«In alcuni paesi (ad esempio Italia e Spagna) sembra esservi un alto rischio che le riforme delle pensioni adottate in precedenza vengano cancellate». È quanto si legge nel bollettino economico pubblicato oggi dalla Bce in un approfondimento dedicato all'invecchiamento della popolazione e all'andamento dei costi previdenziali. «È necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del Patto di stabilità e di crescita», sottolinea la Bce: «In particolare, per i paesi con alti livelli di debito sono indispensabili ulteriori sforzi di consolidamento per condurre stabilmente il rapporto fra debito pubblico e Pil su un percorso discendente, poiché il forte indebitamento li rende particolarmente vulnerabili in caso di futuri rallentamenti dell'attività economica o di nuovi episodi di instabilità
nei mercati finanziari».
Tuttavia, sottolinea la Bce nel bollettino, «l’espansione economica dell'eurozona rimane solida e ben diffusa per settori nonostante i recenti dati inferiori alle attese». I rischi riguardo l'eurozona rimangono «bilanciati», nondimeno le incertezze legate ai fattori globali, incluso il rischio di un aumento del protezionismo, sono divenuti più prominenti. Inoltre il rischio di una persistente volatilità dei mercati finanziari richiede costante monitoraggio».
In maggio - scrive poi la Bce - i prezzi al consumo sono saliti a un tasso di crescita annuo dell'1,9% contro l'1,2% del mese precedente grazie al maggior contribuito dei prodotti alimentari, energetici e dei servizi. Sulla base degli attuali prezzi dei future per il petrolio, l'inflazione headline dovrebbe rimanere su questi livelli per il resto dell'anno. «Mentre le misure dell'inflazione di fondo rimangono generalmente silenti - si legge nel rapporto - sono comunque salite rispetto ai minimi dell'anno. Le pressioni sui prezzi domestici si stanno rafforzando alla luce di alti tassi di utilizzo degli impianti. L'incertezza sull'outlook dell'inflazione sta diminuendo». In prospettiva la Bce ritiene che l'inflazione di fondo si rafforzerà verso la fine dell'anno e aumenterà poi gradualmente nel corso del medio termine, supportata dalla misure di politica monetaria della Bce, dalla continua espansione economica e dall'aumento degli stipendi.
Quindi, i dazi. «L'applicazione di tariffe commerciali più elevate, in un contesto in cui si dibatte di ulteriori misure protezionistiche, rappresenta un rischio per le prospettive economiche mondiali», sottolinea la Banca centrale europea. A marzo, ricorda la Bce, il presidente Trump ha firmato un decreto che impone dazi sulle importazioni pari al 25% per l'acciaio e al 10% per l'alluminio. Se inizialmente un certo numero di paesi erano esenti, gli Stati Uniti hanno successivamente deciso di estendere tali dazi anche all'Unione europea, al
Canada e al Messico. I paesi interessati hanno reagito promettendo di aumentare a loro volta i dazi.
«Le misure attuate sinora interessano solo una percentuale esigua del commercio mondiale e ci si aspetta che, in termini macroeconomici a livello mondiale, il loro impatto sia limitato», prosegue il rapporto. «Tuttavia, il rischio di ulteriori misure protezionistiche è aumentato». Gli Stati Uniti hanno infatti minacciato di aumentare i dazi sulle merci cinesi per 50 miliardi di dollari, ipotesi di fronte alla quale la Cina ha annunciato ritorsioni. Inoltre, gli Stati Uniti hanno avviato un'indagine sulle implicazioni delle importazioni di automobili per la sicurezza nazionale. In entrambi i casi, alla fine del periodo in esame nessuna di queste misure era stata attuata. Ciononostante, l'aspettativa che questa controversia si inasprisca potrebbe incidere sulle decisioni di investimento, con potenziali ricadute sulla crescita mondiale. «In prospettiva, il diffuso intensificarsi del protezionismo potrebbe generare rischi considerevoli per l'attività a livello mondiale».
Infine, l’occupazione. «Gli indicatori di breve periodo segnalano il perdurare del vigore del mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2018», scrive ancora la Bce. «Il tasso di disoccupazione dell'area dell'euro ha continuato a scendere - si legge nel rapporto - collocandosi all'8,5 per cento ad aprile, pari al
livello più basso da dicembre 2008. Il calo è stato generalizzato tra le diverse fasce di età, tra i generi e rispetto alla durata dei periodi di disoccupazione. Gli indicatori delle indagini sono scesi lievemente rispetto ai precedenti livelli molto elevati, continuando tuttavia a segnalare il proseguire della crescita occupazionale nel secondo trimestre del 2018. In tale contesto, si è registrato un aumento dei segnali di carenza di manodopera in alcuni paesi e settori».
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