Arriva la stretta sui rifugiati. La direttiva del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stata firmata ieri (si veda IlSole24Ore del 20 giugno) e diramata a tutti i prefetti, i questori, la commissione nazionale per il diritto d'asilo e i presidenti delle commissioni territoriali. L’obiettivo è ridurre i riconoscimenti della protezione umanitaria (28% dei permessi rilasciati a maggio 2018): riguardano la stragrande maggioranza delle domande accolte rispetto ai rifugiati in senso stretto (7%) e la protezione sussidiaria (4%).
Domande in crescita, chiesto “assoluto rigore”
Salvini chiede alle commissioni territoriali di operare con il «più assoluto rigore e scrupolosità» per garantire «la salvaguardia degli interessi primari della collettività oltre che dei diritti dei richiedenti». Il caso della protezione umanitaria è stato analizzato a più riprese. Secondo la direttiva «ha legittimato la presenza sul territorio nazionale di richiedenti asilo non aventi i presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale».
Le criticità secondo il Viminale
La tutela umanitaria, per il ministro concessa finora «in una varia gamma di situazioni», rilasciata per due anni e «generalmente rinnovata senza il previsto riesame dei presupposti da parte delle commissioni», avrebbe determinato criticità: stranieri che «permangono sul territorio con difficoltà di inserimento e con consequenziali problematiche sociali che, nel quotidiano, involgono anche motivi di sicurezza».
«Solo in caso di diritti violati nel Paese d’origine»
L’indicazione del ministro dell’Interno alle commissioni per il cambio di registro è nota. Fa riferimento, infatti, a una sentenza della Cassazione (n. 4455 del 23 febbraio scorso): la pronuncia della Suprema Corte, secondo un’interpretazione restrittiva, sottolinea come la protezione umanitaria possa essere concessa solo se le situazioni di vulnerabilità del migrante siano riferibili alle «condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel Paese d’origine».
Accertamento della situazione oggettiva
La circolare rimarca che «l’accertamento della situazione oggettiva» dello Stato di partenza deve essere «il punto di partenza ineludibile dell’accertamento» delle commissioni. Se in quello Stato non ci sono palesi privazioni o violazioni dei diritti umani la protezione umanitarie diventa così molto difficile.
Commissioni, fare più in fretta
Il ministro Salvini ricorda come «sono attualmente in trattazione circa 136mila richieste di protezione internazionale e con un andamento crescente se si considera che lo scorso anno sono state presentate oltre 130mila domande di asilo, di gran lunga superiori ai 119mila migranti sbarcati». Secondo il ministro «il primo obiettivo riguarda la riduzione dei tempi per l’esame delle istanze» visto che «i lunghi tempi di attesa» risultano «lesivi dei diritti di chi fugge da guerre o persecuzioni» ma anche «comportano rilevanti oneri a carico dell’Erario». Va aggiunto tuttavia che non tutte le interpretazioni della sentenza della Cassazione sono orientate come quella ministeriale. Ma sullo sfondo non si può escludere un'ulteriore stretta sull’umanitaria. Con una norma di legge.
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