L’archistar Renzo Piano ha donato alla città di Genova una «idea di ponte» che si è concretizzata in un primo plastico portato questa mattina in Regione Liguria. In una chiacchierata informale con lo storico dell’architettura e collaboratore del Sole 24 Ore Fulvio Irace, subito dopo l’incontro con Toti, Renzo Piano ha detto che «sotto il ponte non può essere previsto che uno spazio vuoto e dunque un parco. Ma nel parco e tutto intorno ci dovrebbero essere incubatori di imprese, residenze, start up». Per fare in modo che «la calamità possa anche diventare occasione di riscatto per la città che in questi anni ha fatto poco».
Ha sottolineato che si tratta di «un lavoro a titolo gratuito, in continuità con quello che lo studio ha fatto per Genova, a partire dalle Colombiadi». Ha spiegato che «lo fa come senatore, quindi in spirito di riappacificazione», sottolineando quanto sia importante « puntare sui talenti, fare i concorsi e aprirli ai giovani».
Dal crollo Piano non pensa ad altro
Piano, archistar internazionale, ma genovese di nascita, ha raccontato che da quel 14 agosto, da quando cioè è crollato il
viadotto Morandi uccidendo 43 persone, non ha pensato a altro: «Ero a Ginevra e da allora non penso a altro». «Spero di essere
utile - ha detto Piano - lo faccio con molta convinzione. Bisogna che la città ritrovi orgoglio e riscatto, bisogna ricostruire
questo ponte e ripensare l'intera area della val Polcevera. Il ponte lo costruiscono gli ingegneri, ma sono lieto di poter
essere utile al progetto perché dietro al ponte c'è l'orgoglio e la bellezza della città».
Toti: Renzo Piano dona progetto rifacimento
«Renzo Piano si è offerto volontariamente, da genovese competente nel campo, di regalare alla città un progetto per il rifacimento
del ponte Morandi. Noi abbiamo accettato volentieri l'aiuto, qualche idea ce l'ha già proposta», ha detto il governatore Giovanni
Toti al termine dell'incontro con l'archistar. Renzo Piano, ha raccontato Toti, «ci ha illustrato le sue suggestioni anche
sulla riqualificazione urbana al di sotto del ponte. Gli abbiamo chiesto che il suo lavoro vada avanti e sia un nostro consulente
nel progetto di ricostruzione. Piano ha dato la sua piena disponibilità».
Un crollo che tocca tutte le corde, da quella tecnologica a quella poetica
«Quello del ponte è un tema che tocca tutti e tutte le corde: da quella tecnologica a quella poetica», ha detto l'archistar
parlando al termine dell'incontro con il governatore Giovanni Toti, commissario dell'emergenza dopo il crollo del viadotto
in Val Polcevera, che ha incontrato stamani per comunicargli la propria disponibilità dopo il crollo di ponte Morandi. Il
dramma del crollo del viadotto Morandi è una cosa che non si può dimenticare: «ma l’architettura fa questo: celebra e costruisce,
la città costruisce cambiamenti e documenta. L'importante è non cadere nella retorica», ha detto l'architetto.
«Non credo ai tempi record per la ricostruzione»
«Mi sono fatto un'idea di come deve essere il nuovo ponte - ha detto Piano -, ma è soltanto l'inizio. Un progettista pensa
e ragiona aiutandosi con oggetti e schizzi. Da qui a dire che c'è un'idea progettuale è eccessivo, c'è un impegno morale a
fare in modo che il nuovo ponte porti con sé i tratti della genovesità, della qualità e un po' della nostra parsimonia. Dev'essere
un ponte che esprima tutto questo, ci deve essere il ricordo di una tragedia e il suo elaborarsi nel tempo». Piano ha detto
di non credere «ai tempi record per la ricostruzione. Credo nei tempi giusti, bisogna fare presto ma non in fretta».
L’area della Val Polcevera ha un grande valore urbanistico
L'area della Val Polcevera coinvolta nel crollo del viadotto Morandi, ha sottolineato l’archistar, «è di grandissima importanza»,
anche se «sostanzialmente periferica. Ho lavorato sempre sul tema delle periferie, un'area di trasformazione, industriale
e ferroviaria, un'area di straordinaria importanza per la città, Genova non può pensare di crescere né verso mare né verso
monte, quindi l'area dove passava il ponte ha un grande valore urbanistico». Il tema , ha detto Piano, «è trasformare le vecchie
aree industriali in 'città', urbanizzarle”. (Nicoletta Cottone)
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