«Anche noi zingari c’abbiamo delle regole come c’hanno le regole i calabresi, la mafia...noi abbiamo una gerarchia un po’ simile alla vostra giù in Calabria». Liliana Casamonica, «le reggente» del clan di Porta Furba a Roma, lo chiarisce a Massimiliano Fazzari, personaggio con trascorsi nella ’ndrangheta e divenuto collaboratore di giustizia della Procura di Roma. Si tratta di una sorta di “manifesto programmatico” del clan «mafioso» Casamonica, che opera nella Capitale d’Italia senza una “capo dei capi” ma con tanti gruppi, quante sono le famiglie, legate fra loro dal «comune senso di appartenenza» all’associazione.
Gli atti d’indagine della Direzione distrettuale antimafia
A chiarire la presunta natura mafiosa del clan Casamonica sono gli atti d’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Roma. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone ha coordinato gli accertamenti dell’aggiunto Michele Prestipino e del sostituto Giovanni Musarò, spiegando come dietro quel vincolo di “sangue” si celi, nei fatti, un’associazione mafiosa. Un’organizzazione in grado di applicare tassi usurai del 2.000%, facendo finire nella rete anche l’ex speaker radiofonico Marco Baldini e Luciano Zeffirelli, figlio del noto regista. Non solo: una famiglia romana s’è vista portare via un appartamento, mentre sono numerose le società che sono state cedute ai Casamonica con contratti «firmati col sangue».
Non c’è un “capo dei capi” ma diverse famiglie con un capo
La struttura dell’organizzazione è ricostruita da Debora Cerreoni, figlia di un ex personaggio legato alla banda della Magliana e vicina a Giuseppe e Massimiliano Casamonica. Racconta che «ogni nucleo familiare ha un capo e i vari nuclei familiari sono legati fra loro, non esiste un capo assoluto di tutto, un capo dei capi». Aggiunge che «il clan Casamonica è caratterizzato da un comune senso di appartenenza alla medesima famiglia, è un vincolo che lega praticamente tutti i Casamonica. Per cui, alla bisogna o nei momenti di difficoltà, tutti sono a disposizione degli interessi della famiglia. A seconda della zona di competenza, ogni nucleo familiare ha la sua autonomia e il suo capo. Il capo del singolo nucleo familiare, di solito, è il padre o il primogenito».
Vittorio Casamonica legato a Enrico Nicoletti della banda della Magliana
La Cerreoni fa l’esempio di Vittorio Casamonica, l’ex boss noto per il funerale sfarzoso nel cuore di Roma. «Vittorio Casamonica non era il capo dei capi perché la struttura del clan Casamonica non prevede una figura del genere. Tuttavia era certamente l’elemento più carismatico della famiglia, una sorta di punto di riferimento ideale per tutti, anche in ragione dei suoi storici rapporti con soggetti appartenenti alla banda della Magliana, che accrescevano il prestigio dell’intera organizzazione. Ho sentito dire da Domenico Spada (il pugile, detto anche Vulcano), da Liliana Casamonica detta Stefania e dallo stesso Massimiliano che lo zio Vittorio aveva rapporti, in particolare, con un certo Nicoletti della banda della Magliana. Tutti erano molto orgogliosi di questa circostanza».
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