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i numeri della pirateria

Scaricare film illegalmente non è gratis: persi 617 milioni e 6mila posti di lavoro

I pirati del web siamo noi: due internauti su tre guardano illegalmente film, serie tv o programmi. Complessivamente il 37% degli italiani ha piratato almeno una volta un contenuto nel 2017. Il dato diffuso da Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) è lievemente in calo (erano il 39% nel 2016) come gli atti di pirateria - ben 630 milioni - scesi del 6 per cento. Ma il fenomeno resta enorme e cosa più grave produce un danno elevato per l'industria audiovisiva: 617 milioni di euro con una perdita di 5.700 posti di lavoro. Tra le caratteristiche del pirata medio c’è una istruzione medio alta, un lavoro autonomo o da libero professionista. Con una prevalenza al Sud.

Il film è ancora il contenuto più piratato dagli Italiani (lo guarda l’81%) seguito dalle serie e dai programmi televisivi. Lo streaming è la forma di pirateria più diffusa (26%) ma cresce di 5 punti percentuali l'incidenza del download (22%), soprattutto su film e programmi. Altro dato sorprendente dell’indagine realizzata per Fapav da Ipsos è che tra i pirati c’è una maggior concentrazione di soggetti con una istruzione medio alta, lavoratori autonomi e liberi professionisti: sono a conoscenza che la pirateria è un reato, ma sanno come trovare illegalmente sul web i vari contenuti. Tra i giovanissimi la pirateria è più diffusa, anche se in calo di 7 punti percentuali rispetto al 2016. Tra gli under 15, il 44% ha praticato almeno una forma di pirateria nel 2017, quasi tutti (93%) almeno una di tipo digitale, con una altissima preferenza per i film (90%). Chi pirata di più sono i giovani delle scuole medie.

Come detto per l’industria audiovisiva il danno è elevato, pari a 617 milioni di euro. Nel complesso si stima una perdita occupazionale pari a 5.700 posti di lavoro, una perdita di fatturato per l'intera economia italiana di oltre 1 miliardo di euro (diminuita del 13% rispetto al 2016 ma sempre rilevante) e una incidenza sul Pil pari a 369 milioni di euro (in calo del 14% rispetto al 2016), con una perdita di mancato gettito fiscale di 171 milioni di euro. La consapevolezza dell’illegalità della pirateria è comunque in crescita, in particolare negli under 15: il 78% dei pirati è a conoscenza di compiere un reato (era il 69% nella precedente rilevazione). Tuttavia, tra i pirati è ancora scarsa la percezione sui danni generati sul piano culturale ed economico: il 72% degli adulti e l’82% degli adolescenti non ritiene che piratare sia un comportamento grave.

Ma come ridurre il fenomeno? Durante l’incontro organizzato dalla Fapav a Roma sono uscite almeno tre strategie. E cioè: diffusione di soluzioni legali flessibili e facilmente accessibili (le nuove piattaforme per la diffusione dei contenuti vanno a esempio in questa direzione), consapevolezza dei danni provocati e dei rischi che si corrono (si tratta di un reato penale) e infine efficaci strategie di contrasto: in questo senso il giudice Luca Palamara del Csm ha tra le altro cose suggerito «una preparazione specifica per i magistrati e la creazione di appositi servizi per la repressione di queste tipologie di reato». «Questi dati - avverte Federico Bagnoli Rossi, segretario di Fapav - rivelano una sostanziale stabilità dell’incidenza della pirateria. Emerge, comunque una leggera contrazione che riteniamo sia dovuta da una parte al rafforzamento dell’attività di enforcement e di sensibilizzazione del consumatore, e dall’altra alla crescita dell'offerta legale, sempre più ricca e diversificata». Gli occhi ora sono puntati su Bruxelles dove il varo della direttiva sul copyright è stato rinviato tra molte polemiche a settembre anche a causa delle pressioni dei Big del web.

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