Lo dice chiaro. Sul caso della nave Diciotti, la cui soluzione sullo sbarco è arrivata sabato anche grazie all’impegno della Cei a prendere in carico 100 migranti, il Papa assicura: «Non ho messo lo zampino». Sul volo di ritorno da Dublino a Roma, nella due giorni dedicata all'Incontro Mondiale delle Famiglie ma su cui ha tenuto banco la nuova tempesta che ha investito la Chiesa nella rivelazione scandali di pedofilia, Bergoglio tuttavia ricorda che sul nodo dei migranti bisogna «accogliere potendo integrare» ma anche valutare bene prima di far respingere i migranti che finiscono nuovamente nelle mani dei torturatori trafficanti di uomini.
Nelle ultime ore erano emerse indiscrezioni che addirittura ipotizzavano un progetto iniziale di accoglienza dentro delle enclave extra-territoriali vaticane, ma Francesco vuole sgombrare il campo. E spiega: «Non ci ho messo lo zampino. Quello che ha fatto il lavoro col ministro dell’Interno è stato il bravo padre Aldo (Bonaiuto, ndr), che segue l’opera di don Benzi e lavora per la liberazione delle prostitute. Ed è entrata subito la Conferenza episcopale italiana. Il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha seguito la vicenda dall’Irlanda, e il sotto-segretario don Ivan Maffeis, che negoziava col ministro. Non so come sia stato il negoziato, credo che i migranti saranno accolti a Rocca di Papa, nella comunità del Mondo Migliore e che saranno più di cento».
«Per accogliere deve essere coinvolta tutta l’Europa»
Francesco ribadisce il concetto da lui espresso – anche a Dublino, di accogliere lo straniero, «è un principio morale. Ma
è un accogliere ragionevole, per questo bisogna coinvolgere tutta l’Europa. Me ne sono accorto con l'attentato in Belgio:
i ragazzi che l'hanno compiuto erano belgi, figli di migranti, non integrati e ghettizzati. L'integrazione è la condizione
per accogliere e ci vuole la prudenza del governante su questo, per accogliere quanti possono essere integrati e se non si
può integrare è meglio non ricevere». Prudenza certo, ma anche umanità visto quello che succede: «Ho visto in un filmato quello
che succede a quelli che vengono rimandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti. È doloroso: le donne e i bambini sono
venduti, ma gli uomini ricevono le torture. Ho inviato il filmato ai miei due sottosegretari per le migrazioni. Quindi prima
di rimandarli indietro si deve pensare bene, bene, bene. Poi ci sono altri migranti che vengono ingannate con promesse di
lavoro, e che finiscono sul marciapiede schiavizzate dai trafficanti di donne».
«Basta coprire abusi su minori, chi sa deve parlare». Il nuovo caso Viganò
Degli abusi il Papa ha parlato di continuo nei due giorni in Irlanda, e in aereo ha ribadito; «Quando si vede qualcosa, bisogna
parlare subito: questo deve fare il popolo di Dio! Tante volte sono i genitori a coprire l’abuso di un prete, perché non credono
al figlio o alla figlia. Bisogna parlare». Ma in queste ore è stato diffuso un documento in cui l’ex nunzio in Usa, arcivescovo
Carlo Viganò - da tempo in pensione ma ben noto sin dai tempi di Vatileaks-1 del 2011-12 - sostiene che già nel 2013 rivelò
dei fatti al Papa sul caso McCarrick, un cardinale in pensione a cui è stata revocata la porpora. Un'accusa molto grave, fino
ad arrivare a sollecitare le dimissioni del pontefice: «Ho letto questa mattina quel comunicato di Viganò - risponde - Dico
sinceramente questo: leggetelo voi attentamente e fatevi il vostro giudizio personale. Io non dirò una parola su questo. Credo
che il documento parli da sé. Avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni, con la vostra maturità
professionale».
Il caso in Francia e la gogna mediatica a Granada
Da tempo in Francia piovono sul cardinale Barbarin accuse di coperture per casi di pedofilia: «Se ci sono sospetti, prove
o mezze prove, non vedo niente di male nel fare un'indagine, sempre che si faccia sul principio giuridico fondamentale del
nemo malo nisi probetur, nessuno è cattivo se non lo si prova». Ma ci sono anche casi di gogna mediatica, e ricorda il caso di Granada di tra anni
fa con accuse verso un gruppo di sacerdoti: «I preti sono stati condannati sui media, si è creata un clima di ostilità e di
odio verso di loro, hanno sofferto umiliazioni. La conclusione è stata che erano tutti innocenti ed il denunciante è stato
condannato a pagare le spese. Il vostro lavoro è delicato, dovete dire le cose ma sempre con la presunzione legale di innocenza
e non con la presunzione di colpevolezza». Infine una domanda: che cosa direbbe a un padre a cui il figlio dichiara la sua
omosessulità: «Dirò per prima cosa di pregare, poi di non condannare, di dialogare, di capire, di fare spazio al figlio o
alla figlia. Poi dipende dall'età in cui questo si manifesta, ma mai io dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio
o la figlia omosessuale è una mancanza di paternità o maternità. Sono tuo padre, sono tua madre, parliamo, non ti mando via
dalla famiglia».
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