somme da accertare o di importi da recuperare, ma di beni “congelati” e già direttamente acquisiti al patrimonio dello Stato. Questo è uno dei nuovi percorsi intrapresi che mira a individuare le sproporzioni tra reddito dichiarato e disponibilità finanziarie evidenti dei soggetti “fiscalmente pericolosi”, percorso vincente perché non ancorato alla ricerca degli indizi di evasione ma basato sull’incongruità tra dichiarazione dei redditi e disponibilità finanziarie delle persone interessate da procedimenti di prevenzione patrimoniale.
Chi sono i grandi evasori, avete tracciato un profilo?
I grandi evasori fiscali non evadono da soli ma si avvalgono di una rete di complici che emettono e utilizzano fatture false, veri e propri sodalizi criminali che minano la concorrenza tra imprese, a partire dalle Pmi ossia il tessuto produttivo sano del Paese che va tutelato. Grandi evasori sono anche le imprese straniere che operano in Italia ma dichiarano all’estero, spesso in Paesi con tassazioni più favorevoli, e quelli che trasferiscono all’estero i redditi da dichiarare in Italia. Trasferimenti di redditi ma anche delocalizzazioni di imprese. A pregiudizio talvolta dei lavoratori che si trovano all’improvviso senza un impiego per l’impossibilità di spostarsi all’estero.
Invece sul fronte criminalità organizzata?
Le attività nei confronti della criminalità continuano a impegnare il Corpo costantemente. Complessivamente abbiamo chiuso 195.000 interventi con proposte di sequestro per 4,6 miliardi, sequestri effettuati per altri 3 miliardi e confische per 2 miliardi. Stiamo parlando di 9,6 miliardi complessivi da sottrarre alla criminalità economico-finanziaria.
Mettere fine al business dell’immigrazione. Che ruolo ha la Gdf?
Contrastiamo ogni forma di business svolto illegalmente. Dal traffico degli esseri umani, dei migranti in difficoltà (sono 1.701 quelli intercettati), alle altre attività criminali strettamente connesse a questo business, come il contrabbando e il traffico di stupefacenti.
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