L'Italia conquista il primato nella produzione farmaceutica europea. Una leadership sottratta alla Germania (31,2 miliardi contro i 30 dei tedeschi) maturata sulle ali dell'export che oggi sfiora i 25 miliardi e su risorse umane qualificate e produttive. È soddisfatto il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi che, dal palco dell'Assemblea, riunita oggi a Roma, tributa una sua personale standing ovation agli industriali che hanno reso possibile questo risultato conseguito dopo un lungo inseguimento.
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In 40 anni l'aspettativa di vita è aumentata di 10 anni
L'Italia, dunque, è prima in Europa in un business strategico non solo per l'economia ma per l’impatto sulla società e la qualità della vita dei cittadini. Dal 1978, anno in cui è stata fondata Farmindustria ma, soprattutto, è nata l’assistenza universalistica assicurata dal Servizio sanitario nazionale, ed è stata riconosciuta la possibilità di brevettare i farmaci, l'aspettativa di vita degli italiani si è allungata di 10 anni. Rispetto agli anni Ottanta il 64% delle persone riesce a superare le crisi cardiocircolatorie mentre due persone su 3 a cui è diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni (30 anni fa non arrivano a una su tre). E progressi sono stati fatti anche nella cura delle malattie respiratorie e digestive, nonché nella prevenzione dell'Aids.
Scaccabarozzi: crescono investimenti e occupazione
«Il successo della farmaceutica made in Italy - sottolinea Scaccabarozzi - dimostra la qualità del nostro sistema Paese». Che ha ricadute importanti: maggiore occupazione, soprattutto per i giovani (+10% rispetto alla media nazionale del 3%), più investimenti in ricerca e sviluppo (2,8 miliardi, +3% riseptto al 2016 e +20% dal 2012) che creano valore sul territorio, sinergie con l'indotto e le università e sviluppo degli studi clinici (uno su cinque in Europa è condotto in Italia). Per Scaccabarozzi l'industria «ha dimostrato sul campo di essere una freccia nell'arco del Sistema Italia. E possiamo ancora esserlo – aggiunge - attraverso una partnership con le istituzioni per risolvere i problemi urgenti e fondare una governance di lungo respiro. Siamo disponibili a contribuire con proposte concrete allo sviluppo del Paese. Come abbiamo sempre fatto. E come vogliamo continuare a fare».
Payback: in ballo un tesoretto da 7 miliardi
Il tema della governance, ossia la riforma dei complicati meccanismi che nel nostro sistema sanitario fissano i prezzi dei farmaci e stabiliscono un tetto di spesa oltre il quale sono le stesse industrie a intervenire (payback), è centrale per garantire la competitività dell'Italia. La posta in gioco è alta. «In cinque anni – sottolinea Scaccabarozzi – le industrie hanno versato 7 miliardi di payback ai quali si sommano 1,3 miliardi di risorse stanziate e non spese». A conti fatti la spesa farmaceutica è cresciuta in termini reali dello 0,3%. Risorse davvero limitate considerando che sono in arrivo 15mila medicinali per patologie anche molto gravi con un tasso di innovazione molto alto e, ovviamente, costi adeguati. Per introdurre questi farmaci e rendere sostenibile il Ssn, secondo Scaccabarozzi, «è inimmaginabile pensare alla revisione del prontuario oppure al ricorso dei biosimilari». Il rischio è che salti il banco con un grave danno per i cittadini e la capacità di investimento di molte aziende». Farmindustria, dunque, propone un'alleanza alle istituzioni che crei «un modello nuovo di finanziamento basato su un sistema di regole certe e stabili superando la logica dei tetti e sull'uso efficiente di risorse pubbliche che devono essere destinate alla farmaceutica e rimanere nel settore».
Il Governo: pronti a un confronto sulla governance
Assente il ministro della Salute, Giulia Grillo, è stato il sottosegretario Maurizio Fugatti ad assicurare gli industriali «che il Governo non è sordo a questo tema». «Vogliamo lavorare – sottolinea - con l'obiettivo di trovare dei meccanismi che attutiscono questo costo che ad oggi è a carico e grava sulle spalle delle aziende farmaceutiche». Il sostegno è assicurato anche dal sottosegretario al lavoro Claudio Durigon secondo cui «le industrie del farmaco devono essere messe in grado di crescere in valore e occupazione anche perché l'Italia, grazie anche a questo settore, è tornata al decimo posto tra i paesi più attrattivi per gli investitori esteri».
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