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Visco: Italia più vulnerabile di 10 anni fa. Tria: rischio…

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ASSEMBLEa annuale ABI

Visco: Italia più vulnerabile di 10 anni fa. Tria: rischio ribasso per il Pil. Patuelli: senza Europa rischio Sudamerica

Giovanni Tria,  Antonio Patuelli e  Ignazio Visco
Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco

«In Italia le riforme hanno perso slancio per i timori sui costi, spesso immediati, e i dubbi sui benefici, che maturano gradualmente e con tempi relativamente lunghi. In queste condizioni, davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa». Dice così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, all’assamblea dell’Abi. Per Visco anche nel Continente «la direzione intrapresa si è gradualmente indebolita». Dunque «in Italia e in Europa restano ancora da completare le riforme avviate per ridurre le fragilità messe in evidenza dalla crisi».

Le politiche di sostegno della domanda «vanno dosate con cura, ponendo attenzione all'equilibrio dei conti pubblici e alla necessità di tenere sotto controllo la dinamica del rapporto tra debito e prodotto». Visco manda un consiglio diretto all'Esecutivo. «Rischioso» sarebbe basarsi solo sul sostegno della domanda «nel tentativo di uscire dalla trappola della bassa crescita in cui l'Italia si trova da lungo tempo e di tornare su un sentiero di sviluppo duraturo e sostenuto».

Le condizioni di salute dell'economia e della finanza pubblica italiane sono ancora buone. Tuttavia, anche in un quadro che si mantiene positivo, c'è il rischio di una moderata revisione al ribasso» delle previsioni di crescita, spiega il ministro dell'Economia Giovanni Tria, e ciò a causa del rallentamento della produzione e delle esportazioni. «Il disegno riformatore sarà efficace se saprà individuare gli strumenti più adatti, definendo un percorso realistico di obiettivi e scadenze intermedie e finali, mantenendo il percorso di riduzione del debito pubblico ed evitando un'inversione di tendenza nell'aggiustamento del saldo strutturale, pur valutando quale sia la dinamica temporale più adatta» annota ancora Tria. Questo percorso «verrà valutato in base all'aggiornamento delle previsioni e in stretto contatto con i nostri interlocutori europei».

Tre i punti di governo essenziali e «prioritari» indicati dal ministro dell’Economia. E cioè la riforma delle imposte dirette con l'obiettivo di ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese; l'inclusione sociale, con particolare attenzione al contrasto della povertà e all'inserimento nel mercato lavoro; il rilancio degli investimenti pubblici, non solo con nuove risorse, ma rimuovendo gli ostacoli burocratici e le debolezze amministrative. «Puntare sullo stimolo
endogeno alla crescita basato sugli investimenti pubblici e privati significa affrontare il tema dell'occupazione e costruire capacità produttiva».

Più in generale Visco evidenzia che «servono prudenza e lungimiranza, per evitare tensioni o possibili crisi e per non lasciare in eredità agli italiani di domani un debito più elevato e un reddito più basso». Nell'indicare la giusta ricetta di politica economica Visco indica la necessità di rimuovere «gli ostacoli all'attività di impresa, all'innovazione, alla corretta allocazione delle risorse che discendono da rigidità e ritardi nei servizi pubblici». E aggiunge che vi è «certamente bisogno di investimenti pubblici» così come «di un'ampia e equilibrata riforma fiscale, diretta ad accrescere l'occupazione e promuovere la crescita dell'economia».

L’assemblea è stata aperta dal presidente dell’Abi Patuelli, che ha subito messo in chiaro qual è la posta in gioco per il nostro Paese. La «scelta strategica» dell'Italia deve essere di «partecipare maggiormente all'Unione europea» con un «maggior impegno nelle responsabilità comuni» altrimenti la nostra economia «potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani». Si fa il caso dell’Argentina, dove il tasso di sconto raggiunse il 40% «e con la lira italiana negli anni Ottanta il tasso di sconto fu anche del 19 per cento».

Secondo Patuelli «l'alternativa è fra nuova Europa e neo nazionalismo. Occorre una svolta nell'Unione con obiettivi ambiziosi di crescita che la riguardino tutta». In Occidente “vengono messi in discussione i principi e le regole della società aperta, del mercato libero, regolato e competitivo». E oltre Atlantico «sta
prevalendo un protezionismo neo isolazionista mentre l'Europa vive rischi di disgregazione anche superiori a quelli di Brexit». Negli Stati Uniti, ricorda il presidente Abi, «è stata intrapresa una nuova stagione di riduzione in parte anche eccessiva della regolamentazione anche per favorire il credito alle piccole e medie imprese mentre in Europa si continua a incrementare una dettagliatissima regolamentazione per banche e assicurazioni».

Dal canto loro le banche italiane «proseguono i grandi sforzi e progressi» per la ripresa e l'opera di riduzione dei crediti deteriorati, passati in due anni da 200 a 135 miliardi ma «ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche, imprese e famiglie rallentando la ripresa».

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