Sino a oggi solo la guerra (e nemmeno del tutto) era riuscita a fermare il football. Oggi non siamo in guerra ma, dopo il rinvio dei sorteggi per la Serie B, anche il campionato di Serie C rischia di non partire. Il Consiglio direttivo della Lega Pro che si è svolto ieri a Firenze ha convocato un'assemblea per il 22 agosto a Roma. Assemblea cruciale se è vero che vi si dovrà decidere, come segnala il comunicato diffuso sul sito della Lega Pro, «se sospendere o meno il campionato in assenza di certezze economico-finanziarie e per la precarietà della governance del Calcio Italiano». Così dopo il rinvio del torneo inizialmente previsto nella terza decade di agosto (dovrebbe inziare i primi giorni di settembre), il rischio (concreto) è che durante l'assise del 22 agosto si decida di rinviare i calci d’inizio delle partite a data da destinarsi.
La Lega Pro con quel comunicato prende atto del clima di totale incertezza e precarietà nel calcio italiano e chiede di convocare l’assemblea elettiva della Federcalcio per dare «vita a una nuova governance che superi il regime commissariale per un governo della Figc capace di traghettare verso una stagione di riforme non più rimandabile».
Ma a parte le prese di posizioni “politiche” e la richiesta di un cambiamento radicale del management, le malinconie gestionali delle finanze del calcio italiano sono palesi da tempo. E questo al di là dei numerosi fallimenti che hanno costellato l'ultimo triennio (dal 2015 a oggi sono finite in bancarotta il Venezia, il Martinafranca, il Pavia, il Rimini il Como, il Latina, il Mantova, la Maceratese, il Messina, il Modena, il Vicenza e il Bari).
Né sul fronte delle fideiussioni le cose sembrano andare molto meglio. Risale a due anni fa oramai la vicenda che mise la Lega Pro, già allora sotto la presidenza di Gabriele Gravina, in forte imbarazzo. La ragione era da ricollegarsi alla scelta operata da numerose società (anche del torneo cadetto, oltre che della Sampdoria, oggi in serie A) di affidarsi, per le fideiussioni necessarie all'iscrizione ai rispettivi campionati, alla società Gable Insurance Ag. Una società quotata all'Aim britannico con nazionalità plurima: un po' nel Liechtenstein un po' alle Cayman Island.
“Oggi la maggioranza delle società iscritte al campionato di Serie C ha presentato fideiussioni regolari. Ma una quindicina di club ha scelto Finworld, altra società discussa”
La società sin da allora stava scricchiolando in modo allarmante sino a finire essa stessa in fallimento (dichiarato nel Liechtenstein). Va detto che il collegio dei revisori della Lega aveva allertato da tempo gli organi competenti sull'aleatorietà di quella scelta. Inopportuna, allo stesso modo, fu la determinazione di altre società (tra queste la Lucchese) di affidarsi a una compagnia di assicurazioni bulgara: la Nadejda che, più o meno nello stesso periodo, aveva di molto preoccupato l'Authority italiana per le assicurazioni, l'Ivass, che aveva divulgato preoccupanti comunicati sul suo stato di salute.
In seguito, a sostituire le sfortunate Gable e Nadejda, fu scovata un'altra compagnia. Italiana, si dirà. Nemmeno per sogno. Anche questa terza società, la Argo Group International Holdings, è di quelle “basate” in località amene ma fiscalmente discutibili e fisicamente opache. Se una delle sue sedi è a Malta il quartier generale si trova alle Bermuda. E oggi la situazione qual è? Oggi la maggioranza delle società iscritte al campionato di Serie C ha presentato fideiussioni bancarie regolari. Mentre una quindicina di queste ha deciso, questa volta, di affidarsi alla Finworld, società italianissima e iscritta all'elenco ex 107 di Banca d'Italia. O così recita il suo sito. Perché anche su quest'ultima società è sorto un aspro contenzioso giunto sino al Consiglio di Stato che ne ha messo in dubbio i requisiti per la permanenza in quell'elenco.
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